All’inizio degli anni ’50 Brian, un bimbo di Dublino di religione cattolica, partecipa alla veglia funebre per un compagno di scuola. Finita la cerimonia, in strada incontra un amichetto di religione protestante che, mogio mogio, gli chiede notizie. Lui di rimando gli obietta che potrebbe ben entrare in chiesa per l’ultimo saluto al defunto. Dopo aver opposto qualche resistenza, il ragazzino si lascia condurre dentro il tempio cattolico per l’omaggio al compagno scomparso. Passa un giorno e, dopo il funerale, Brian, rientrando a casa, è accolto inaspettatamente da una gragnola di schiaffi e improperi. Il parroco ha informato i genitori, signori Farrell, del suo grave “peccato”: ha aperto la parrocchia al ragazzino protestante. Ai suoi otto anni il bambino capisce di non poter nulla contro quell’Irlanda bigotta e conflittiva. E’ però consapevole che quanto gli sta capitando è ingiusto, e giura a se stesso che da grande lavorerà per il dialogo tra cristiani.
Quel bambino si è fatto prete, è stato consacrato vescovo, e da diversi anni ha realizzato il suo progetto di vita, visto che, compiuti gli studi teologici e filosofici a Roma, è da tempo Segretario del Consiglio pontificio per la promozione dell’unità tra i cristiani, l’organo massimo che, nella Santa Sede, opera per la ricomposizione della diaspora che separa da secoli, per ragioni non sempre legate alla sola dottrina, i seguaci di Cristo. Ho avuto modo di conoscerlo e ascoltarlo qualche domenica fa, in una conferenza convocata a Taddeide, alle porte di Roma, per fare il punto sull’ecumenismo, il grandioso processo di riavvicinamento tra seguaci di Cristo avviato mezzo secolo fa dai cattolici attraverso il Concilio Vaticano II.
Mons. Farrell ha riassunto, nel suo intervento, le frammentazioni dell’ecumene cristiano, tra le quali le Chiese ortodosse orientali, la Federazione luterana mondiale, Pentecostali di ogni tipo. Si tratta di raggruppamenti fondati su realtà territoriali e non territoriali, contenitori di credenze, spiritualità, fedi le più varie, tutte circoscritte all’interno dell’ispirazione evangelica ed apostolica. Da un lato le chiese d’Oriente, così vicine per dottrina (persino nella devozione a Maria madre di Dio) ma ossessionate dal rapporto coi nazionalismi greco e slavo e il potere civile che li rappresenta, ostacolo insuperabile verso il ritorno alla ecclesia universale di Roma. Dall’altro la variegata famiglia protestante e luterana, così lontana da Roma nella morale famigliare e di genere come nel riconoscimento dell’autorità ecclesiale, mai davvero disponibile ad avvicinare due teologie che nel concetto di salvezza (cattolici) e giustificazione (luterani) continuano a rimarcare le differenze.
Farrell ha narrato di ben quindici dialoghi avviati con i movimenti protestanti, in un meccanismo complicato e per certi versi ostico, come mostra la vicenda dei Pentecostali inseriti ovunque fino a contarsi in 600 milioni nel mondo. Di qualche movimento ha sottolineato il fondamentalismo, talvolta non meno pericoloso di quello che si manifesta in certe realtà islamiche, anche perché si fa percepire come espressione della cultura statunitense se non (come pure è successo con certi presidenti, vedasi Bush junior) del potere a stelle e strisce tout court. Il Segretario ha rimarcato che per i cattolici non è più il tempo delle missioni che andavano a cercare proseliti nelle fila dei cristiani di altre confessioni.
Dal Concilio in poi si sono affermate, tra i cattolici, la stima e la fiducia in chi vive la fede in Cristo sulla base delle tradizioni che gli sono state tramandate e del battesimo che ha ricevuto. Una posizione particolarmente rilevante nel dialogo con i Pentecostali, con i quali la Chiesa di Roma condivide la devozione nello Spirito Santo, terza persona della Trinità, anche attraverso il reciproco riconoscimento di sue manifestazioni nella storia, nel tempo e nei luoghi nei quali è venuta crescendo l’esperienza umana. The Clash of Civilizations del quale ha scritto Huntington, spinge ad accelerare il dialogo ecumenico e a chiederne l’ampliamento a temi non teologici. Sotto questo profilo, l’avvicinarsi del cinquecentenario (2017) dell’affissione delle 95 tesi da parte di Lutero, con il conseguente avvio della frantumazione dell’Europa per linee religiose e dinastiche, risulterà particolarmente significativo.