Chi è Sergio Cammariere è vicenda nota: musicista e compositore italiano tra i più raffinati ed apprezzati, ha iniziato giovanissimo la sua carriera. Molto amato dal pubblico, ma anche dalla critica (Targa Imaie al Premio Tenco ’97 e Targa Tenco nel 2002, con ben 12 premi internazionali), ha finora pubblicato 11 album da cantautore, composto 20 colonne sonore per il cinema e calcato palcoscenici importanti come quello di Sanremo, raggiungendo e consolidando un successo che continua negli anni. Da poco è uscito il volume Libero nell’Aria, scritto insieme a Cosimo Damiano Damato per Rizzoli Editore. E’ la sua storia fino al 2003. Un racconto di vita e formazione intenso, viscerale, emozionante. Che finisce così: “Ogni cosa che farò, la farò per lei. La Musica, vestita di libertà. La vera regina dei miei desideri. Del resto, io sono sempre stato libero, libero nell’aria”.
Intervisto Sergio a Roma, nella casa di Lino Patruno, che lui ha rivisto per l’occasione dopo ben 38 anni dal primo incontro. E’ stato un pomeriggio emozionante, e la chiacchierata che sono riuscita a ritagliarmi con lui non poteva che seguire l’onda dei sentimenti.
La dedica del libro: a Biagio. Partiamo da qui. Chi è Biagio?
“Biagio è stato il mio produttore, la persona con la quale ho costruito il mio successo. Ci incontrammo nel 2000; nel 2001 registrammo il mio album “Dalla pace del mare lontano”. In due giorni, perché fu proprio come scattare una fotografia: questo repertorio, infatti, erano oramai circa 6 anni che lo suonavo dal vivo insieme ai miei musicisti di fiducia, ovvero Amedeo Ariano, Luca Bulgarelli e Fabrizio Bosso . Registrammo pertanto questo disco, che tra l’altro è stato quello che ha avuto più fortuna nella mia discografia: doppio disco di platino in Italia, con grande successo anche in Francia, Olanda, Germania. La dedica del libro è a Biagio per ringraziarlo, e anche perché dopo solo qualche mese dal grande successo di Sanremo del 2003, Biagio purtroppo ci ha lasciati ed è volato in cielo”.
“Sono sempre stato libero, ma la libertà me la sono conquistata da solo”. Quali altre parole vuoi aggiungere per spiegare questa frase contenuta nel tuo libro?
“Essere liberi è una grande conquista. Io mi chiamo Libero come secondo nome, sono nato in via Libertà a Crotone, e tutto quello che ho fatto nella mia vita ha sposato questa parola. La Musica, del resto, è libertà, perchè è un’arte del divenire, e mi ha sospinto verso il futuro”.
“La meraviglia della musica”, quindi, come filo conduttore della tua vita. Se non avessi fatto il musicista, ti domandi mai che lavoro avresti provato a fare?
“Non me lo immagino nemmeno. A 7 anni del resto già suonavo ed avevo la comprensione matematica della musica; avevo già capito l’algoritmo che regola le funzioni principali di quello che accade nella armonia musicale”.
Sei un uomo molto spirituale: “Ho sempre conciliato la mia carriera artistica con l’esigenza di coltivare la mia fede. Anche la Musica è una preghiera, la più sincera delle suppliche”. E hai anche dichiarato: “La Musica mi ha fatto entrare in mondi spirituali”. Dove sei stato certo di aver trovato conforto in Dio? Magari nel silenzio del deserto in Africa?? Nel mezzo dei tuoi tanti dolori privati di cui parli nel libro? O…dove hai esattamente avvertito questa percezione forte e chiara nel corso della tua vita?
“Nel libro descrivo la mia prima esperienza neocatecumenale: ero adolescente; già cantavo i salmi, il Cantico delle Creature, il Vecchio Testamento. Credo che la scrittura sincera abbia un riferimento nella Bibbia. La mia storia personale è stata anche del resto un viaggio mistico, ed ho fatto incontri che mi hanno fatto compiere un percorso evolutivo di esistenza. Fare musica e farla sinceramente, cioè con fede, significa anche fare buona musica”.
1979: lasci Crotone. Da allora, se ti guardi indietro, che cosa pensi di aver perso che non tornerà mai più? E in generale, sei un uomo che vive più di rimorsi, di rimpianti o ti definisci un uomo in pace con se stesso?
“Mi sento di essere un uomo molto in pace con se stesso. Il legame con la mia terra di origine e le mie radici rimangono per sempre ; il filo non si è mai interrotto e mai si interromperà. Ho ancora stretti contatti con la gente di Crotone che ha fatto parte della mia vita. In provincia accadono di queste meraviglie. Pensa che a distanza di oltre 50 anni, ogni estate, faccio ad esempio un incontro con i miei amichetti della scuola elementare”.
Dichiari: “Fra le parole che amo, oltre a Libertà, c’è amico”. Nella tua biografia, ne citi due in particolare: Gianmarco Tognazzi e Luca Lionello. Da quanto li conosci? Come ce li vuoi brevemente descrivere?
“Ci siamo incontrati, con Luca Lionello, negli anni 80, mentre con Gianmarco proprio all’inizio del decennio successivo. Sono miei amici cari. Abbiamo fatto tante esperienze insieme. Entrambi sono due persone generose e devo a loro il mio ingresso definitivo nel mondo del Cinema. La mia prima colonna sonora è del 1990 e con Gianmarco abbiamo fatto subito tre film: Uomini senza donne, Teste rasate, Il Decisionista. Anche con Luca abbiamo fatto insieme molto cinema”.
Mimmo Caminiti, 21 anni. Il tuo migliore amico muore. Pensi sia questo finora il tuo dolore più radicato nell’animo?
“Il dolore più potente della mia vita è stato sicuramente quello provato per la scomparsa di Biagio. La morte di Mimmo rimane un dolore importante, ma che ho vissuto da lontano; invece, la consapevolezza dolorosa che ho provato per la morte di Biagio mi ha toccato da vicino e mi ha segnato la psiche per anni”.
Il tuo rapporto con il dolore negli anni si è modificato? Oppure è rimasto un mondo che non riesci emotivamente a governare? Che cosa insegna il dolore agli uomini, secondo te?
“E’ una domanda abbastanza particolare, questa. Il dolore l’ho vissuto sulla mia pelle, ed ha svolto un ruolo importante nella mia vita perché ho deciso di vivere in libertà, e la libertà ha un duro prezzo da pagare. Nel libro parlo ampiamente, ad esempio, del mio servizio militare e di cosa abbia rappresentato e significato per me decidere di non voler fare quell’esperienza per sentirmi appunto libero. Il dolore insegna a vivere”.
Pensi che esistano segreti di vita e di arte per osare e reinventarsi continuamente?
“I segreti risiedono nell’avere il senso intuitivo, immaginativo e ispirativo che solo la natura e quello che sta intorno a noi ci regala. Io, ad esempio penso alla mia terra, alla Calabria, ai mari, ai monti, agli animali…agli esseri viventi”.
“Per ogni artista arriva il giorno dell’audizione, quello in cui ci si gioca tutto”. Sono tue parole. Un consiglio per affrontarlo al meglio?
“Intanto per essere liberi e coronare i propri sogni bisogna coltivare il modo per arrivare agli obiettivi, e quindi non si può vivere nel mentre solamente di sogni. Io ad esempio volevo fare il musicista, ma per essere quello che sono oggi mi sono adattato a fare di tutto: l’aiuto orafo, il runner per le assicurazioni, barista a Firenze. Tante esperienze extra. Insomma, ho dovuto avere una solidità finanziaria per poter arrivare a vivere di musica ed affrontare tutto il resto”.
Il prossimo 2 giugno saranno 40 anni dalla scomparsa di Rino Gaetano, che nella tua biografia ricordi essere tuo cugino: vogliamo accennare brevemente a questa parentela?
“Oramai ci sono tanti libri che riportano la notizia. E’ una storia nota. In breve, mio nonno paterno, Francesco Cammariere, è il padre della mamma di Rino Gaetano, Maria.
Per un rapporto illegittimo che ebbe negli Anni 20, Maria Gaetano, che poi io ho incontrato, mi ha rivelato che era una figlia sorella di mio padre”.
In “Libero nell’aria” parli di grandi autori del panorama musicale nazionale che hanno influenzato la tua formazione. Da Lucio Dalla, ad Umberto Bindi, a Bruno Lauzi, a Sergio Endrigo…a tanti altri giganti. Se dovessi sceglierne solo uno che, più di altri, a te ha lasciato dentro una impronta artistica incancellabile, chi sceglieresti?
“Sergio Bardotti in primis. Sergio Bardotti su tutti”.
Il tuo talento, come dici nel libro. “va cercato nel mistero della reincarnazione”. Allora ci credi anche tu nella possibilità di “ritornare”?
“Io credo in una pitagorica reincarnazione; mi riferisco ad una forma filosofica. Magari non nascerò di nuovo in carne ed ossa; magari sarò sulle ali di una farfalla o nell’anima di un altro essere vivente non umano”.
1983: incontro con Lino Patruno a Crotone. Come definiresti Lino, che hai rivisto dopo ben 38 anni?
“Lino è stato la scuola del jazz in Italia. Del vero jazz, quello degli inizi. Un musicista eccezionale, come ne nasce uno ogni cento anni. Sono stato emozionato nel rivederlo. Lino, di Crotone come me, è stato nella mia vita un padre musicale. Il nostro primo incontro risale appunto al 1983. Al Teatro Apollo di Crotone una sera si stava esibendo lui – Re del Jazz – con la sua band. C’erano i fratelli Carlo e Mauro Battisti (batteria e contrabbasso), il mitico Oscar Klein alla tromba, Gianni Sanjust al clarinetto e Marcello Rosa al trombone. Per me fu l’avverarsi di un sogno. Suonammo due blues insieme : a soli venti anni, ebbi l’occasione di suonare ed improvvisare con veri musicisti jazz”.
A Firenze la prima educazione musicale; Roma si è invece presa cura di te. Ami questa città? Come l’hai vista cambiare nel corso del tempo, dagli Anni 80?
“Se ci vivo da oltre 40 anni, penso proprio di amarla, che dici? A Roma non sono cambiati per fortuna i tesori d’arte: il Colosseo, Trinità dei monti, Piazza di Spagna, Fontana di Trevi, San Pietro. I luoghi storici rimangono”.
Questo libro appena uscito Libero nell’aria, è per te un progetto importante. Cosa vuoi rivelarci di prossimi progetti professionali a cui tieni?
“Con Cosimo Damiano Damiato abbiamo già fatto una piece teatrale: porteremo in scena “Sono sempre stato libero”, con letture dal vivo insieme a canzoni che suonerò live. E poi, il prossimo 14 maggio, uscirà il mio disco “Piano nudo”: 18 brani solo Pianoforte. Il mio secondo disco di solo pianoforte prodotto da Jando Music, Aldo Mercurio e Parco della Musica Records”.
Sergio Cammariere: musicista raffinato di talento e cuore; geniale poeta in musica. Ed anche adorabile gentiluomo.