Ha vinto l’Hollywood Music in Media Award ed è sorpreso. Carlo Siliotto, una vita dedicata alla musica, è quasi commosso per il riconoscimento dei colleghi. Il premio gli è stato attribuito per la colonna sonora del film indipendente “Cuando Sea Joven” diretto da Raúl Martínez, ma già nel 2007 aveva ricevuto la nomination ai Golden Globes per “Nomad: The Warrior” e nel 2011 quella per il Nastro d’Argento per “Il padre e lo Straniero” di Ricky Tognazzi fra gli altri. Eppure…
Non volevo andare – ci dice al telefono da Los Angeles dove vive da tempo – avevo tante cose da fare, ero dall’altra parte della città, poi mi ha trascinato una amica e quando hanno annunciato il mio nome sono rimasto sbalordito. E’ stata una grande prova di affetto da parte dei miei colleghi musicisti perché hanno considerato questo piccolo film messicano. Era la prima volta che lavoravo con Raul Martinez, ma ci siamo trovati bene e mi ha richiamato per il suo prossimo film. E questo per me è bellissimo perché significa che abbiamo creato un rapporto oltrechè un film.
Perché è così importante il rapporto con il regista?
“Perché quando sei chiamato a scrivere la musica di un film è come se un amico ti chiedesse di occuparti di suo figlio. Dopo che centinaia di persone hanno lavorato al film fra tecnici e artisti per mesi, il compositore è il primo che vede il prodotto finito anche se al primo montaggio, quello che si chiama rough cut, ma da quello già capisci come sarà il film e devi cercare di dargli un’anima. Io metto insieme delle idee, poi faccio lo spotting con il regista, che è il momento in cui si decide dove mettere le musiche, il nome viene dal fatto che originariamente si scriveva sulla pellicola dove iniziava e dove finiva il brano musicale. E lì si lavora fianco a fianco. Io dico sempre che la musica è l’unico attore che non si vede ma è un protagonista”.

Come è arrivato a comporre musica da film?
“Ho studiato composizione mentre lavoravo nel gruppo folk Il Canzoniere del Lazio: volevo dedicarmi alle colonne sonore, perché amo il cinema così come amo la musica. A quel tempo suonavo la chitarra e il violino, scrivevo canzoni, producevo albums, ho fatto gli arrangiamenti di alcuni dischi di Modugno, Venditti, De Gregori, con il gruppo del Canzoniere giravamo l’Europa e l’Africa. Ma nel 1981 è nato mio figlio e io mi sono detto: devo dargli da mangiare, ma voglio farlo come compositore di musica per il cinema, è il momento di provarci. Mi sono dato tre anni di tempo e sono stato fortunato perché dopo un anno e mezzo ho scritto la mia prima colonna sonora”.
Che film era?
“Il passo falso” di Paolo Poeti. E’ successo che un giorno Giancarlo Governi mi ha visto piangere sulla spalla di un amico perché avevo perso l’occasione di fare un film e mi ha detto: ho scritto una sceneggiatura, ti presento il regista, non garantisco niente. E invece…”.
E la decisione di venire in America come è maturata?
“Avevo fatto “La corsa dell’innocente” con Carlo Carlei, lo produceva Franco Cristaldi che ci teneva molto, ma sfortunatamente è scomparso durante la produzione e gli italiani che gli avevano promesso mari e monti si sono eclissati. Carlei ha portato il film in America dove è stato invece accolto molto bene e quando ha fatto qui il film successivo, “Fluke”, mi ha chiamato. Così ho iniziato a fare avanti e indietro fra Roma e Los Angeles per 10 anni, finché mi sono trasferito perché mi sono innamorato di questo paese, di questo melting pot incredibile. Ma mantengo una casa a Roma e torno per lavoro. Ora per esempio ho un paio di progetti, uno è con Maria Grazia Cucinotta, “Gli agnelli possono pascolare in pace” di Beppe Cino”.
Il tuo desiderio più grande ora?
“Continuare a fare quello che faccio e con gente per bene. E poi sto scrivendo un’opera e mi piacerebbe vederla in scena. Ma soprattutto ogni giorno penso che è un giorno regalato e sono grato. Sono un privilegiato, ho ricevuto questo grande dono della musica e posso solo ringraziare per quello che ho”.