Il 4 Marzo 2020, la Casa Italiana Zerilli-Marimò della New York University ha aperto la mostra “Propaganda: The Art of Political Indoctrination”. La chiusura di NYU pochi giorni dopo, a causa dell’emergenza Coronavirus, ha impedito a molte persone di visitarla e ha causato la cancellazione delle proiezioni, concerti e conferenze. La mostra, ideata e curata dal professore Nicola Lucchi (Queens College), presenta una selezione di pezzi della Fondazione Cirulli e si concentra principalmente sul ventennio fascista (1922-1943). Per rendere la mostra fruibile a distanza la Casa Italiana ha realizzato un mini-documentario e una visita virtuale a 360 gradi.

La Casa ha inoltre dedicato due eventi episodi della nuova serie “Tutti a Casa!” a tematiche relative alla mostra – il primo, già disponibile sul sito presenta una conversazione con la storica Ruth Ben-Ghiat sui rischi totalitari in una situazione di emergenza come quella in cui ci troviamo, e un secondo che verrà trasmesso mercoledì 22, sulla satira come antidoto alla propaganda.
La mostra guida lo spettatore attraverso un percorso che spiega la rilevanza fondamentale della propaganda nel regime Fascista: pur avendo bandito le elezioni, il regime era ben consapevole della necessità di persuadere il popolo Italiano, e di ottenere il maggior supporto possibile. Tramite artisti di ogni genere, la mostra fornisce un’analisi strumentale per cercare di comprendere come la propaganda funzionò all’epoca per il regime, e come funziona tutt’ora.
“Propaganda” è una mostra documentaria che intende esaminare i meccanismi della comunicazione politica attraverso la lente della storia politica italiana del ventesimo secolo, e nello specifico illustra come la propaganda politica fascista ha cooptato l’estetica modernista, la comunicazione di massa, le tecniche di marketing e la cultura popolare nel manipolare la società.
La prima sezione del percorso espositivo, intitolata “Prima e Dopo il Fascismo” dimostra come la propaganda politica non sia esclusivamente il prodotto di regimi totalitari ma che al contrario anche le forze democratiche sviluppano forme di indottrinamento politico.

Come simbolo vi è il poster di Franz Laskoff per il quotidiano socialista L’Avanti: sebbene il socialismo sia un’ideologia dal carattere collettivista, l’artista ha scelto un eroe solitario, su un cavallo bianco.
La seconda sezione, dal nome suggestivo di “Puppet o Puppeteer”, è dedicata a Mussolini e al culto della sua personalità nella cultura visiva italiana tra le due guerre. L’opera più emblematica e famosa tra queste è il profilo continuo del duce, di Renato Bertelli.

Questa sezione rappresenta due opposti risultati della propaganda sulla personalità del Duce: da un lato, l’esagerata abbondanza di iconografia e semantica propagandista ha rafforzato l’immagine del Duce, e della sua leadership; al contempo, però, lo presenta anche come un burattino, manovrato dalle regole che governano personaggi commerciali di successo, celebrità e slogan pubblicitari.
La terza sezione della mostra si concentra sul rapporto tra la propaganda politica e il mondo dell’industria. Le decisioni del governo fascista ebbero un grande impatto sull’economia Italiana tra le due guerre, e molte aziende Italiane provarono a ingraziarsi il regime.

Le aziende erano ben contente di utilizzare immagini fasciste per il loro marketing che, considerando la grande popolarità di Mussolini al tempo, aiutavano a vendere. Il poster per la birra Metzger, ad esempio raffigurava una grande M maiuscola, che ricordava la onnipresente iniziale del cognome di Mussolini che dominava la propaganda politica dell’epoca.
La quarta e la quinta sezione della mostra includono disegni, bozzetti, libri e poster che dimostrano quanto il fascismo riuscì ad inserirsi nella vita quotidiana e privata degli Italiani. In questa sezione, per esempio, vi è il bozzetto di Mario Sironi, che combina gigantografie e scritte che richiamano modelli cubisti e costruttivisti, dimostrando come il fascismo si servì di stili artistici molto differenti fra loro, e tentava di attirare il supporto di numerosi artisti.

Di pari passo con le filosofie dei regimi autoritari, il Fascismo non si limitò a permeare le vite degli Italiani: aveva come obiettivo quello di farsi valere, e apparire dominante, anche in un contesto globale. Per esempio, la propaganda fascista raggiunse addirittura New York: Il fascismo aveva un grande interesse per gli Stati Uniti, sia per ottenere buone relazioni diplomatiche, sia per ottenere il supporto della grande popolazione degli Italiani emigrati all’estero. Per esempio, la trasvolata di Balbo nel 1933 a Chicago e New York, iniziativa propagandistica di maggior rilievo.
Considerando tutte queste sfaccettature insieme, la mostra e il materiale audiovisivo che la Casa Italiana Zerilli-Marimò ha prodotto per permetterne una piena fruizione a distanza forniscono un’occasione per decifrare la retorica della comunicazione politica nella sua interezza, offrendo un’analisi storica, che però non si limita solo a tale periodo, ma anzi esorta lo spettatore a relazionarsi in modo critico con la moltitudine di narrazioni politiche concorrenti che lo circondano tutt’ora.