In questo periodo si parla molto della crisi che il settore editoriale sta attraversando a causa della pandemia, inoltre con la diffusione delle grandi catene e l’esplosione dell’e-commerce, le librerie indipendenti sembrano essere in via di estinzione, l’erosione di quote di mercato che sono costrette a subire è un disequilibrio che mette a rischio non semplici negozi, ma presidi sociali e culturali essenziali.

Per raccontare lo stato di salute di queste piccole realtà, abbiamo chiesto ai librai indipendenti come stanno vivendo questo periodo e come lo stanno affrontano. È emerso che la pandemia ha sicuramente aggravato la situazione difficile che l’editoria e le librerie di quartiere vivono da tempo: il numero dei lettori italiani e le vendite non crescono da diciassette anni e gli editori e le librerie indipendenti soffrono la rivalità di grandi rivenditori online come Amazon. Il lockdown ha imposto chiusure, ha bloccato la pubblicazione di nuovi libri, ha cancellato festival ed eventi, lasciando internet come unico canale d’acquisto. Secondo stime di Nielsen, dal 1° gennaio al 3 maggio 2020 il mercato dell’editoria di varia, cioè narrativa e saggistica, ha perso 134 milioni di euro e stando a una ricerca dell’Associazione Italiana Editori (AIE), al 18 aprile la perdita di fatturato annuo è del 20 per cento rispetto al 2019.
“Una crisi datata quella delle librerie che è arrivata con l’ingresso sleale delle vendite online “ci conferma Cristina Donati, proprietaria dell’Anglo American Book, di Via della Vite, di Roma, “il cliente guarda dove può pagare di meno non guarda altro” aggiunge.
La rivoluzione di Amazon infatti è stata nella capacità di attrarre il consumatore con un’offerta vastissima e un servizio eccellente, a prezzi ribassati.

“C’è una nuova grande libreria in città, che non troverai sulla mappa di Seattle. Se quindi vuoi girovagare tra i suoi corridoi per esaminare l’offerta, dovrai guardare su Internet”. Con queste parole, nel novembre del 1995, la media company americana Knight-Ridder annunciava l’avvento di quello che sarebbe diventato il più grande colosso di e-commerce del mondo e il più grande mostro dei librai di quartiere.
Ma Amazon crea appunto magazzini, una libreria crea invece una comunità. Le numerose librerie che chiudono infatti sono si un danno culturale, sociale ed economico, ma per i lettori il danno è emotivo: una libreria indipendente, magari di quartiere, magari ancora di un quartiere periferico, è un luogo di incontro, un ritrovo per i lettori.

In libreria si chiedono informazioni, ci si scambia opinioni, è un ambiente magico dove il senso della sorpresa e del destino nello scoprire libri di cui non si sospettava l’esistenza difficilmente riesce ad appagarlo un semplice scroll sul computer. Sono centri nevralgici della vita letteraria delle comunità locali, a Brooklyn, negli Stati Uniti, per esempio si rimane colpiti dall’enorme varietà di librerie che vi sono ubicate, è il più ricco mercato librario americano e quasi ogni quartiere ha la sua libreria locale. Se dieci anni fa avessimo chiesto agli esperti del settore quale sarebbe stato il destino delle librerie indipendenti, molti avrebbero scommesso sulla sua scomparsa nel giro di un decennio. Eppure, eccoci qui a parlare con Nick, dipendente della libreria Books are Magic, di Brooklyn e a contemplare il successo della resistenza del luogo in cui lavora, nonostante il tragico periodo storico.
Abbiamo capito che la ragione risiede nel coraggio dei librai di essere resi interpreti del proprio destino in prima persona, facendo ciò che le grandi catene e i rivenditori online non possono permettersi, perché danno spazio alla loro creatività. D’altronde l’editoria è per sua natura un’industria creativa e la risposta a questo periodo di grande crisi non è altro che l’intraprendenza.
C’è stata una rimodulazione ed espansione del servizio al cliente, tutte le librerie intervistate hanno attivato un servizio di e-commerce e molte hanno cominciato a gestire attività di consegna e vendita al marciapiede o all’aperto. Come ci conferma Nick “elaboriamo tutti gli ordini da soli e questo richiede molto tempo e manodopera. Per favore siate pazienti e non ordinate nulla su Amazon” e aggiunge “il margine migliore lo ricaviamo dal merchandising e dai buoni regalo ma comprate libri”.
E anche Cristina della libreria bistrot, Tra le righe, in Viale Gorizia, a Roma, nata dall’incontro di sei amici che non riuscivano a fare a meno dei libri nella loro vita, ci dice che ”sono state create molte iniziative dedicate specificamente alle librerie indipendenti per la consegna dei libri a domicilio (Libridaasporto) e per il commercio online (Bookdealer). Quest’anno BookPride, la fiera nazionale dell’editoria indipendente, si svolge proprio con la collaborazione di quest’ultime, con il proposito di promuovere la lettura in modo capillare”.

Un’evoluzione quindi questa senza precedenti che si è manifestata nei sette mesi di emergenza sanitario fino ad oggi. Lo conferma anche il sondaggio condotto da Publishers Weekly sulle librerie indipendenti statunitensi rivelando che, dopo il lockdown, l’80% dei negozi fisici ha riaperto i propri battenti al pubblico e il restante 20% ha invece deciso di non riaprire la propria sede fisica, ma comunque attivando servizi alternativi.
Le librerie indipendenti hanno ripreso vita grazie alla creazione di nuovi canali e Amazon può avere si un vantaggio sui prezzi, ma non di certo sul fattore comunità, del resto ci sono richieste che nessun algoritmo può soddisfare e libri antichi che necessitano dell’incontro fisico con il suo lettore. Proprio ciò che manca di più ai proprietari di Ex libris, la storica bottega della città di Roma con oltre 80 anni di vita, dove il legame familiare e il comune amore per i libri antichi hanno consentito a Emidio D’Aniello e Maria Pia Lanzoni, di superare anni difficili, nei quali tante librerie di Roma sono state chiuse. Oggi nonostante risentano della profonda crisi innescata dalla pandemia continuano l’attività mantenendo aperte le proprie vetrine nel centro storico e cercano attraverso l’utilizzo della rete di raggiungere nuovi clienti in ogni parte del mondo.
Leone D’aniello, terzogenito della famiglia, ci spiega “è più complicato vendere edizioni antiche per corrispondenza e l’e-commerce impone anche nel nostro settore forti commissioni di vendita” e aggiunge “ma la cosa di cui risentiamo di più è la mancanza dei nostri fedeli clienti, che causa pandemia non possono o trovano molto complicato venirci a trovare e inoltre quelli romani hanno enormi difficoltà, sia per la situazione emergenziale dei mezzi pubblici, in quanto possibili vettori del contagio, sia per la chiusura alle auto private nel centro storico”.

Emerge che in questo periodo l’incontro fisico, uno dei fattori vincenti rispetto alle catene online, ora è fortemente limitato, il rapporto con la clientela, fondamentale soprattutto per visionare rarità antiche è scandito dal fattore tempo e dalla sua velocità e non più dalla lenta saggezza dei clienti longevi.
Ma nonostante la distanza, ciò che continua a unire è comunque la lettura, Leone D’Aniello infatti ci spiega che “è sempre fondamentale leggere. Il mondo dei libri antichi aiuta a conservare ancora più forte la memoria del passato.” Gli chiediamo “qual è il libro da tenere sul comodino?” risponde “La Divina Commedia, il prossimo anno si celebreranno i 700 anni dalla scomparsa di Dante Alighieri”.
Eppure, nonostante la sua tradizione umanistica, tipografica ed editoriale, l’Italia è la nazione europea con il minor numero di lettori e nei giorni e nei mesi del lockdown secondo un’indagine IAE è calata la lettura. Per far fronte a questa pigrizia letteraria molte librerie indipendenti italiane, prendendo esempio dalle statunitensi, sviluppano e continuano a mettere in atto una vasta gamma di iniziative volte a promuovere l’alfabetizzazione e la lettura, per renderenell’immaginario collettivo, i libri, la cultura e la lettura parte integrante del dibattito nazionale e per resistere allo strapotere dei giganti dell’e-commerce e alla crescita dei libri digitali. “La libreria del futuro d’altronde non riesco a immaginarla altro che con libri di carta, accogliente e con librai preparati” dice Cristina e Leone D’Aniello aggiunge l’augurio che ”la libreria del futuro sia piena di giovani e appassionati collezionisti-bibliofili. In un tempo in cui il digitale riempirà sempre più le nostre esistenze, sono convinto che il fascino della ‘carta’ resista e anzi trovi nuova linfa”.

Oltre a mantenere vivo l’interesse per la letteratura e auspicarsi un avvenire di carta, adesso la maggior preoccupazione per i librai indipendenti rimane però il futuro e l’impossibilità di determinare con anticipo se gli sforzi fatti basteranno ad arginare scenari che rimangono in ogni caso fuori dal loro controllo. Tra i timori principali e più generalizzati, c’è la grande incognita dei prossimi mesi, con l’avvicinarsi del Natale, periodo dell’anno in cui si vendono più libri ma con eventuali nuove restrizioni e ingressi contingentati gli acquirenti potrebbero ripiegare solo sull’online. L’appello infatti generalizzato delle librerie indipendenti è quello di avere un disperato bisogno dei loro clienti, incoraggiandoli a supportarle con acquisiti anticipati. Le festività natalizie potrebbero essere infatti una buona occasione per un incremento di aiuti che permettono a queste realtà di resistere oggi e continuare a esistere domani.
Si potrebbe trarre magari spunto dalla tradizione letteraria della cultura islandese, popolazione che ama regalare libri alla Vigilia di Natale, tanto che esiste una parola per indicare il fenomeno: Jolabokaflod, traducibile come “l’inondazione dei libri per Natale”.
Del resto, il dono più grande che può fare la lettura è capire la vita e nell’incertezza di questo strano tempo tenere un libro tra le mani è l’unica attività veramente sicura che sa mettere il cuore in pace.
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