Non si è mai messo un punto alla definizione di arte. La sua essenza è in continuo aggiornamento, così come i significati che proviamo ad attribuirle. Figuriamoci cosa può accadere sul mercato dell’arte. La pandemia e la crisi hanno accelerato alcuni processi per tutti i protagonisti del settore. Su tutti, le case d’asta hanno dato una sferzata alle loro attività, dall’investimento sul digital (con aste online e l’implementazione dei servizi virtuali) all’ampliamento verso Oriente, dove nuovi mercati stanno emergendo, da Singapore a Seoul fino a Tokio. E tramite il meccanismo dell’artificazione, ovvero dell’annessione nella sfera artistica di tanti beni prima esclusi. Su tutti i beni di lusso, come borse, orologi e gioielli. Ma anche memorabilia sportivi o particolari oggetti da collezione.

Emblematiche in tal senso le vendite che Christie’s e Sotheby’s, major indiscusse del settore, hanno condotto in questi giorni a New York. Una miscellanea di aggiudicazioni che ci portano dalla grande arte del Rinascimento alle imprese cestistiche di LeBron James, fino alla storia condensata in un chiodo. Tanti record sfiorati e alcuni scalfiti durante la Masters Week di Sotheby’s. Portrait of a young man with a quill and a sheet of paper, l’unico autoritratto mai realizzato da Bronzino, ha fatto registrare un nuovo record per l’artista con una vendita da 10,7 milioni di dollari. Un altro capitolo che si aggiunge alla travagliata storia del dipinto: prima trafugato dai nazisti, poi privato dell’autorialità del pittore fiorentino e infine ceduto per risarcire i proprietari originali dell’opera.

Record anche per il caravaggesco napoletano Bernardo Cavallino, il cui San Bartolomeo è stato venduto per 3,9 milioni di dollari. Ad acquistarlo la National Gallery di Londra, che presto lo esporrà nelle sue sale. Fortunato anche il collezionista che è riuscito ad aggiudicarsi il dipinto di un maestro assoluto del barocco europeo: Sir Peter Paul Rubens. É suo infatti il pezzo più pregiato proposto da Sotheby’s, Salomè con la testa di San Giovanni Battista. L’opera, battuta per 27 milioni di dollari, si prende il podio tra le opere più care dell’artista. Superata solo da Il Massacro degli Innocenti (77 milioni da Sotheby’s Londra nel 2002) e Lot e le sue Figlie (52 milioni da Christie’s nel 2016). Il dipinto raffigura l’istante successivo alla decapitazione di San Giovanni Battista. L’occasione è la festa di nozze di re Erode ed Erodiade, madre di Salomè. Erode, incantato dalla danza della nuova figlioccia, le promette di esaudire qualsiasi suo desiderio. A farne le spese è San Giovanni Battista, che aveva condannato l’unione di Erodiade con il cognato Erode. Salomè sceglie infatti di vendicare l’accusa di incesto chiedendo al nuovo genitore la testa del Santo.

E sempre di una vendetta, anche se sportiva, parla la maglia dei Miami Heat indossata da LeBron James in gara sette delle finali del torneo NBA del 2013. James, al tempo senza dubbio il miglior giocatore di basket del mondo, veniva da una finale persa l’anno precedente, il primo dopo il trasferimento da Cleveland, sua città natale, a Miami. Un’altra sconfitta sarebbe stata devastante per uno che tra i suoi soprannomi vanta quelli di Prescelto, o King. Dopo essere stata sotto per 3-2 contro i San Antonio Spurs, Miami riesce a ribaltare la serie vincendo le successive due gare. Un successo quasi insperato, racchiuso in questa jersey venduta per 3,6 milioni di dollari (il record per una maglia sportiva venduta all’asta spetta a Michael Jordan, 10,1 milioni di dollari; segue la storica “10” di Diego Armando Maradona utilizzata nei Mondiali del 1986 e battuta lo scorso anno a 9,3 milioni). Chissà quante battaglie avrà invece visto l’armatura giapponese, periodo Edo, appartenuta a un Samurai del XIX secolo. Abbastanza da attirare un’offerta da 151 mila dollari.
Negli stessi giorni, Christie’s ha seguito bene o male la stessa strana orbita fatta di capolavori Old Masters e curiosità d’ogni epoca. L’aggiudicazione migliore è quella che vale a Francisco Goya un nuovo record del mondo. Ovvero il doppio ritratto di Doña María Vicenta Barruso Valdés, seated on a sofa with a lap-dog e di sua madre Doña Leonora Antonia Valdés de Barruso. I due ritratti sono stati dipinti nel 1805, il periodo di massima maturità di Goya, all’apice della sua carriera. Esistono solo una manciata di coppie di ritratti dell’artista rimasti in mani private e questo è l’unico a raffigurare due donne, elemento cruciale che ne ha fatto lievitare il valore fino a 16,4 milioni di dollari.

Fuochi d’artificio anche per la serie di Paesaggi proposta in catalogo, con le aggiudicazioni delle opere di Jan Brueghel (Summer landscape with tilt-carts, 2,9 milioni), Canaletto (The Rialto Bridge Venice, 2,7 milioni), Antoine Watteau (Le Pèlerinage a l’Ile de Cythère, 1,8 milioni) e Joseph Turner (Pope’s Villa at Twickenham, 4,6 milioni).

Risultati eccezionali che hanno anticipato The Exceptional Sale, l’asta più eclettica dell’inverno. Top lot della vendita è stato The Arizona Spike, un chiodo in acciaio rivestito in oro e argento realizzato nel 1869 per commemorare il completamento della prima Transcontinental Railroad al mondo, venduto al 740% della sua stima realizzando 2,2 milioni di dollari. Apparteneva al Museo della Città di New York ed è stato venduto in modo da raccogliere fondi utili a tutelare e promuovere il resto della collezione del museo.

Un altro lotto di punta della vendita era il set di bobine del film Lonesome Cowboys di Andy Warhol, venduto per 25 mila dollari. Parodia dei western hollywoodiani, la sua proiezione nel 1969 ad Atlanta fu interrotta dopo circa 15 minuti dalla polizia per aver violato qualche legge inerente al buoncostume. Del tutto elegante e signorile il divanetto Luigi XVI risalente al 1785 (venduto per 529 mila dollari); come anche il baule appartenuto a Maria Antonietta (venduto a 50,5 mila dollari). É arte o non è arte? Di questi tempi forse è meglio non andare troppo per il sottile. Proprio come la Regina di Francia, che la leggenda racconta non fare troppe differenze tra pane e brioches.