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September 14, 2022
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Guterres al telefono con Putin, ma la pace è lontana

Nella conferenza stampa per l'UNGA77, il Segretario Generale chiarisce il suo ruolo nel conflitto Ucraina-Russia e accusa il G20 di non mobilitarsi abbastanza per la crisi climatica

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 5 mins read

Il segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres, ha tenuto mercoledì la consueta conferenza stampa che anticipa i lavori di UNGA77 e quando sono partite le domande, ha gelato tutti sulla situazione in Ucraina: “La pace è ancora lontana”.

Nel suo discorso di apertura, l’ex premier portoghese al suo secondo mandato come UNSG, ha ricordato le devastazioni climatiche in Pakistan, da dove è appena tornato, per lanciare un monito al mondo intero:  “Ho guardato attraverso una finestra nel futuro. Un futuro di caos climatico permanente e onnipresente su scala inimmaginabile… Quanto sta accadendo in Pakistan dimostra l’assoluta inadeguatezza della risposta globale al problema crisi climatica, e il tradimento e l’ingiustizia al centro di essa. Che si tratti del Pakistan, del Corno d’Africa, del Sahel, delle piccole isole o dei Paesi meno sviluppati, i più vulnerabili del mondo, che non hanno fatto nulla per causare questa crisi, stanno pagando un prezzo orribile per decenni di intransigenza da parte dei grandi emettitori”.

Quindi Guterres ha indicato le gravi responsabilità dei paesi più ricchi: “I paesi del G20 sono responsabili dell’80% delle emissioni. Stanno anche subendo l’impatto di registrare siccità, incendi e inondazioni, ma l’azione per il clima sembra essere piatta. Se un terzo dei paesi del G20 fosse sott’acqua oggi, come potrebbe esserlo domani, forse loro troverebbe più facile concordare tagli drastici alle emissioni. Tutti i paesi, con il G20 in testa, devono aumentare la riduzione delle emissioni nazionali obiettivi ogni anno, fino a quando non limitiamo l’aumento della temperatura mondiale a 1,5 gradi”.

Per Guterres “almeno la metà di tutti i finanziamenti per il clima deve essere destinata all’adattamento e alla resilienza climatica, per proteggere le persone ed economie. A meno che non si intervenga ora, a meno che i fondi non vengano erogati ora, queste tragedie semplicemente si moltiplicheranno, con conseguenze devastanti per gli anni a venire, inclusa l’instabilità e la migrazione di massa in giro il mondo. Il mio messaggio ai leader mondiali riuniti qui è chiaro: Abbassa la temperatura, ora. Non inondare il mondo oggi; non affogarlo domani”.

Il Segretario Generale ha introdotto il tema più scottante che sarà al centro della riunione al Palazzo di Vetro,  l’invasione russa dell’Ucraina contro ogni principio stabilito dalla Carta delle Nazioni Unite: “L’Assemblea Generale si riunisce in un momento di grande pericolo. Le divisioni geostrategiche sono le più ampie che siano state almeno dalla Guerra Fredda. Stanno paralizzando la risposta globale alle sfide drammatiche che dobbiamo affrontare. Il nostro mondo è segnato dalla guerra, martoriato dal caos climatico, segnato dall’odio e svergognato dalla povertà, fame e disuguaglianza. Conflitti e disordini continuano a imperversare. La guerra in Ucraina sta devastando un paese e trascinando al ribasso l’economia globale. Nonostante la Black Sea Grain Initiative e l’accordo per portare cibo e fertilizzanti russi a livello globale mercati, c’è un rischio reale di carestie multiple quest’anno”.

E quindi Guterres ha elencato le maggiori crisi sul piatto dell’ONU: “La fame nel mondo ha iniziato a crescere prima della pandemia e non si è più ripresa. La crisi del costo della vita sta colpendo più duramente le persone e le comunità più povere. I diritti delle donne e delle ragazze stanno andando al contrario. La maggior parte dei paesi in via di sviluppo non ha spazio fiscale e non ha accesso alle risorse finanziarie necessarie per riprendersi dalla pandemia di COVID-19 e proteggere le loro persone dall’impatto devastante di cambiamento climatico”.

Affermando che “la solidarietà prevista nella Carta delle Nazioni Unite viene divorata dagli acidi della nazionalismo e interesse personale”, Guterres ha detto che invece “il Dibattito Generale di quest’anno deve riguardare la speranza. Quella speranza può arrivare solo attraverso il dialogo e il dibattito che sono il cuore pulsante del sistema delle Nazioni”.

Al momento delle domande, che si sono soffermate per lo più sulla guerra in Ucraina, il Segretario Generale ha esordito dicendo: “Siamo ancora lontani dalla pace”. Guterres, infatti, quando gli è stato chiesto quando aveva parlato l’ultima volta con il presidente Putin, ha rivelato: “Ci ho parlato stamattina con il Presidente Putin. Abbiamo parlato del trasporto del grano e delle esportazioni russe attraverso il Mar Nero. Abbiamo discusso di problemi che ci sono alla esportazione del fertilizzante russo. Dobbiamo rimuovere certi ostacoli che possono aumentare la mancanza di cibo già nel 2022. Poi abbiamo parlato anche dei prigionieri di guerra, la centrale di Zaporizhia. Le mie posizioni sono note”.

Ad una giornalista ucraina che gli chiedeva di rivelare di cosa avesse parlato con Putin sul problema dei prigionieri, Guterres ha risposto: “Negoziati tra le parti sono in corso. Credo che si riuscirà a scambiare prigionieri di guerra tra le parti”.

A chi gli ha chiesto di spiegar meglio quali sono is suoi impedimenti nel ricercare tra le parti un possibile accordo di pace, l’UNSG ha replicato: “Non mi faccio illusioni in questo momento, le possibilità di un accordo di pace sono minime. Noi saremmo ovviamente pronti ad agevolarlo, ma non vedo le condizioni per ora. Un giorno saremo pronti a portare a un livello più alto le discussioni tra le parti in conflitto”. Poi Guterres ha aggiunto  che in Ucraina non vede nemmeno “un cessate il fuoco all’orizzonte”.

Ci sono state domande anche sulla Libia e su quello che il segretario Generale si aspetta dal suo nuovo inviato speciale, Bathily: “E’ fondamentale che le ostilità cessino… così si può raggiungere un accordo sui cambiamenti legali affinché possano avvenire le elezioni e risolvere il problema della legittimità tra i due governi”.

A chi gli chiedeva sull’Iran e il ruolo dell’AIEA, Guterres ha ribadito che l’agenzia nucleare dell’ONU “non può essere uno strumento usato da una parte contro l’altra. Ha una funzione tecnica che deve facilitare il dialogo”.

Chi ha pensato che la sua non partecipazione ai funerali della regina Elisabetta avesse una vena di polemica contro i leader dei paesi del G20 che parteciperanno, fatti oggetto delle sue accuse rispetto al problema climatico, Guterres ha smentito che ci fossero stati questi calcoli, ma che fosse semplicemente suo dovere “essere presente lunedì all’ONU all’importante Summit sull’Education che ho convocato io e dove altri leader saranno presenti”.

Sulla crisi energetica, Guterres ha ammesso che “è più difficile confrontarsi con i problemi energetici che con quelli del cibo” spiegando che entrano in campo interessi in cui l’ONU non riesce a intervenire.

Tornando all’Ucraina e alla funzione dell’ONU durante la crisi, Guterres ha avvertito di non giudicare le Nazioni Unite “solo attraverso il Consiglio di Sicurezza. Il ruolo va ben oltre”. Inoltre Guterres ha sottolineato come la nuova regola che ogni “veto” posto nel UNSC debba ora essere discusso dall’Assemblea Generale, fa guadagnare credibilità  a quest’ultima e al suo ruolo chiave. Ricordando poi che l’ONU continua ad essere la maggiore organizzazione nella mobilitazione di aiuti umanitari, nelle operazioni di pace, nello spingere le politiche contro il cambiamento climatico, “e quindi penso che questo sia il momento in cui le Nazioni Unite sono più necessarie che mai, a prescindere dal ruolo del Consiglio di Sicurezza”.

Alla fine della conferenza, mentre stava uscendo, una giornalista gli ha chiesto cosa pensasse della situazione delle donne in Afghanistan e se la loro sofferenza fosse ascoltata all’ONU: “E’ un problema centrale” ha replicato, promettendo che se ne discuterà in questi giorni.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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