Fanciulle, qual valente cantore tra voi s’aggira, più soave tra tutti, e che più gaie vi rende? È un cieco e dimora nella pietrosa Chio.
”Inno ad Apollo”, tra il VII e VI sec. a. C. l’autore così si descrive: Omero, ὁ μὴ ὁρῶν, “colui che non vede”, la tradizione tramanda come cieco questo immenso, forse neppure mai esistito poeta. Una menomazione che, nell’antichità greca, conferisce un’aura sacra, simbolo di doti profetiche e saggezza, colmata dall’ispirazione proveniente dalle Muse. Un’altra etimologia porta a ὅμηρος, “ostaggio”, “pegno”, ma anche “il cieco” nel senso di “persona che si accompagna a qualcuno”.
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A questa iconica figura è intitolato il “Museo Tattile Statale Omero”, tra i pochi al mondo ed antesignano in Italia a fare del tatto e non della vista lo strumento di interazione con l’arte https://www.museoomero.it/. Lo spunto risale al 1985: due persone non vedenti, Aldo Grassini e la moglie Daniela Bottegoni, viaggiatori, esperantisti ed amanti dell’arte, stanchi del “Divieto di toccare” nei luoghi espostivi, pensano ad un museo dove tutto sia tangibile: prende vita così la creazione di Omero. Nominato Museo Statale nel 1999 arriva alla sede definitiva nel 2012 all’interno della Mole Vanvitelliana di Ancona: circa 3.000 metri quadri su quattro piani per la collezione, i laboratori didattici, gli uffici, la sala conferenze, il centro documentazione e altri spazi versatili. Va sottolineato che è ad ingresso gratuito, salvo un minimo ticket per la collezione Design, aperta nel dicembre 2021. Su due dei piani, calchi da copie al vero, in gesso e resina, restituiscono capolavori classici, dall’antica Grecia al Rinascimento, e dialogano con modellini architettonici come quello in scala del Partenone o quello volumetrico e in sezione del Pantheon. Si prosegue con il nucleo del Medioevo, romanico e gotico, con le riproduzioni del duomo di Firenze e della cattedrale di San Pietro e, fra gli esempi, i possenti lavori di Michelangelo: Pietà di San Pietro, Pietà Rondanini, Tondi Pitti e Taddei, il Mosè, il David. Al piano superiore sono collocate sculture originali di arte contemporanea con nomi italiani e internazionali dell’area figurativa e informale: Giorgio De Chirico, Pietro Consagra, Arturo Martini, Marino Marini, Arnaldo Pomodoro e numerosi altri. La collezione, accessibile e fruibile tattilmente, offre descrizioni in Braille, in nero a caratteri grandi e pedane mobili con scale per l’esplorazione delle sculture più alte.
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Incontriamo Aldo Grassini, fondatore e direttore del Museo Omero e gli chiediamo se il modello museale creato ad Ancona fa parte di una rete.
Non c’è una rete, anche se non mancano contatti quando se ne presenta la necessità, specialmente con alcuni che, per vari motivi, ci sono più vicini. Quanto al Museo Omero, un interlocutore privilegiato è senza dubbio il Museo Anteros di Bologna. I musei tattili sono pochissimi nel mondo, mentre sono molti i musei interessati a creare percorsi tattili e sono sempre più attenti ai problemi dell’accessibilità. Il Museo Omero è molto impegnato a dar risposta alle moltissime richieste di collaborazione.
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– La recente collezione Design raccoglie trentadue oggetti iconici: come è stata pensata?
Il design appartiene alla nostra vita quotidiana, aggiungere all’utilità la bellezza, è un modo intelligente di rendere un po’ più dolce la vita. La collezione del Museo Omero ci propone alcuni oggetti del design italiano che hanno ricevuto la segnalazione del Compasso d’Oro ed hanno caratterizzato negli ultimi 60 anni la vita sociale degli italiani e non solo. Gli oggetti in esposizione sono fruibili in maniera multisensoriale e cercano di far comprendere le ragioni della loro nascita e del loro successo.
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Il curatore dell’allestimento è Fabio Fornasari: «Le cose ci parlano attraverso i loro linguaggi che non sono necessariamente visivi e che agiscono anche sulle nostre emozioni. Come per l’arte, il design è una ricerca continua che opera nella forma, contenuto e materia. Con questa collezione, il Museo Omero allunga la mano su una selezione di oggetti, trentadue variazioni di design». L’esperienza museale è concretizzata da un innovativo sistema di audioguida, dotato di segnalazioni vibratili e informazioni acustiche.
– Quali sono le tempistiche del prossimo, nuovo percorso sensoriale interattivo?
«Il nuovo allestimento del Museo Omero – conclude Grassini – è in preparazione da molto tempo e trasformerà profondamente la fisionomia museale. L’impostazione sarà diversa: non più una presentazione cronologica degli oggetti, ma tematica. Il Museo Tattile diventerà il museo sulla tattilità studiata dal punto di vista della scienza, della fisiologia, della sociologia, dell’arte ecc. E’ ormai pronto il progetto esecutivo; restano i tempi tecnici della realizzazione». https://www.museoomero.it/museo/il-futuro-allestimento/
Il 17 dicembre 2022, in occasione del primo compleanno della collezione Design, è stato presentato il virtual tour, per chi non ha la possibilità di presenziare, raggiungibile dalla sezione Media: ma si tratta di una tecnologia ancora non accessibile alle persone con disabilità visiva. La redazione del Museo realizza due pubblicazioni gratuite, consultabili sul sito: la rivista vocale “Aisthesis, conoscere l’arte con tutti i sensi” e l’informativa “Articolo 27” per far conoscere i luoghi della cultura italiani che hanno posto in essere iniziative finalizzate a favorire l’accesso ai contenuti alle persone con disabilità. Il riferimento è all’articolo 27 della Dichiarazione Universale dei diritti umani, al diritto per ogni individuo “di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti”.
Nel mondo, si trovano altri esempi di musei tattili: nell’autunno 2021, il Museo Nazionale di Etnologia di Suita, nella prefettura di Osaka, in Giappone, ha organizzato una mostra sull’esplorazione sensoriale e circa 27.000 persone hanno accolto l’invito. In quel contesto, gli studenti della Kyoto City University of Arts hanno esposto versioni 3D di celebri dipinti come “La torre di Babele” di Pieter Bruegel il Vecchio o “L’urlo” di Edvard Munch.
Seeing might be believing, but when you touch, you know! recita l’organizzazione per l’accessibilità culturale Philly Touch Tours di Filadelfia, USA (http://phillytouchtours.com/), che ha partecipato alla mostra sperimentale “Liberty: i dipinti di Don Troiani sulla guerra rivoluzionaria”, quarantasei grafiche tattili, realizzate su cartoncino pesante goffrato con diverse trame che permettono la fruizione con la punta delle dita.
Simon Dogger è stato il primo designer cieco a laurearsi alla Design Academy di Eindhoven, nel 2017; privo della vista dal 2010, ha cercato un accesso autonomo all’arte, ed elaborato il concetto di Feelscape, che interpreta i contenuti 2D come oggetti 3D tattili. Ha sviluppato una collaborazione per soluzioni inclusive con il Van Abbemuseum (arte moderna e contemporanea) di Eindhoven, in Olanda e ideato Tik-Tik, una app di navigazione per non vedenti, che guida l’utente attraverso le vibrazioni e che è stata testata allo stesso Van Abbemuseum. https://vanabbemuseum.nl/.
In India Please, touch! è lo stimolante cartello posto a fine 2021 davanti a due dipinti e una scultura all’Indian Museum di Kolkata https://indianmuseumkolkata.org/. Nello stesso periodo a Casselberry in Florida, USA, si è tenuta una mostra dove blocchi Braille sono stati posizionati a un piede di distanza da ogni opera d’arte, per indirizzare gli utenti su dove sostare; ogni oggetto è stato accompagnato da un file audio descrittivo https://www.casselberry.org/338/Art-House.