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Il delitto JFK tra i segreti del rapporto CIA-Mafia e intuizioni nei film di Oliver Stone

A 58 anni dall'omicidio a Dallas di John F. Kennedy, il regista realizza un documentario per completare la sua indagine: Carlos Marcello questa volta c'è?

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
22 Novembre 1963: Il Presidente John F. Kennedy con la moglie Jacqueline a Dallas pochi istanti prima di essere colpito a morte

22 Novembre 1963: Il Presidente John F. Kennedy con la moglie Jacqueline a Dallas pochi istanti prima di essere colpito a morte

Time: 4 mins read

Sono passati 58 anni dall’omicidio del Presidente John F. Kennedy avvenuto nella Dealy Plaza di Dallas, ma ancora nei più importanti giornali d’America possono uscire autorevoli pezzi che tentano di convincere il pubblico americano – che a maggioranza invece crede che non fu solo Lee Harvey Oswald a sparare, ma ci fu una cospirazione per uccidere il presidente –  che certe tesi “cospirazioniste” sarebbero prive di fondamento, come traspare dall’articolo della storica Alecia P. Long sul Washington Post. Per Long bisognerebbe guardare solo ai documenti che si trovano negli archivi e non ai documentari e ai film, come a quelli di Oliver Stone. Il regista del pluripremiato con gli Oscar “JFK” (1991) infatti, a trent’anni di distanza spinge ancora la tesi della cospirazione con un nuovo documentario, intitolato “JFK Revisited: Through the Looking Glass”, in cui ripropone la tesi che sarebbe stata la CIA a sbarazzarsi di Kennedy. Purtroppo, sembrerebbe che Stone riproponga la tesi che l’omosessuale Oswald fosse parte di un gruppo al servizio di un uomo d’affari gay di New Orleans, Clay Shaw, che a sua volta sarebbe stato al servizio della CIA…

Si guarderà stasera su Showtime il documentario di Oliver Stone, ma come ho già scritto nel mio libro, se il talentuoso regista nel 1991 col suo film fece un gran servizio al popolo degli Stati Uniti nel “riaprire” il caso JFK costringendo il Congresso a spingere per una legislazione più aggressiva sul rilascio dei documenti allora ancora tenuti segreti dall’FBI e la CIA, seppur avvicinandosi alla “soluzione” del delitto (il film di Stone fu girato quasi interamente a New Orleans), non riuscì a “chiuderlo”. Infatti, Stone lasciò clamorosamente nell’ombra, come aveva fatto del resto il protagonista del suo film, il procuratore Jim Garrison (Interpretato da Kevin Costner), colui che aveva il maggiore interesse-movente nell’omicidio e di fatto sarebbe stato il migliore “strumento locale” per eliminare quel Kennedy di passaggio da Dallas, presidente diventato di colpo scomodo all’establishment del “complesso industriale delle armi” e del petrolio.

La copertina del libro di Stefano Vaccara "Carlos Marcello: the Man Behind the JFK Assassination" Enigma Books 2013
La copertina del libro di Stefano Vaccara “Carlos Marcello: the Man Behind the JFK Assassination” Enigma Books 2013

Stiamo parlando del boss della mafia di New Orleans, Carlos Marcello (nato Calogero Minacori) che aveva un impellente movente per uccidere il presidente: solo così poteva fermare il fratello RFK, l’Attorney General, che lo perseguitava e lo avrebbe prima o poi espulso dagli USA o peggio. Intanto Carlos con la sua famiglia mafiosa comandava in gran parte degli Stati del Sud, incluso il Texas. E’ proprio l’incontro di certi interessi mafiosi con un certo establishment “deviato” dello Stato, che rende il delitto con la partecipazione di Cosa Nostra possibile. La mafia non spara ad un presidente ben voluto e quindi protetto dal potere, ma a quello che l’establishment non vede l’ora di liberarsene e che poi potrà assicurare il “cover up”… Eppure Stone, che ogni tanto nel film su “JFK” fa pronunciare il nome del boss Carlos Marcello al bravissimo Joe Pesci che recita la parte del pilota David Ferrie,  amico del “Patsy” Oswald e che a sua volta lavora per Marcello, non si concentra abbastanza sulla mafia. Forse perché Stone pensa che coinvolgendola, darebbe una via d’uscita alla CIA? Strano che il regista, almeno nel film “JFK”,  non intuisca che lo zampino della “vera” mafia, quella appunto di New Orleans, rendesse proprio la complicità CIA-FBI (parliamo quella di Hoover) molto più verosimile e invece inguaia, come fece lo strano procuratore Jim Garrison, solo il business man di New Orleans Shaw… Guarderemo il nuovo documentario di Stone, sperando che faccia questa volta un po’ meglio. Ma consigliamo ai nostri lettori di guardare un documentario di oltre 40 anni fa, realizzato dalla BBC sul delitto Kennedy: lì c’era già tutto.

Concludiamo tornando al Washington Post che nel giorno dell’anniversario dell’omicidio di JFK  pubblica il pezzo d’opinione della Long che sostiene che dovremmo solo leggere i documenti d’archivio e non vedere film: ma davvero? Appare strano che la storica dell’università della Louisiana, non faccia mai cenno nel suo pezzo sulla difficoltà ad avere la piena “disclosure” dei documenti della CIA, un fatto che rende i sospetti di cospirazione ancora più giustificati. L’amministrazione Biden il 20 ottobre scorso, quando scadeva l’ultima deadline che il presidente Trump aveva concesso per la pubblicazione di tutti i documenti della CIA, ha ancora una volta accettato un ulteriore ritardo. Ora la deadline diventa dicembre 2022. Perché? La CIA ha un problema con il file JFK e la Casa Bianca continua a dargli tempo. Cosa c’è ancora che non possiamo leggere? Si tratta forse dei legami con la mafia? I documenti che provano come la CIA avesse ingaggiato la mafia affinché eliminasse Fidel Castro, sono già usciti parecchi anni fa…. Potrebbero emergere altri documenti che proverebbero altre collaborazioni? Con killer fatti arrivare anche da lontano per infine giungere a Dallas? Per uccidere un capo di stato molto più importante?

5 giugno 1968: il senatore Robert Kennedy agonizzante dopo essere stato colpito all’Ambassador Hotel di Los Angeles

Pochi giorni fa si è scoperto come, per il delitto di Malcom X, le indagini furono “deviate” per assicurare alla giustizia uomini che con quel delitto non c’entravano nulla. Prima o poi l’America dovrà fare i conti con una lunga serie di delitti politici degli anni Sessanta, non solo quindi JFK, ma anche MLK e RFK, solo allora emergeranno le “deviazioni” e le “complicità” che hanno finora coperto la verità.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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