Grande folla fuori, ressa da grande prima, eccitazione, colbacchi di pelliccia, uomini con gentili borsette, donne con tacchi aggressivi. L’unica rappresentazione a New York della piece teatrale di Monica Bellucci “Maria Callas: Letters & Memoirs” fa il tutto esaurito. “Sono venuta perchè sono una cantante lirica e tutto quello che riguarda la Callas mi interessa” dice una giovane, ma è una eccezione, la maggior parte del pubblico è qui per lei, Monica la divina. “La adoro – dice entusiasta una signora vistosa – vengo dalla Georgia, la mia amica è cinese e la troviamo affascinante entrambe”.
Per Bellucci si tratta del primo, e lei dice unico, lavoro in teatro. Entra in scena dopo una ouverture eseguita da una piccola orchestra sul palco. È regale, lenta, abito nero lungo, velato su spalle e braccia, un Saint Laurent appartenuto alla Callas e recuperato in un atelier di Milano, capelli raccolti.
Incede verso il centro accarezzando l’unico arredo: un divano, replica di uno che i trovava nell’appartamento della diva ad Avenue Georges-Mandel a Parigi, su cui siederà, si sdraierà, da cui si alzerà. Il monologo si svolge così: un ricordo dai memoirs della Callas e un brano musicale, una lettera da lei scritta a qualcuno dei suoi amici per confidare le pene del divorzio da Giovanni Battista Meneghini, e un brano musicale, a Onassis per proclamargli il suo amore sconfinato, e un brano musicale, a Pier Paolo Pasolini per dichiarargli la sua amicizia eterna e un brano musicale.
La voce, che il New York Times definisce smoky, ci conduce monocorde attraverso la vita della soprano, dalla nascita a New York proprio 100 anni fa, alla fine a Parigi nel ’77 a soli 53 anni. Meno di quanti ne ha la Bellucci, 58, che pure vive a Parigi e che ha voluto concludere il suo tour nelle principali città europee con questo spettacolo a New York per celebrare il centenario della divina Callas.

“Aveva un’aura” ha detto di lei la Bellucci, ma è una qualità che contraddistingue anche l’attrice italiana se i newyorkesi sono scesi in massa al Beacon Theatre per lei. Il regista, scrittore e fotografo Tom Wolf, autore del documentario “Maria Callas” del 2018, l’ha cercata a Parigi per proporle il ruolo. “Il senso di bellezza che ho avvertito è stato più forte della paura di salire sulla scena – ha detto l’attrice al NYT – e volevo condividere quello che ho provato con gli altri. Con il teatro potevo riuscirci.” Le due divine hanno in comune anche un destino multiculturale, una capacità di reinventarsi: Callas nata in America trasferitasi in Italia quindi a Parigi, Bellucci nata in Italia e trasferitasi a vivere a Parigi.
Chi voleva conoscere di più la Callas ha scoperto aspetti inediti della sua vita: le lettere rese pubbliche solo di recente e interpretate da Bellucci, raccontano come la madre della Callas la ricattasse per ottener denaro, il marito avesse rubato tutte le sue sostanze, Onassis fosse violento. Sostanzialmente l’amore che la soprano cantava sulle scene di tutto il mondo era per lei un desiderio impossibile. “La parte più intima di lei che nessuno conosceva – ha spiegato la Bellucci al NYT – era così fragile e sensibile. E questa sensibilità era la base del suo talento: aveva la capacità di percepire le cose come un bambino. Ma nessuno ha protetto questo bambino: né la madre, né la famiglia né nessun uomo. Il bambino è stato distrutto e con lui l’artista.”
Alla fine il pubblico applaude, si alza in piedi, richiama Monica Bellucci sul palco, esce soddisfatto. Fuori una serie di limousine-bus parcheggiati in doppia fila aspettano: entrano le giovani più belle, gli uomini più stravaganti. “Sono i bus di Michael Kors – spiega la hostess – è un amico di Monica Bellucci, poi si festeggia”.