In Italia, ma anche in altri Paesi, come negli Stati Uniti d’America, cominciano a diffondersi gli hikikomori. I primi casi di questo problema sociale si sono verificati in Giappone nella seconda metà degli anni Ottanta. Fu in quegli anni che uno studioso, Tamaki Saito, direttore del Sofukai Sasaki Hospital di Tokio, si rese conto del comportamento anomalo che si manifestava principalmente negli adolescenti: i soggetti affetti da quella che lui stesso definì “sindrome di Hikikomori” manifestavano gravi problemi nella socializzazione e conducevano una vita completamente asociale, trascorrendo la maggior parte del tempo attaccati al computer.
Foto tratta da monaconline.it
In breve, ci si rese conto che quelli esaminati non erano casi singoli e sporadici, ma una vera e propria epidemia, un problema che, oggi, riguarda oltre un milione di persone: l' 1% della popolazione, il 2% degli adolescenti.
Oggi in Giappone la “sindrome di Hikikomori” è considerata una vera piaga sociale e un problema culturale. I ragazzi si estraniano dalla vita sociale “restando svegli la notte e dormendo il giorno, cominciando via via a evitare le relazioni reali, lo sport o altre attività all’aperto”, spiega Valentina Di Liberto, sociologa e presidente della Cooperativa Hikikomori di Milano. Trascorrono la maggior parte del tempo chiusi nella propria stanza ed escono solo la notte: quando sono certi di non incontrare nessuno. Gli hikikomori, infatti, cercano in ogni modo di evitare ogni il “confronto diretto, non c’è un impatto emotivo né i giudizi, spesso spietati, dei compagni di classe”. L’unico modo di relazionarsi con il mondo è il computer. Un mondo che possono “controllare”. Un mondo con il quale “ci si può scollegare quando si vuole, decidere con chi connettersi, gestire la comunicazione”. Internet offre a queste persone la “sensazione di controllo che non c’è invece nella vita reale”.
In Giappone gli hikikomori sono considerati un problema serio, soprattutto a causa delle sue conseguenze: “Prima ci si ritira dalla scuola, poi dalla scena sociale”, spiega Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta. Ancora oggi, non sempre è facile individuare le cause di queste forme di disagio sociale: studiosi giapponesi indicano tra queste bullismo scolastico, economia in netta recessione, pressioni scolastiche, madri ossessive e assenti, padri troppo impegnati nell’ambito lavorativo e molto altro ancora.
I sintomi, però, sono sempre gli stessi: i giovani cominciano a manifestare fuga dalla società, mal di pancia e mal di testa. Sintomi che spesso vengono trascurati o male interpretati. Solo quando il malessere è ormai ad uno stadio avanzato ci si accorge che, in realtà, i giovani hikikomori che stanno male cercano di fuggire dalla scuola e dalla società. Non a caso, in Giappone uno dei primi sintomi dell’hikikomori è proprio l’abbandono scolastico.
Un problema che sta diventando evidente anche in Italia. Se è vero che il primo campanello d’allarme è proprio il tasso di abbandono scolastico, il problema degli hikikomori, nel nostro Paese, potrebbe essere già più diffuso di quanto si pensi: l’abbandono scolastico è superiore alla media europea ed è in crescita (tra il 2011 e il 2014, 167 mila ragazzi hanno rinunciato al diploma). È per questo che, secondo le stime della Fnomceo (la Federazione italiana degli ordini dei medici), in Italia i casi di hikikomori (tra la popolazione al di sotto dei sedici anni) sarebbero almeno 240 mila. Si tratta di giovani per i quali affrontare la realtà appare troppo difficile, molte volte a causa della mancanza del supporto dei genitori spesso troppo impegnati a sopravvivere ad una crisi economica che, ormai, giorno dopo giorno, sta distruggendo il nostro Paese. Così, in pochi anni, quella che inizialmente è solo “crisi economica”, sta diventando un problema sociale che potrebbe finire per interessare un’intera generazione. Un problema sottovalutato: “Le istituzioni italiane non sembrano preoccuparsi ed è un limite evidente, giacché la realtà sociale è fatta anche e soprattutto di queste problematiche, con un'espansione clinica che valutiamo quotidianamente'', dicono i medici della Fnomceo.
Un fenomeno, quello degli hikikomori, che è in continua crescita e che si sta espandendo negli Usa, nel Nord Europa e, soprattutto, in Italia: proprio per individuare le cause e le possibili soluzioni a questo problema, da anni ricercatori di alcune università italiane (tra cui l’università di Palermo) sono in contatto con il dottor Tamaki Saito. Ma ciò che più di ogni cosa dovrebbe preoccupare è che il numero dei casi di hikikomori è in costante aumento. E le recenti evoluzioni sociali ed economiche di alcuni Paesi occidentali non faranno che peggiorare la situazione. Con conseguenze, secondo la Di Liberto, preoccupanti: molti di quelli che nella vita reale hanno paura della società poi, una volta sulla rete, nei social network o su Internet diventano aggressivi o trasgressivi”.