“Fine dei giochi” di Allegra Gucci ha appena vinto il riconoscimento speciale di Libro dell’Anno Golden Book (f.c.) alla sesta edizione del Premio Milano International. Il volume ripercorre la storia di una celebre famiglia di moda e un clamoroso caso giudiziario che ha fatto eco a livello internazionale negli ultimi anni. Maurizio Gucci, padre di Allegra, presiede la celebre maison Gucci ed eredita un patrimonio immenso. Muore assassinato il 27 marzo 1995, all’età di 46 anni. Due anni dopo, Patrizia Reggiani, la ex moglie, viene individuata come mandante dell’omicidio. Insieme a Patrizia (sconterà per questo omicidio 26 anni, di cui 17 in carcere), vengono condannati anche la “maga” Giuseppina Auriemma, ritenuta intermediaria tra Patrizia Reggiani e l’esecutore materiale del delitto Benedetto Ceraulo, ed Oreste Cicala, l’autista di Ceraulo che lo accompagnò sul luogo del delitto. Tutti i proventi destinati all’autrice derivanti dalla vendita di questo racconto intimo sono devoluti in beneficienza.
“La Fine dei giochi” è una pietra tombale, un diario terapeutico o un memoriale biografico?
Volevo lasciare una testimonianza diretta scritta, nero su bianco, per i miei figli. E poi volevo dare giustizia a mio padre e farlo conoscere non tramite la figura distorta che è arrivata da interviste varie di collaboratori, che hanno lavorato solo per un interesse di tipo personale. Tantomeno volevo che a restare voce unica fosse l’immagine di un film lanciato in grande stile hollywoodiano (“The House of Gucci” diretto da Ridley Scott dal libro omonimo di Sara Gay Forden ndr) che ha rappresentato un uomo totalmente diverso da quello della realtà. Ho cercato tra le mie pagine di descriverlo come padre e anche come imprenditore, lasciando al lettore semplicemente la Verità. Quando ho terminato la stesura del volume, mi sono resa conto che era diventato anche un memoriale terapeutico. Non credevo potesse farmi così bene liberarmi dei troppi pesi portati negli anni. Ho dedicato il libro a mio padre, a mio marito, ai miei figli, che rappresentano la mia luce. La figura femminile e materna simboleggia per antonomasia la protezione, ma nella mia storia sono state le figure maschili quelle che mi hanno salvato.
Quando suo padre viene ucciso, lei è una bambina di 14 anni. Oggi è una donna adulta. Con quali parole descriverebbe il tempo trascorso da allora?
Si è trattato di un vortice, una montagna russa continua, uno tsunami senza tregua. Guardando indietro, ricordo una centrifuga di avvenimenti che si sono incrociati a sconvolgere l’esistenza della mia famiglia. Gli anni che mia madre ha passato in carcere sono stati una pena principalmente per le sue figlie: a soddisfare ogni suo capriccio, a sacrificare le nostre quotidianità per stare dietro alle sue esigenze, che anche in carcere non erano diverse da quelle della donna libera, mondana e amante dei lussi. Senza parlare dei mass media alle calcagne, o degli approfittatori di turno.
L’uscita nel 2021 di “The House of Gucci” ha fatto parlare il mondo per mesi, ancora prima dell’arrivo della pellicola nelle sale. Un cast stellare, tra cui Lady Gaga, Adam Driver, Jeremy Irons, Al Pacino. Come ha giudicato questo film?
Penso sia stata una terribile occasione mancata per poter raccontare una storia importante, di una grande famiglia italiana. E stato descritto in maniera tanto superficiale una sorta di stereotipo vecchio che gli americani hanno nei confronti degli italiani. Il tutto si riduce a caricature di personaggi che non hanno nulla a che fare con i protagonisti reali, concentrandosi sull’omicidio di mio padre e sul retroscena scandaloso della vicenda. Chi era in realtà mio padre, come sono andati i fatti della famiglia nel corso degli anni…niente di tutto questo è presente nella pellicola, dove si parla per lo più dell’assassinio. Se c’è qualcuno che poteva spiegare come erano andate le cose tra i miei genitori, quella ero io. Ed essendo una storia pubblica, per poter porre fine ai giochi, l’ultima persona a farlo sarebbe dovuta essere una voce diretta e al corrente dei fatti. Voglio pero’ vedere un lato positivo: è proprio questo film uscito, che ha incentrato nel marketing promozionale il cognome della mia Famiglia pur non descrivendola affatto, che mi ha concesso in regalo la possibilità di affermare finalmente la verità e di liberarmi di tanti fardelli. Quindi…va bene così.
Nel libro le figure femminili emergono come protagoniste di “agguati” alla sua esistenza. Sua nonna materna e sua madre tra tutte. Cosa prova oggi?
Credo che il sentimento peggiore sia l’indifferenza. Quando una persona vicina, appartenente all’ambito familiare, ti ferisce nel profondo, penso che si concentrino tutte le energie nel cercare di sopravvivere e di capire come poter superare questo tipo di tradimento. Non serve a nulla odiare. Io ho sempre pensato al fatto di poter riuscire con il tempo a raggiungere uno stato di serenità. Anche nel mio libro non ho voluto esprimere giudizi, ma solo far conoscere i fatti per come si sono svolti. Ognuno poi è libero di pensare quello che vuole.

Delitto del padre, e poi arresto e condanna della madre: tre terremoti devastanti nella esistenza di una figlia.
E’ stata una escalation di dolore. Quando ho perso mio padre, io e lui stavamo ricostruendo un rapporto. Ero figlia di divorziati. Quando si ritrovano rapporti interrotti, si vive con tanta speranza quello che può riservarci il futuro La sua mancanza continua ad addolorarmi. Con mia madre ho sempre vissuto, e l’ho adorata. Quando è stata condannata, ho dedicato la mia vita a cercare di dimostrare che non fosse colpevole. Lei, infatti, non si è mai professata innocente: ha ammesso che, dopo la fine del loro rapporto, avrebbe desiderato la morte di mio padre. Un conto pero’ è dire, un conto è fare. La verità processuale ha stabilito che è stata lei la mandante volontaria del delitto. Ne ho preso atto. Posso solo dire che mia madre ancora oggi non ha la lucidità di quello che dice. L’intervento che ha subito per un tumore al cervello del 1992 l’ha cambiata radicalmente. Sono tante le ombre di questa triste vicenda.
Se lo domanda, quindi, se le cose siano effettivamente andate diversamente da quello che ha stabilito la verità processuale?
Oggi non ha più importanza per me domandarmi se mia madre sia colpevole o innocente; quanto l’operazione al cervello abbia influito sulla sua lucidità; come sarebbe andata la mia vita se figure deleterie interne o esterne non avessero sconvolto la nostra famiglia. Mio padre non c’è più, mia madre è stata condannata dalla legge in via definitiva e ha scontato la sua pena, ed il passato non si può cambiare. Ha fatto tanti errori, e penso che ancora oggi ne stia pagando il prezzo. A dirimere i rapporti legali ci pensano gli avvocati, su quelli personali ci possono provare gli esseri umani. Potrei volere vendetta, e avrei il diritto di provare odio e rancore. Ma non è quello che cerco. Oggi posso decidere di farmi rovinare il futuro dal mio passato, o posso semplicemente mettere il passato dove deve stare, e guardare fiduciosa al futuro, proteggendo quello che mi è più caro: mio marito, i miei figli. I miei affetti.
Scriverà un secondo libro?
Non credo. Ormai la ‘fine dei giochi’ dovrebbe essere questa’.
Lisa Bernardini