
Touch me not della regista Adina Pintilie vince l’Orso d’oro di questa 68ª edizione del Festival di Berlino.
L’intimità e il sesso sono elementi essenziali per trovare la felicità nella vita. Nel corso del tempo, è normale diventare autoprotettivi dopo relazioni d’amore traumatiche. Quando perdiamo la capacità di essere vicini alle persone, perdiamo ciò che ci rende umani. Touch Me Not è un semi-documentario dove la regista rumena esplora le varietà e i limiti della sessualità umana.
L’orso d’argento per la miglior regia è andato invece a Wes Anderson per L’isola dei cani. A causa di una terribile influenza canina capace di contagiare anche gli umani, tutti i cani di Megasaki City vengono deportati in una discarica. Una storia di intolleranza verso le minoranze. Verso quegli esseri umani che espulsi dalle loro case e reclusi contro la loro volontà, sono costretti a vivere in condizioni insostenibili. La star di Hollywood Bill Murray, una delle voci del film, ha ritirato il trofeo per conto di Anderson.

L’attrice paraguaiana Ana Brun ha invece vinto invece l’Orso d’argento come miglior attrice. Interpreta il ruolo di una donna che a sessant’anni trova la forza di emanciparsi nel dramma The Heiress di Marcelo Martinessi. L’Orso d’argento Gran Premio della Giuria è andato invece a Malgorzata Szumowska per Mug, una metafora sulla Polonia contemporanea che dopo l’addio sovietico è ormai un paese dominato dall’ipocrisia cattolica.
L’attore francese Anthony Bajon ha ricevuto l’Orso d’argento come miglior attore per la sua interpretazione nel film di Cédric Kahn The Prayer (La prière) di un giovane tossicodipendente che finisce in un centro di recupero/monastero isolato, dove il metadone è sostituito dalla fede.
Il regista messicano Alonso Ruizpalacios e il suo collega Manuel Alcalá hanno infine ricevuto l’Orso d’argento per la commedia thriller, Il Museo, con la star del cinema messicano Gael Garcia Bernal. Il film è ispirato a una storia vera accaduta nel 1985, quando una banda di criminali locali tentò di rubare 140 pezzi pre-colombiani dal Museo Nazionale di Antropologia alla vigilia di Natale. In realtà gli artefici dello spettacolare assalto furono due studenti del corso di Veterinaria appartenenti alla giovane borghesia di Ciudad Satélite, nei sobborghi di Città del Messico.
Nessun premio per l’unica regista italiana, Laura Bispuri che alla Berlinale si è presentata con Figlia Mia, una melodramma incentrato sul concetto di maternità, non solo in senso biologico, ma anche relazionale ed emotivo.
