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May 10, 2018
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Allarme Fake News, medici al contrattacco

Al via la campagna di comunicazione della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici per combattere le bufale sul web che mettono a rischio la salute

Francesco PirabyFrancesco Pira
Allarme Fake News, medici al contrattacco
Time: 4 mins read

E’ ormai allarme in Italia. C’è una fortissima preoccupazione per le tantissime persone che si curano da sole. Per questo la FNOMCEO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici) ha promosso una campagna teaser, di forte impatto sociale, per combattere in maniera decisa le fake news in tema medico. Immagini che rimangono impresse: una lapide con epitaffi del tipo: “Ho curato il cancro con il bicarbonato di sodio” o “Non mi hanno vaccinato per paura dell’autismo”. Questo perché davvero i medici italiani sono preoccupatissimi: troppe bufale sul web che mettono a serio rischio la nostra salute. Sono tantissime le persone che invece di recarsi presso uno studio medico decidono di scoprire che tipo di malattia pensano di avere attraverso la rete. E’ l’era del paziente Googlante che trova ogni risposta su Google. La Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici avverte: “Diffidate dalle bufale sul web”.

Occorre recuperare il rapporto con i medici. Una recente ricerca del Censis con Assosalute del 2017 rileva che sono 15 milioni gli italiani che anche se avvertono piccoli disturbi vanno a cercare una cura sul web. Per la FNOMCEO si tratta di una tendenza molto pericolosa da combattere. Giustamente. Tra i giovani il 36,9% cerca sul web le informazioni senza andare dal medico.

C’è da dire che in termini di comunicazione nel Belpaese medici e pazienti non si sono sempre capiti, anche per colpa dei dottori. Basta leggere l’interessante volume di Federica De Vizia “Comunicare fa bene alla salute”. Negli Stati Uniti  un po’ di tempo fa Stephen Workman, rettore di Tech Carilion University in Virginia, aveva dichiarato: “Vogliamo precludere l’accesso a medicina a quegli studenti che magari fanno bene l’esame ma non sanno comunicare”. Spesso racconto ai miei studenti di un’ecografia qualche anno fa al termine della quale chiesi al medico se era emerso qualcosa. Per quasi 10 minuti ha parlato in medichese con dei termini che in vita mia non avevo mai sentito tanto che alla fine demoralizzato chiesi: allora rischio di morire? Si mise a ridere e si sforzò dopo di farmi capire… ma non ci riuscì.

La De Vizia nel suo libro spiega: “Già da tempo il rapporto medico paziente risulta essere in crisi. Le cause di questa crisi sono varie e vanno ricercate nel sistema sociale di vita da un lato e nello svolgimento della professione medica dall’altro. L’allungamento della vita, la migliore qualità della stessa, la continua comunicazione sanitaria attraverso i vari mezzi diretti ed indiretti (radio, televisione e giornali, ecc..) spingono verso una richiesta pressante e continua da parte dei pazienti alla classe medica. Quest’ultima tuttavia, sia a causa di una non idonea preparazione durante i corsi di laurea sia in ragione di un eccessivo tecnicismo, è spesso indotta a spersonalizzare il rapporto e sostituirlo con una semplice erogazione di prestazione attraverso protocolli o linee guida prestabilite”.

A volte ripensando ai comportamenti dei vari dottori che abbiamo incontrato nella nostra vita spesso abbiamo ripensato al film di Alberto Sordi “il medico della mutua”.  E ci siamo sentiti abbandonati oltre che in seria preoccupazione per la nostra salute. Oppure siamo usciti terrorizzati e siamo andati a cercare ieri sull’enciclopedia medica  e oggi su internet il significato di una parola pronunciata dal nostro medico o cosa ci aspetta dopo aver contratto una malattia. Sempre Federica De Vizia ci ricorda per un buon medico sono importanti quattro cose: comportamento  è un buon mezzo di comunicazione un’accoglienza riservata al paziente. Un’accoglienza cordiale ed espansiva rappresenta un idoneo atteggiamento di apertura e di disponibilità che mette il paziente a suo agio; linguaggio  per comunicare bene è opportuno usare un linguaggio comprensibile, con scelta delle parole adatte.

Alberto Sordi ne Il medico della mutua (1968) di Luigi Zampa

La dizione, la gestualità e la stessa grafia diventano un mezzo di comunicazione; ascolto più volte le scuole mediche hanno posto l’accento sull’importanza di sviluppare una capacità di ascolto attivo del paziente. Questo consente di stabilire una relazione proficua sul piano psicologico e terapeutico; ambulatorio costituisce un elemento di negatività se risulta piccolo, angusto, arredato spartanamente. Un ambulatorio capiente, funzionale e ben arredato determina invece una maggiore propensione alla relazione con il medico. E noi pazienti?

Rientriamo in un elenco di personalità: il paziente dipendente, che affida ogni decisione al medico; il paziente negante che tenta di minimizzare o negare la malattia; il paziente criticante, di buon livello culturale e critica ogni indicazione medica; il paziente ansioso, condizionato dalla propria ansia, emotivo, le evidenziazioni di sintomi poco significativi creano paure inconsulte; paziente cosciente, soggetto sostanzialmente a forte personalità in grado controllare la propria emotività. Il medico dovrebbe conoscere la tipizzazione di questi pazienti e comunicare di conseguenza. Non ultimo il paziente Googlante quello temuto oggi dai medici che stanno spingendo un’azione molto forte non soltanto con la campagna ma anche attraverso i medici di base.

Lo scrittore italiano Dino Segre in arte Pitigrilli ci aveva avvisato: esistono da sempre delle droghe più potenti, più calmanti, più allucinogene della farmacopea antica e della farmaceutica moderna… queste droghe miracolo sono le parole!

Se le parole vengono usate per costruire fake news allora rischiamo davvero.

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Francesco Pira

Francesco Pira

“Il potere è fare le cose per gli altri”. Questa frase scritta nella piccola sacrestia di un prete cristiano caldeo a Bagdad è quella che mi ha sempre accompagnato nelle mie esperienze umane e professionali. Amo leggere, scrivere, ma soprattutto quando posso narrare. Mi piace, come sosteneva Enzo Biagi, raccontare storie di persone comuni. Scrivo da quando avevo 14 anni. Fin da giovane ho coltivato la passione del giornalismo. Oggi insegno, nell’ambito della sociologia, comunicazione istituzionale e teorie e tecniche del linguaggio giornalistico all’Università di Messina. I miei territori di ricerca comunicazione e giornalismo con focus costanti sul rapporto tra adolescenti e nuove tecnologie, la comunicazione politica, sociale e pubblica. Sono un siciliano che ama il “lato giusto” della Sicilia. Vivo con il sogno prima o poi di trasferirmi negli Stati Uniti.

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