Il video ha fatto il giro del web. Mostra Roberto Formigoni, all'aeroporto di Roma, infuriato per avere perso l'aero. L'ex governatore lombardo, oggi senatore di Ncd, non si trattiene: "Banda di coglioni, figli di puttana”. Poi il lancio di un telefono per terra. Lui si è giustificato dicendo che era stato vittima di gravi disservizi. Ma ci si comporta così? Della serie: lei non sa chi sono io….
di Pippo Giordano
E' insopportabile assistere alle offese, agli insulti e alle minacce verso persone che in quel momento stavano lavorando: stavano svolgendo il proprio e onesto lavoro. E, può darsi che mi sia sfuggito, ma non ho letto nemmeno due righe dell'Alitalia a difesa dei suoi dipendenti, oltraggiati dal meschino comportamento di un uomo che ha mandato in scena tutta la sua fragilità frammista ad arroganza.
Il Celeste Formigoni, un uomo che ha preteso di amministrare circa 10 milioni cittadini lombardi, non è stato capace di amministrare il suo impulso violento, che seppure in forma verbale, ha rappresentato la sua vera anima, ovvero un potente che di potente non aveva nulla: un potente in declino che scivola nella miseria intellettuale. Le sue parole rancorose, culminate col lancio di oggetti, fa venire in mente altri individui del passato, quando per dimostrare la loro impotenza nel rapportarsi con gli altri, sfoderavano la mitica e stupidissima frase: “lei non sa chi sono io”.
La locuzione mi conduce agli anni della mia giovinezza, allorquando giovanissimo agente della Stradale, fermai nel comune della cintura torinese un 'auto che nel cuore della notte e in centro abitato andava a forte velocità. Io poco più che ventenne, fui invitato dall'appuntato di fermare quell'auto: l'auto si fermò e scese un distinto signore già adirato per essere stato fermato e dopo avergli chiesto e ottenuto i documenti di guida, gli contestai la velocità pericolosa. La prima risposta del distinto “signore” fu: “lei non sa chi sono io”, aggiungendo: “ sono un avvocato e contesto la violazione stradale, faccia pure il verbale ci vediamo in Pretura”. Il mio capo-pattuglia assisteva alla scena senza intervenire (poi mi disse che voleva vedere se riuscivo a cavarmela da solo). Il pivellino agente, ossia io, non s'intimorì più di tanto, prese la cordella metrica e facendosi aiutare dall'appuntato, misurò le tracce di frenata lasciata dall'auto dal punto dell'alt sino all'arresto della vettura.
E, mentre riportavo nel verbale i metri, il “signore” (un altro Celeste) mi chiese con vocina suadente e accomandante se era possibile oblare la contravvenzione. Pur essendo possibile, a conclusione della redazione del verbale, gli risposi: “ Mi spiace, ho già fatto il verbale, ci vediamo in Pretura”. Il “ lei non sa chi sono io” pagò regolarmente la contravvenzione.
Ho raccontato questo episodio, perché nella sostanza rappresenta una certa analogia col comportamento di Celeste alias Roberto Formigoni, che ha dimostrato d'essere poco celestiale nel maltrattare le persone. Ci sono personaggi talmente boriosi e pieni di sé, che ritengono di sopraffare la dignità di altri. Invero, nel caso dell'aeroporto, Formigoni ha dimostrato per davvero la sua indole violenta: ha gettato la maschera ed è affiorata tutta l'arroganza sopita e repressa.
All'aeroporto, egregio signor Formigoni si ci va per volare su un aereo e non per volare sulle ali dell'imbecillità. Coloro che spesso utilizzano gli aerei, sanno bene che possono nascere contrattempi, ma a nessuno può essere concesso di maltrattare le persone. In ogni caso, agli impiegati dell'Alitalia offesi, va tutta la mia solidarietà e spero che Formigoni, rendendosi conto del grave errore commesso, chieda loro scusa.