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August 25, 2020
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La Convention del Gop continua nella “realtà alternativa” di Donald Trump

Dopo che la giornata di ieri ha confermato la fedeltà e sottomissione assoluta alla narrativa del presidente, oggi tra i protagonisti Melania Trump e Mike Pompeo

Massimo JausbyMassimo Jaus
La Convention del Gop continua nella “realtà alternativa” di Donald Trump

I coniugi McCloskeys durante il loro intervento lunedì alla Convention del GOP (Immagine da yotube)

Time: 5 mins read

Archiviata la prima giornata della Convention Repubblicana già si è  steso il tappeto rosso per la seconda che, di prima mattina, è stata avviata a Charlotte, in North Carolina anche se il clou della giornata sarà questa sera dopo le 8.

Sul palco nell’ora di massimo ascolto saliranno la First Lady Melania Trump, il segretario di Stato Mike Pompeo, il senatore del Kentucky Rand Paul, Mary Ann Mendoza, una dei fondatori dell’organizzazione “We Build The Wall” (quella appena truffata per centinaia di migliaia di dollari dall’ex guru politico di Trump, Steve Bannon). E poi Eric Trump, il figlio del presidente e la sorella Tiffany, appena laureata in legge dalla Georgetown University. Per ultimo Nicholas Sandman, il giovane attivista repubblicano che alcuni mesi fa ha confrontato un leader di una tribù di native American che dimostrava davanti la statua di Lincoln a Washington.

Ma la giornata ha visto già parlare tantissimi attori di secondo piano, amministratori locali, senatori statali, con il denominatore commune di una fedeltà cieca a Donald Trump e una condanna al Partito Democratico ripetendo il copione della serata precedente dove sul palco si erano alternati i coniugi McCloskeys, quelli che davanti casa loro a Saint Louis puntavano pistola e fucile mitragliatore contro i dimostranti di Black Lives Matter. E poi la ululante Kimberly Guilfoyle, la compagna di Donald Trump Jr, che strillando denunciava al microfono della convention il socialismo di Biden-Harris “che ridurranno l’America come la California”.

Nelle sue numerose apparizioni “cameo” Trump, il giorno dopo il nuovo caso di violenza della polizia su un afroamericano, ha promesso che se sarà rieletto assumerà più agenti; ma l’argomento è stato affrontato anche dal punto di vista della comunità nera: “Abbiamo fatto per gli afroamericani quanto non si faceva dai tempi di Lincoln”, ha rivendicato lo stesso presidente, mentre l’ex ambasciatrice all’Onu Nikki Haley ha negato che l’America sia razzista: “Va di moda dirlo, ma è una bugia”. E il figlio primogenito, Donald jr, ha riconosciuto che “la morte di George Floyd è stata una sciagura, e anche i poliziotti sono d’accordo”, ma ha ricordato che “con mio padre, abbiamo registrato il tasso di disoccupazione più basso di sempre tra neri e ispanici”.

E’ una convention repubblicana surreale quella che si sta svolgendo a Charlotte e Jacksonville, scollata dalla dura, amara, realtà in cui gli Stati Uniti si dibattono. E’ una parata di bugie, di negazionismo dei fatti, di rabbia verso i più deboli. Si parla di patriottismo confondendolo con razzismo, di America delle opportunità mettendo in vetrina il successo di pochi fortunati ignorando la condizione sociale delle masse. Di vittoria sul covid-19 quando il Paese è nel caos con circa 180 mila morti e quasi 6 milioni di persone infette senza nessuna politica nazionale di contenimento del virus, cercando di bloccare, o riducendo al massimo, il numero dei tamponi, per falsarne i dati statistici.

L’intervento alla convention del GOP dell’ex ambasciatrice all’ONU Nikki Haley (Immagine da youtbe)

Trump parla di ripresa economica quando ci sono milioni di disoccupati che fanno la fila alle mense delle fondazioni assistenziali private. Questa convention repubblicana si sta celebrando nella fantasia della “realtà alternativa”, un Paese presentato come ai repubblicani piacerebbe fosse, invece dell’America come è stata ridotta dopo quattro anni di Amministrazione Trump, lacerata dal razzismo, dai bassi istinti, dal menefreghismo, dalla xenophobia e dalla rabbia. Dal Paese dei sogni che la società Americana era, quattro anni di “trumpismo” hanno ridotto l’America al paese degli incubi. E i sondaggi demoscopici lo confermano: secondo lo studio condotto da Associated Press-NORC la popolarità del president è al 35% e solo il 32% degli americani approva il modo in cui il presidente ha confrontato la pandemia. Nello stesso tempo lo stesso sondaggio evidenzia come il 79% dei repubblicani lo appoggiano mentre ieri, nel suo discorso di accettazione, ha detto che oltre il 90 per cento degli iscritti al partito siano con lui. Inoltre nello stesso sondaggio solo il 23 % degli intervistati ha detto che Trump sta indirizzando il Paese nella giusta direzione. Ed ecco i rabbiosi attacchi ai democratici lanciati lunedì dal palco di Charlotte di preparare brogli elettorali, di averlo fatto spiare dall’Fbi durante la scorsa campagna elettorale.

L’intervento di Donald Trump jr

“Avevano provato a spiarci le scorse elezioni e li abbiamo beccati, questa volta vogliono truffarci con il voto per posta”, ha denunciato Trump. “Sono le elezioni più importanti della nostra storia, non fatevele portare via”, ha avvertito più volte i suoi fan che dovranno stare “molto, molto attenti” alle irregolarità che possono essere commesse con il voto per posta. Una modalità che rischia di essere cruciale a causa della pandemia di Covid-19. “Questa è la più grande truffa della storia e intendo in tutto il mondo, non solo nella nostra nazione”, ha dichiarato il capo della Casa Bianca che accusa i democratici di rubare la vittoria ai repubblicani. “L’unico modo che hanno i democratici per vincere queste elezioni è quello dei brogli. E noi le vinceremo”, ha sottolineato. E’ non c’è sondaggio che tenga. “Rasmussen mi dà al 51% ma questo non lo dice nessuno”. Un’altra bugia perché Rasmussen da Trump e Biden in perfetta parità al 49% .

Così come nessuno, a suo dire, dà conto dei successi conquistati sul campo in questi quattro anni di presidenza. “Abbiamo fatto più di qualsiasi altra amministrazione, abbiamo costruito il nostro muro, che sarà completato a breve. (Sono stati costruiti solo 400 chilometri dei quasi 3 mila e 500 del confine con il Messico). Abbiamo sconfitto l’intero califfato dell’Isis e ucciso Al-Baghdadi. Abbiamo ucciso il più grande terrorista, forse di tutti loro, Suleimani”. Ci sono poi i successi economici: “Il più grande taglio delle tasse della storia, abbiamo sistemato gli orribili accordi commerciali che erano stati siglati con Cina, Giappone, Corea del Sud”. E ancora, i nuovi accordi con Messico e Canada. “L’altra volta il premier iracheno mi ha detto che è stato un mio successo personale sconfiggere l’Isis, perché prima di me c’era il caos”, si è vantato Trump.

Naturalmente anche la seconda giornata è stata offuscata dagli scandali che vedono coinvolti o la famiglia Trump, come nel caso delle rivelazioni della nipote Mary che, dopo aver scritto un libro sulle nefandezze del presidente,  ha registrato le conversazioni della sorella di Donald Trump, un giudice federale, che lo definisce un disonesto senza scrupoli. E poi i nuovi guai giudiziari per Donald Jr. dopo che l’Attorney General dello Stato di New York ha aperto una nuova indagine su una delle società di Trump accusando il president (Donald Jr. appunto) di aver ottenuto finanziamenti in modo illegale gonfiando le attività della società. O degli alleati del presidente, come Steve Bannon, finito in prigione accusato di una truffa ai danni dei suoi seguaci per le donazioni private per la costruzione del muro con il Messico. Ieri è stata la volta del grande sostenitore di Trump, il leader evangelico Jerry Falwell Jr, presidente della Liberty University, accusato di uno scandalo sessuale, costretto alle dimissioni dopo che è stato scoperto che incoraggiava un suo ex socio ad avere rapporti con la moglie mentre il leader evangelico guardava.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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