Il suo nome è Victor Young ed è il cofondatore di Five Loaves Two Fish, e da quasi un decennio si batte per salvare i lotti abbandonati a West Philadelphia.
Decisamente sollevato, dopo che a giugno la città ha annunciato di aver acquisito 91 proprietà, fra cui uno dei giardini che temeva di perdere, ha dichiarato: “Abbiamo lavorato per mantenere quel giardino curato, la minaccia degli speculatori di potersi appropriare di quella terra dopo tutto quello che avevamo costruito era concreta quanto mai spaventosa”.
Nel corso degli anni, Young ha cercato di ottenere gran parte degli appezzamenti terrieri attraverso il Neighborhood Gardens Trust, un’organizzazione a stretto contatto con i cittadini e i funzionari locali per procurarsi contratti di locazione a lungo termine o la proprietà di spazi verdi comunitari.
Il lotto che stava per dissolversi, era di proprietà della US Bank con cui la città di Philadelphia aveva un accordo immobiliare risalente al 1997 ormai scaduto. Migliaia sono le proprietà che nel corso degli anni sono rimaste incolte e trasformate, grazie ai volenterosi abitanti dei quartieri in orti urbani.
Young, è appunto uno di loro e fa parte del consiglio di amministrazione del Neighborhood Gardens Trust, all’interno di una coalizione di coltivatori, gruppi di difesa e funzionari locali che cercano di proteggere e espandere i 450 orti e fattorie della città dagli interessi dei grandi faccendieri immobiliari. Una maggiore consapevolezza si è sviluppata in relazione a questi spazi che oltre a favorire l’integrazione e l’interazione fra i vari gruppi etnici migliorano la sicurezza alimentare e aiutano a attutire gli effetti legati al calore esasperato nelle città, dovuto alla crisi climatica.

Ash Richards, che nel 2019 è divenuto il primo direttore dell’agricoltura urbana di Philadelphia Parks & Recreation ha spiegato: “A Philadelphia i giardini vengono considerati strettamente a uso temporaneo e non permanente, una soluzione potrebbe essere quella di creare politiche che forniscano un percorso verso la conservazione riducendo le barriere all’accesso delle proprietà”.
Negli ultimi anni, Richards ha collaborato con un gruppo di coltivatori dell’associazione “Soil Generation” cercando di elaborare nuove strategie. Fra le priorità la creazione di un centro di risorse che fornisca un’adeguata formazione a chi si occupa degli orti e offra semi, terreno e strumenti necessari per i giardini. Il budget messo a disposizione dall’amministrazione e destinato a questo tipo di intervento per il 2023 è stato di $ 290.000.
Questo crescente movimento legato all’agricoltura urbana sta coinvolgendo molti Paesi, anche in Italia grazie a una rinnovata attenzione verso la natura e la crescente informazione su uno stile di vita più sano si è propagato con grande successo.
Di orti urbani si parla in diversi regolamenti comunali per indicare “un appezzamento di terreno, coltivabile e non edificabile, pubblico o privato sito all’interno dell’agglomerato cittadino e del territorio comunale di riferimento, in particolare nelle aree periurbane e extraurbane” L’Emilia Romagna con 704 mila metri quadri di orti urbani risulta guidare la prima “urban farm” italiana, seguita dalla Lombardia con 193 mila metri quadri e Toscana con 170 mila metri quadri.
Nati durante la Seconda guerra Mondiale con la necessità di sfamare la popolazione, oggi sono sempre più i cittadini che decidono di affittare un piccolo lembo di terra, scoprendo i vantaggi trasversali di questa iniziativa che vanno da quelli ambientali a quelli sociali.
A livello nazionale il 28 aprile 2020 è stata presentata una proposta di legge per rendere la situazione uniforme in tutto il Paese. Si tratta del disegno di legge n.1784, secondo cui “ogni orto urbano non può superare le dimensioni di 400 metri quadrati. Al suo interno non è consentita la costruzione di edifici, mentre è consentita l’installazione di un gazebo o di una struttura non abitabile, adibita esclusivamente agli usi connessi alla coltivazione, come la rimessa di attrezzi o prodotti raccolti”
Solitamente gli orti urbani vengono concessi in gestione tramite un bando pubblicato dal Comune, a cui si accede se si hanno determinati requisiti. Ci sono diverse tipologie di orti urbani, gli orti didattici, terapeutici e i giardini condivisi, spesso quest’ultimi affidati alle associazioni.
Da un report ISTAT, negli ultimi cinque anni gli orti messi a disposizione dagli enti locali nelle città hanno registrato una crescita di oltre il 18%, superando i 2,1 milioni di metri quadrati urbani. Secondo le stime di Coldiretti gli italiani che coltivano un orto urbano sono 1,2 milioni, circa 4 su 10, pari al 44%.
Grazie alla loro natura inclusiva e alla capacità di coinvolgere la comunità, questa pratica rappresenta una risorsa preziosa per le popolazioni urbane di tutto il mondo.