
Ho incontrato la prima volta Olga Bisera grazie ad amici in comune; ci siamo conosciute così: per caso. Nelle poche volte che ci siamo frequentate, mi hanno sempre colpita i suoi racconti sull’ultimo compagno di vita, che si dà il caso sia stato anche un noto regista e sceneggiatore, ma soprattutto uno dei produttori cinematografici più lungimiranti del Cinema italiano: Luciano Martino. In questa nostra chiacchierata, non ho voluto farla parlare dell’uomo pubblico, perché questa è una storia nota. Con Olga, ho provato a ripercorrere le tappe della loro storia privata: la vicenda intima di un grande amore.
Di questi tempi bui, dove il cinismo a tratti alberga in fin troppi luoghi e persone, conforta ricordare che esistono sentimenti forti; addirittura, più forti del destino. Olga, che è una apprezzata giornalista, da molti anni scrive libri e si dedica a coltivare tante passioni, tra cui il Cinema, che l’ha vista a sua volta protagonista per alcuni anni, ma le è rimasto nel cuore anche se ha smesso di recitare da tanto tempo. Nata a Mostar, è stata attiva essenzialmente nel panorama cinematografico del nostro Paese per lo più come interprete di film d’autore negli anni fra il 1967 ed il 1982. Ha addirittura recitato come Bond girl in un film con Roger Moore dal titolo “La spia che mi amava”. Come scrittrice, invece, ha pubblicato libri di rilievo, come ad esempio, Ho sedotto il potere (Gremese Editore), in cui ritrae alcuni grandi personaggi della politica internazionale fra cui Gheddafi; oppure Medio Oriente: una pace amara (Edizioni Mursia), che ha vinto il prestigioso Premio letterario Fregene.
Luciano Martino: per tutti, produttore, regista, sceneggiatore di grande successo. Tu che lo hai amato e sei stata la sua ultima compagna, come ce lo vuoi descrivere?
“Luciano era un uomo molto intelligente; era considerato già in vita, e a maggior ragione lo è in memoria, una colonna (im)portante del Cinema italiano: un prolifico Producer (300 circa sono infatti i suoi film, tra quelli prodotti; quelli scritti sia come soggetto che come sceneggiatura; quelli distribuiti); l’inventore della Commedia sexy all’italiana; pigmalione di molte star; sceneggiatore e regista talentuoso (in questo, ha imparato il mestiere attingendo da giganti come Fellini, Pasolini, Flaiano…con cui ha lavorato). Quentin Tarantino in persona, ad una passata edizione del Film Festival a Venezia, pubblicamente lo ha definito un genio, ammettendo che ha tratto numerosi insegnamenti dalle sue opere e che nel suo archivio privato esiste una collezione delle opere di Luciano. La visione dei film di Luciano, di questi tempi, penso possano essere una sorta di medicina per molte persone costrette a stare a casa dal dramma dell’emergenza covid, perchè sono pellicole che alleggeriscono almeno un po’, con humour ed allegria, il pesante fardello che stiamo vivendo anche dal punto di vista psicologico. Mi piacciono tutti i suoi film, ed ognuno per una specifica ragione personale. Posso dirti che Luciano era orgoglioso particolarmente de “Il Mercante di Venezia“, tratto dalla commedia di Shakespeare, con la regia affidata a Michael Radford (pluripremiato per “Il Postino“), con Al Pacino, Jeremy Irons, Joseph Finnies, Lynn Collins (aveva coprodotto questo film, per la parte italiana, con partner Istituto Luce); e poi “Monster”, con interprete il premio Oscar Charlize Theron (la pellicola era stata acquistata a Berlino dalla Dania Film di Luciano Martino con Immagine Cinema)”.

Luciano che cosa ha rappresentato nella tua vita? Come vi siete conosciuti?
“Ci siamo conosciuti nel 1977 sul set de “La Vergine, il Toro e il Capricorno“, dove recitavo uno dei ruoli principali; lui, in quel film, era il regista oltre che il produttore. All’epoca era fidanzato con Edwige Fenech, sua musa, ed io stavo per sposare – pensa un po’ – un importante politico che allora era addirittura il Primo Presidente delle Seychelles, Jimmy Mancham. Luciano fu impressionato decisamente, nella nostra prima conoscenza, dal mio senso di moralità e dal mio deciso carattere nell’affermarlo: bloccai infatti la produzione per tutta la mattinata, perché non volevo assolutamente spogliarmi in una scena prevista dal copione. Dieci anni dopo, sentimentalmente liberi, ci siamo messi insieme per un periodo altrettanto lungo: dieci anni, fino alla sua morte, avvenuta nel 2013 in Kenya, nel giorno di Ferragosto”.
C’è qualcuno in particolare che ha sostenuto la vostra coppia? Hai qualche amico, intendo, da ringraziare?

“Rispondo che chi è stata vicina a noi come coppia è stata senz’altro Nori Corbucci, da poco purtroppo scomparsa (costumista e moglie di Sergio, il mitico regista degli apprezzati western all’italiana); mi manca terribilmente, sai. Mi consola almeno un po’ il pensiero che ha raggiunto il suo amato marito ed il mio Luciano: si stanno facendo compagnia nell’ al di là, come se la sono fatta in vita. Invece, i familiari di Luciano ed alcuni altri sedicenti “amici” sono stati molto gelosi – non ho problemi a confidarlo – della nostra storia d’amore così bella e profonda”.
L’Africa vi ha unito tanto: cosa ricordi del tempo in cui avete respirato l’aria di Malindi? Ogni quanto andavate? Come si svolgevano le vostre giornate africane?
“L’Africa ci ha unito profondamente, è vero; ci andavamo due/tre volte all’anno. Luciano sembrava rinascere in quel Continente: era la sua Terra d’elezione, che lo ispirava per scrivere le storie e realizzarle laggiù. La nostra abitazione era una tipica “capanna a due cuori”, con tetto di makuti, molto elementare e semplice, davanti all’ Oceano. Lì eravamo più felici che a Roma, dove c’erano troppe invidie e gelosie a disturbarci, anche da parte di Edwige Fenech che, una volta finita la sua lunga storia con Luca Cordero di Montezemolo, disperatamente tentava di riavvicinarsi a Luciano, con cui aveva avuto una relazione nel lontano passato. Luciano continuava a volerle bene, ma solo come amica e socia in affari. Per lui, l’amore di una volta con Edwige era sbiadito per sempre. Lei invece non voleva rassegnarsi, e so per certo che mi detestava”.

Avete viaggiato molto insieme?
“Io avevo da sola già fatto tanti viaggi per il mondo, forse troppi: mi sarei fermata volentieri; anche Luciano aveva viaggiato tanto quando ci siamo messi insieme, ma ancora non era stanco di fare il viandante. Abbiamo pertanto continuato in coppia a girare il mondo, in lungo ed in largo; l’Africa soprattutto, ma non solo. Ad esempio, abbiamo anche fatto molte crociere in luoghi lontani e affascinanti, quasi sempre assieme a Nori Corbucci, che letteralmente lo adorava. Nori era una donna estremamente intelligente e vitale; così saggia, così positiva…amavo anche io la sua compagnia, e coltivavo con cura la nostra amicizia. È la persona che, insieme a Luciano, oggi mi manca di più”.
Malato da tempo, Luciano Martino il 14 agosto 2013 viene colpito da un edema polmonare nell’Africa che – lo ripetiamo – tanto amava. Tu eri accanto a lui. Cosa ricordi di quei tragici momenti? Sei più tornata in Africa da allora?

“Luciano, come Karen Blixen, aveva il mal d’Africa; è morto tra le mie braccia in aereo mentre volavamo a Nairobi per raggiungere un ospedale che potesse fare un miracolo. Ci trovavamo a Malindi, ed è morto per una diagnosi sbagliata; si poteva salvare se ci fossero stati medici e strutture affidabili, all’altezza del ruolo. Da allora, quel luogo per me è da dimenticare. Lo odio, non tornerò mai più laggiù! Abbiamo fatto il suo funerale come lui avrebbe desiderato: una parte delle sue ceneri mescolate con le bouganville le abbiamo sparse dalle primitive canoe africane nell’ Oceano Indiano di fronte alla nostra capanna, mentre la restante parte dei suoi resti li conservo io. Quel giorno, ho piantato un baobab con sopra una targa, che è rimasta a segnare il suo passaggio terreno; anche una parte di me è purtroppo morta con lui. Mi ci è voluto tanto tempo per riprendermi da un dolore così profondo. Ancora oggi avverto la sua amorevole e costante presenza, soprattutto nei momenti difficili della mia vita. Certi problemi capita che mi si risolvano come ad opera di una bacchetta magica, e sono convinta che sia lui che agisce e mi protegge come mio angelo custode. Pensare questo, perlomeno, mi dà forza, anche se il trauma della sua morte rimarrà impresso per sempre nella mia mente e nel mio cuore”.
Hai istituito un Premio alla memoria che lo ricorda: ce ne parli? Quando e dove è prevista la prossima edizione?
“Il minimo che meritava la memoria di Luciano era istaurare un Premio cinematografico che portasse il suo nome; per farlo simbolicamente rivivere ricordando il suo vasto e significativo panorama artistico. Toccava probabilmente istituire un simile premio più alle figlie che a me, ma in mancanza di una loro iniziativa in tal senso l’ho creato io, aiutata da ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Multimediali) e dal CSC (Centro Sperimentale Cinematografia) di Roma, che ne sono di fatto i Patron. Abbiamo già realizzato con successo le prime tre edizioni della kermesse alI’Isola del Cinema di Roma, con Giorgio e Joanna Ginori, e speriamo con il cuore che questa estate potremo riprendere l’edizione 2021”.
Se tornassi indietro, nella tua vita, che cosa cambieresti?

“Se magicamente potessi tornare indietro nel tempo rifarei moltissime cose fatte, ma le farei in modo diverso, e anche nel corso dei miei anni con Luciano cambierei qualcosa. Ho tanti pentimenti in generale nella mia vita, sai? Solo una cosa rimane certa e non potrebbe mai essere cambiata: a Luciano non avrei potuto volere più bene, né prestare cure ed accudimenti, più di come abbia fatto. L’ho amato con tutto Il cuore, con tutta me stessa. Luciano era e rimane l’uomo che più mi ha capita e che più mi ha a sua volta amata, con tanto sentimento e dimostrandolo con fatti concreti. Nonostante tante opposizioni velenose anche in seno alla sua famiglia. Gli sono sempre stata grata per la sua protezione, e continuerò ad esserlo: mi ha regalato un amore generoso ed immenso, che nessun’altro mi ha mai donato. Questo sentimento si può evincere, del resto, dalle poesie uniche che ha scritto, dedicate a me, e che ho pubblicato in un volume successivo alla morte, per far conoscere anche quel lato poetico rimasto nascosto in vita, e che gradevolmente ha sorpreso molti suoi amici cineasti, tra cui Pupi Avati e Enrico Vanzina (gli autori della Prefazione). Avevo raccolto molte di queste sue liriche, che lui scriveva su pezzettini di carta, un po’ a Roma e un po’ in Africa dove vivevamo. Oltre a questo volume, ho dedicato a Luciano altri miei due libri”.
Nella tua vita in generale, quindi, se fosse la sceneggiatura di un film, la riscriveresti in maniera diversa?
“E’ lungo da spiegare; questa lista di cose che riscriverei diverse, se potessi, la elencherò nel libro che ho appena iniziato. Sono tante, ripeto, le cose che, tornando indietro, cambierei e farei in un modo nuovo. Ho molti pentimenti e molti rimorsi”.
Lo sogni mai, Luciano?
“Sì, spesso”.
Dopo la sua morte, ti sei più innamorata?

“In realtà non mi sono mai veramente innamorata prima di Luciano. In lui avevo trovato l’affinità totale, la famiglia, la completezza degli affetti. Insomma, tutto un mondo privato a cui agognavo da sempre: quello che da bambina desideravo, ma mai avevo avuto. Ecco perché lui rimane per me unico, ed il nostro rapporto irrepetibile. Un regalo della vita splendido e prezioso”.
Non lo stai cercando, pertanto, un nuovo amore?
“No. Non lo cerco: non c’è spazio per nessuno, nel mio cuore, dopo di lui. Vivo serena con il ricordo di Luciano e con i nostri due volpini che lui adorava. Circondata da pochi amici veri, come Barbara Bouchet, Carlotta Bolognini, Ursula Andress, Malisa Longo, Vassili Karis, Antonella Lualdi”.
Un pensiero da affidare al vento: quali parole scegli di far volare? E dove speri che arrivino?
“Luciano prima di morire mi disse: ‘Sai quanto bene ti voglio, vero?’ Sono queste stesse parole che anche io sussurro per lui al vento, affinché le trasporti negli emisferi più alti del cielo azzurro dove ora lui riposa”.
Hai progetti imminenti come scrittrice?
Sì, il libro Una vita da bestseller, tuttora in lavorazione. Spero di presentarlo prima del prossimo Natale al Circolo Canottieri Aniene di Giovanni Malagò, grande amico di Luciano”.
La Vita per Olga continua. Nonostante tutto. La voglio ringraziare per questa testimonianza sull’amore che, quando è forte, resiste perfino agli addii più inaspettati. In fin dei conti, come diceva Khalil Gibran: Il ricordo è un modo di incontrarsi.
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