Si è concluso nella giornata di venerdì 16 Luglio, dopo due settimane di lavoro, il Workshop sul tema ‘Architecture and Landscapes of Water’, organizzato dalla facoltà di Architettura di Venezia (IUVA) presso l’Ex-cotonificio.

L’evento, che vede coinvolti circa 1200 studenti italiani e stranieri, oltre a 50 professori universitari e professionisti nel settore architettonico provenienti da tutto il mondo, nasce da un’iniziativa di W.A.Ve (Workshop di Architettura a Venezia) in collaborazione con Uniscape, un network di 42 Università europee. L’idea scaturisce dalla collaborazione tra Juan Manuel Palerm, Presidente di UNISCAPE, con Alberto Ferlenga, Rettore della Università Iuva di Venezia. Il merito dell’organizzazione va invece attribuito agli architetti Daniela Ruggeri e Marco Ballarin.
Il termine delle restrizioni dovute alla pandemia coincide con la celebrazione per W.A.Ve del ventesimo anniversario dalla sua fondazione, decretata dalla convenzione della Comunità Europea. Sia lo spirito internazionale dell’evento, sia le isole come oggetto di studio, ben si confanno con la realtà che abbiamo vissuto a causa dell’isolamento forzato dovuto alla pandemia.
Infatti, scopo del workshop è quello di riflettere e indagare il rapporto che esiste in termini architettonici tra isola, architettura, paesaggio e presenza umana. Venticinque sono state le isole prese come oggetto di studio fra le centinaia sparse nel nostro pianeta.
Quale agglomerato di isole poteva esprimere al meglio la interrelazione tra architettura, ambiente e presenza umana se non Venezia, la città ospitante? E proprio a Venezia vengono dedicati due workshop.

Il primo si concentra sullo studio del Sestriere Dorsoduro a partire dall’analisi delle opere pittoriche di Ivan Kostantinivic Aivazovsky (1817-1900) che con le sue immagini immortalate sulla tela restituiscono nel presente l’immagine poetica dei paesaggi. Durante questo Workshop gli studenti hanno sperimentato come la potenza delle immagini pittoriche possano inspirare la progettazione architettonica, dando forma a un nuovo immaginario arcipelago di isole a collegamento tra la punta di Dorsoduro fino alla isola degli Armeni. Un’immaginazione progettuale per abitare le isole attraverso forme d’arte.
Per l’isola della Certosa invece gli studenti hanno progettato una rivitalizzazione del luogo tenendo in considerazione le origini di isola-bottega-laboratorio quando gestita dall’ordine dei Certosini. Altra condizione particolare oggetto di studio è lo Stretto di Messina, collegamento tra Sicilia e la Calabria: Scilla (Calabria) e Cariddi (Sicilia), dove i due mari, il Tirreno e il mar Ionico, si incontrano per dar vita alle forti correnti. Il lavoro di ricerca si è focalizzato sullo studio dei processi di approdo, arrivo e accoglienza.
Le aree degradate dell’isola di Pantelleria sono state altro oggetto di studio che ha dato origine a un progetto per la riqualificazione sostenibile delle stesse aree, con uno sforzo di adattamento tenendo conto della presenza di un territorio insulare difficile e a volte ostile a causa dei forti venti di maestrale.

Il paesaggio dell’isola di Favignana (isola maggiore dell’arcipelago delle Egadi) con le sue cave che accolgono accoglie giardini, case, hanno offerto l’opportunità di progettare delle nuove agorà nel laboratorio del W.A.Ve per prefigurare nuovi futuri scenari.
Ripensare Olbia guardando Venezia: questo il progetto che ha ispirato il gruppo di lavoro che si è occupato della Sardegna. Qui sono stati trasferiti, in forma progettuale, caratteri spaziali e fisici di un luogo come Venezia per comprendere e reinventarne un altro Se. Si è cosi progettato la trasformazione degli spazi ferroviari di Olbia e Golfo Aranci, tenendo conto della fragilità della bellezza del paesaggio costiero e sperimentando nuovi modelli di turismo sostenibile.
Fra le isole spagnole prese in considerazione nei workshops vanno menzionate le isole dell’arcipelago Cies dell’Atlantico, situate nella spagna nord ovest difronte a Vigo. Un arcipelago che conserva intatto il suo patrimonio, culturale e naturale, di grande valore. I progetti, coordinati dagli Architetti Felipe Penna e Cristobal Crespo Gonzalez, sono stati interventi di rispetto delle emergenze ambientali per migliorare l’uso del territorio. L’obiettivo è stato quello di preservare le condizioni naturali delle tre isole pur rendendolo spazio usufruibile alle popolazioni. Un modo per permettere che l’uomo possa apprezzarne il valore paesaggistico e la straordinaria ricchezza della flora e della fauna marina.

Le altre isole sparse per il mondo a partire dalle Canarie per arrivare alle Galapagos, a Chiloè, alle Egadi e a molte altre hanno indotto i partecipanti al workshop a meditare sulla condizione dell’isolamento individuale, condizione sperimentata da ognuno di noi nei lunghi mesi del lockdown. Occuparsi oggi in forma progettuale di isole ha significato per i partecipanti al workshop indagare quella particolare relazione che si costruisce in questi luoghi tra architettura, paesaggio e uomo; una condizione resa conosciuta dall’ esperienza di isolamento vissuta.
Di certo Venezia si è ben configurata come luogo di studio scelto per riflettere su questo tema. La città stessa come un insieme di isole abitate che fonda la propria identità sul suo immenso patrimonio artistico, ha da sempre rappresentato un posto ideale dove natura e ispirazione artistica hanno proficuamente convissuto e creato.