A distanza di circa dieci anni, Maurizio Cattelan torna in mostra in Italia con una grande retrospettiva progettata per gli spazi del Pirelli HangarBicocca a Milano. Intitolata Breath Ghosts Blind e curata da Roberta Tenconi e Vicente Todolí, sarà visibile dal 14 luglio al 20 febbraio 2022. In questa occasione Cattelan porterà una visione della storia collettiva e personale attraverso una rappresentazione simbolica del ciclo della vita. All’Hangar saranno esposti alcuni dei suoi celebri lavori, ma anche una serie di opere inedite.

Come arrivare preparati alla mostra di Maurizio Cattelan?
Cattelan nasce nel 1960 a Padova in una famiglia umile, e nonostante l’infanzia passata in provincia è riuscito a conquistare il panorama artistico mondiale.
Cattelan è l’artista italiano vivente più noto al mondo. L’umorismo e la satira sono al centro della sua produzione. Ed è prendendosi gioco un po’ di tutti (compreso il panorama artistico stesso) che si è ritagliato un’importante spazio nel mondo dell’arte contemporanea. Come quando alla sua prima personale appese fuori dalla galleria un cartello con scritto “Torno subito” e non tornò mai, o quando la sera prima dell’inaugurazione di una mostra al castello di Rivara dove gli artisti erano invitati a dormire, si calò dalla finestra del castello annodando delle lenzuola e fuggì. La sua opera era quella.

Questo approccio lo ha spesso visto ricordare come un burlone, un giullare o comunque un comico della scena artistica. Il suo lavoro è stato spesso basato su semplici giochi di parole o sovvertire situazioni cliché. Le sue opere sono un’operazione irriverente rivolta sia all’arte che alle istituzioni. Riesce a far cadere in trappola le strutture stesse all’interno delle quali si evolvono i suoi lavori, facendo a pezzi le certezze del mondo dell’arte e il relativo mercato. Cattelan lavora sul superamento di confini e l’interesse nello scardinare luoghi comuni.
Dopo un’infanzia difficile passata nella povertà e nel mezzo di continui litigi in famiglia, nell’adolescenza si iscrive a un istituto tecnico industriale, e per la necessità di rendersi indipendente, in attesa di diplomarsi si impegna in una serie di lavoretti (giardiniere, cameriere, antennista, portalettere). Cattelan, che non ha una formazione tradizionale si considera un “operaio d’arte” piuttosto che un artista. Senza frequentare alcuna scuola, quindi da autodidatta, verso i 20 anni porta a compimento le sue prime opere, dove inizia a tagliare e saldare metalli inviando le foto delle sue composizioni a gallerie in tutto il mondo. La prima ad accettare le sue proposte è la Neon di Bologna. Al momento Cattelan vive e lavora tra Milano e New York.

Oggi le quotazioni di Cattelan hanno cifre da capogiro, una delle più note è “Him”, la scultura di Hitler con corpo da bambino, inginocchiato in preghiera con occhi commossi, battuta all’asta per la cifra record di 17.2 milioni di dollari nel maggio del 2016. La posa quasi innocente, intenta a chiedere perdono e piena di rimorso in cui il Führer è stato immortalato è in contrapposizione con tutto ciò che la storia ci ricorda. È un interrogatorio che ha portato con se numerosi sviluppi, scavando nei sentimenti di umanità che ci accomunano, anche per questo Him ha fatto tanto parlare di se.
Un altro recente esempio è “Comedian”, l’opera d’arte più chiacchierata del 2019, una banana. Una banana appesa al muro con del nastro adesivo. Tutte e tre le produzioni furono vendute al prezzo di 150mila dollari. Cattelan ha spiegato di averla comprata ad un mercato locale di Miami pagandola circa 30 centesimi di dollaro. La cifra così ingente aveva catturato l’attenzione anche dei meno esperti, divertiti e allo stesso tempo scandalizzati. Il pubblico aveva intasato i corridoi per correre a vederla tanto da costringere gli organizzatori della fiera a stabilire un regolamento per gestire la folla. Per alcuni, la sua facile riproducibilità era una chiara testimonianza della sua mancanza di valore artistico, per altri, Cattelan aveva brillantemente attinto all’umorismo ironico e alla gioia dell’arte concettuale. La cosa certa è che in Comedian tutto parla di Maurizio Cattelan: il minimalismo di una banana appesa al muro che disorienta, l’ironia, lo scalpore mediatico, la critica divisa in due.

Nel 2012 molte delle opere dell’artista sono state esposte al Guggenheim Museum di New York nell’esibizione intitolata “All”. Questa retrospettiva di Maurizio Cattelan è una sintesi di tutto ciò che l’artista ha prodotto dal 1989. intitolata appropriatamente “all” ovvero “tutto”, ogni pezzo in mostra viene issato con una fune, come su un patibolo, che pende della rotonda del Guggenheim. Il contesto di questa retrospettiva cronologica crea un’installazione site specific che celebra il lavoro dell’artista, una sublimazione definitiva del genere di Cattelan. La scelta di mettere insieme 128 delle sue opere in un’impresa di ingegneria estrema era l’unico modo in cui Cattelan poteva affrontare l’eterno incontro di wrestling tra artista e museo, e il lavoro architettonico di Frank Lloyd Wright, ma anche tutte le altre opere d’arte mostrate al suo interno, forse.
Ha sacrificato le singole opere e alla fine se stesso per una causa più grande: uno spettacolo onesto, puro e superficiale. Al centro della mostra del Guggenheim c’è la vita artistica di un uomo che è stato in grado di penetrare nelle profondità della nostra realtà. Da una gioventù umile, lontana dall’idea di arte, è riuscito a conquistare lo spazio centrale di uno dei musei più importanti al mondo, il Guggenheim, e lo ha fatto alla Cattelan. Tutti i pezzi sospesi nella loro singolare forza, che tornano fragili, come una vita sempre appesa ad un filo.
Cattelan viene considerato dalla critica come uno dei maggiori esponenti post-duchampiani dell’arte contemporanea. Lui stesso sostiene che in questi anni si è dedicato alla ricerca delle mille vite che può avere un’immagine e che le gallerie lo interessano sempre meno, ma quello che conta per lui è il vero contatto con il pubblico per ottenere il dibattito.
Cattelan è un artista che ha capito e anticipato le dinamiche di molte situazioni, prendendosi con forza un posto in prima fila nella storia dell’arte contemporanea. Niente male per uno che ha sempre affermato di non saper fare “artigianalmente” nulla di artistico.