Nonostante la giovanissima età, Kamaiyah sfoggia una sicurezza e una maturità da star navigata, affermando nei suoi primi comunicati e nei suoi primi incontri ufficiali che “le donne non devono essere dei sex symbol per vendere dischi”. Nata nel 1995 in California, non ha ancora un LP all’attivo, ma si è fatta notare con il suo mixtape d’esordio, A Good Night In The Ghetto, concept sincero e fatto in casa che la lancia come uno dei nomi R’n’B più promettenti del 2016. Cresciuta negli anni dell’esplosione di artiste come Lauryn Hill e Missy Elliott, che con personalità hanno ridato anima e orgoglio alla musica mainstream afro-americana, è come se Kamaiyah, avesse assorbito inconsapevolmente tutti gli input musicali di quell’epoca. A partire dal suo primo singolo, How Does It Feel, che ha fatto il giro del web nell’ottobre del 2015, la giovane vocalist/producer nata e cresciuta ad High Street, Oakland, mostra una stoffa e un talento non indifferente per una ragazza che ha appena compiuto ventun anni.
Fa musica da quando aveva nove anni. Un po’ curiosamente non è uno dei miti di quell’annata hip hop, ma è stata la star prodigio Bow Wow a spingerla a entrare nel mondo della musica. Se lui è riuscito a farcela, anche lei, con il suo innato talento di autrice e rapper, può intraprendere lo stesso discorso. Ci metterà un po’ di più, la gavetta sarà lunga e tuttora è senza contratto, ma Kamaiyah alla fine riesce a farsi notare senza spinte esterne. Alle superiori, a Hayward High, ha avuto l’occasione di confrontarsi con un ambiente estremamente variegato e multiculturale dove bianchi, afro-americani, ispanici e samoani convivono in un meltin pot tipicamente californiano. Ciò ha contribuito alla sua formazione musicale, ancorata alla tradizione black ma potenzialmente aperta agli scenari più contaminati, come emerge già in Freaky Freaks e Fuck It Up.
Il sound di questa notte dal ghetto resta un erede delle sonorità tipicamente West Coast degli anni Novanta, da Dr. Dree a Snoop Dogg, passando, nei momenti più accattivanti, per le indimenticabili TLC e la compianta Aaliyah. In Ain’t Going Home brucia il fuoco g-funk, Niggas con il suo flow acido e quel ritornello a presa rapida, aspira a essere uno dei brani dell’estate più caldi di quest’anno. Kamaiyah è alla guida di una crew, la Big Money Gang, ed è spesso dalle parti di San Francisco per registrare e testarsi sul palco. Al fianco di membri e collaboratori della crew, inoltre, è riuscita a portare a compimento questo esordio che gode già dei favori della critica specializzata. Alle registrazioni hanno preso parte Netta Brielle, YG e in cabina di regia giovani producer della Bay Area come CT Beats, Trackademicks, DJ Official, 1-O.A.K, WTF NonStop, Link Up, Drew Banga e P-Lo.
A Good Night In The Ghetto è un esordio ambizioso che si infila bene nella nuova rabbia black che sta smuovendo l’opinione pubblica americana. I temi ricorrenti sono l’emancipazione e il sessismo, e lei stessa prova a definire il mixtape la colonna sonora ideale per un ragazzo dai 18 ai 25 anni che lotta per vivere la sua vita senza problemi, violenze e drammi. Sogna di collaborare con Lauryn Hill ed Erykah Badu, e in cinque anni si vede al vertice della popolarità delle nuove artiste femminili. I proclami sono un po’ troppo ambiziosi e ottimisti, ma se continuerà a realizzare, come ha ammesso, delle potenziali hit come How Does It Feel in appena quindici minuti, il suo futuro è davvero roseo.