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February 2, 2014
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Le idee migliori, se ci sono, si esprimano in Parlamento, senza fare “Vucciria”

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Immagine del famoso dipinto di Renato Guttusu "La Vucciria" (1974)

Immagine del famoso dipinto di Renato Guttusu "La Vucciria" (1974)

Time: 5 mins read

 

"Cu vucia chiù forti avi raggiuni" recita un detto siciliano. E infatti al mercato della Vucciria di Palermo (vucciria significa baldoria, confusione..), chi grida più forte vende più pesce.

Forse i deputati del Movimento Cinque Stelle che hanno inscenato la protesta dei giorni scorsi, sono convinti che nel Parlamento italiano gridare più forte ti porti dalla parte della ragione e quindi ti farà ottenere più voti? In effetti il Parlamento della Repubblica degli italiani – e non solo da quando ci sono seduti gli eletti del M5S – da tempo sembra la "Vucciria". Ma in democrazia chi urla più forte non ha ragione quasi mai, anzi.  

Negli Stati Uniti chi sostiene le proprie idee alzando la voce caricandola di rabbia,  lancia segnali di debolezza, di non avere gli argomenti per sostenerle quelle idee. La calma è la virtù dei forti o, meglio, di chi sa dar forza alle proprie idee. Almeno così dovrebbe funzionare il dibattito politico quando si è in democrazia. Lo scontro delle idee serve a convincere gli elettori a votare per le tue idee invece che per quelle del tuo avversario politico, ma nessuno può permettersi, facendo "vucciria," di sostenere che le idee del tuo avversario non hanno diritto ad essere argomentate e quindi ad esistere. 

Purtroppo in Italia sembra che lo scontro político tra chi governa e chi è all'opposizione ormai sia diventato uno scontro per la sopravvivenza.  Non più un acceso confronto di idee nella competizione tipica della dialettica democratica, ma un duello all'ultimo sangue tra chi detiene il potere e chi si oppone per sottrarglielo. 

Allora saremmo in presenza in Italia di una imminente rivoluzione? Dove la democrazia viene sospesa e non vince più chi prende più voti, ma chi riesce ad impedire all'avversario di continuare ad amministrare il potere o a diffondere certe idee rivoluzionarie? Siamo forse ormai giunti in Italia al preludio dello scontro armato, della guerra civile? Uno scontro violento e inevitabile tra chi detiene il potere e chi si oppone a quel potere e dove non ci sono più istituzioni comuni in cui riconoscersi per continuare una normale competizione democratica delle idee? Dove quando vincono i "rivoluzionari", si buttano giù le istituzioni per rifondarle, e quando invece vince chi detiene il potere, si ha la riaffermazione del sistema o la cosiddetta "restaurazione" del "regime"?

Tranquilli, in Italia non siamo alla vigilia di una rivoluzione, per il semplice motivo che non ci sono ancora i "rivoluzionari".

Vuole forse il M5S la fine delle istituzioni della Repubblica per fondarne una nuova? A noi non risulta. Sembra piuttosto che i deputati del M5S, almeno nelle loro dichiarazioni, vogliano  "difendere" le istituzioni della Repubblica, la sua Costituzione, da chi starebbe cercando di "cambiarla" per favorire interessi "di parte". 

Allora i "rivoluzionari" starebbero al governo? Boom! Chi potrebbe chiamare le riforme sostenute da Letta, Renzi e Berlusconi, a partire da quella elettorale, "rivoluzionarie"?

In Italia ci appare evidente, vista dagli Stati Uniti, la schizofrenia di chi pretende di condurre la lotta politica dentro istituzioni ancora sentite comuni confrontandosi con contendenti politici che si vogliono annullare, sopprimere, avversari da rendere politicamente muti. Cioè usare metodi da lotta rivoluzionaria pur restando dentro le istituzioni democratiche. "Rivoluzionari" Italian Style. 

Ma qui "schizofrenici" non ci appaiono soltanto i rappresentanti del Movimento Cinque Stelle. Anche gli esponenti delle forze politiche di governo, quando chiamano per esempio fascista l'opposizione, delegittimando il suo diritto a questo punto ad essere opposizione. Quando il Premier Enrico Letta dice: "Siamo stati troppo tolleranti…". Ma davvero? C'è forse un limite in democrazia alla tolleranza delle idee dell'opposizione? Quando queste si possono sopprimere senza scendere nella dittatura?   

Gli scontri in Parlamento della scorsa settimana ci appaiono come il risultato di una cultura anti democratica e ormai ben diffusa in entrambi i contendenti.  Durante gli scontri in cui i deputati di M5S cercavano di bloccare il voto alla Camera sul decreto Imu-Banche, persino la violenza fisica, quando c'è stata (i ceffoni per intenderci), dai filmati risulta sia arrivata non dalla parte dei Cinque Stelle. 

Ma, tornando alla "schizofrenia" dei contendenti, non si capisce ancora cosa i deputati del M5S vogliano fare "da grandi". Vogliono forse la rivoluzione? Allora inutile stare dentro il Parlamento, dovrebbero uscirne. Se, come dicono, la maggioranza degli italiani li segue, verrebbe facile facile rifondare la Repubblica. 

Non è questo che vuole M5S? Già, sanno benissimo che la maggior parte degli italiani si sente ancora "garantita", nei loro privilegi, dalla stessa classe politica che loro così tanto detestano. Infatti due terzi degli italiani che vanno ancora a votare la sostiene questa "vecchia" classe politica. E i sondaggi ci dicono che gli italiani sono per 2/3 pronti ancora a votare per il Pd di Renzi o la Forza Italia di Berlusconi!

Ascoltando i loro discorsi, i deputati M5S ci dicono che sono dentro il Parlamento perché credono nelle istituzioni repubblicane, ma puntano ad abbattere la classe politica che le "occupa" da anni usurpandole etc. Quindi M5S movimento "rivoluzionario" e allo stesso tempo "conservatore"? Schizzofrenico, appunto. 

La VOCE di New York non pensa che la stragrande maggioranza degli italiani che hanno votato per M5S siano fascisti o sfascisti, o che  siano come quei trogloditi che vorrebbero "violentare" la  presidente della Camera Boldrini, (Grillo ha avuto l'idea demenziale di incitare su FB alla risposta demenziale). Crediamo invece che la maggioranza degli italiani che si recarono a votare alle ultime elezioni portando M5S all'incredibile risultato del 25%, lo abbiano fatto nel tentativo di dare una scossa alla vecchia classe politica italiana, per convincerla a cambiare. Insomma, credevano che messa alle strette, almeno una parte di questa fosse possibile recuperarla. 

Quando M5S ebbe la possibilità di poter andare al governo per verificare se fosse ancora possibile recuperare e quindi lavorare con una parte della vecchia classe politica, guidato dal duo Grillo-Casaleggio M5S sembrò cercare l'intesa per poi immediatamente silurare il tentativo di Pier Luigi Bersani per un governo Pd-M5S. E' stato quel rifiuto di M5S la principale conseguenza della nascita del governo delle larghe intese Letta-Alfano. 

I deputati di M5S quindi non hanno riconosciuto in nessuna delle forze politiche presenti in Parlamento, gli interlocutori possibili per "difendere" quelle istituzioni che, dicono, di voler salvare. A questo punto, da New York, non capiamo cosa si propongono di fare i Cinque Stelle, non comprendiamo più quale sia lo scopo della loro lotta politica. Perché in Parlamento poi fanno tremare, con certi comportamenti, quelle istituzioni che dichiarono di voler difendere? 

La maggior parte degli italiani che hanno votato Cinque Stelle, li crediamo confusi e delusi. Non era per questo che hanno votato M5S. Vuole restare in Parlamento il Movimento Cinque Stelle? Allora lo usi per spiegare agli italiani le idee che ritiene migliori di quelle del governo. Internet scavalca qualunque tipo di censura o disinformazione nei loro confronti. Non hanno scuse per continuare a fare questa "Vucciria".

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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