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June 18, 2013
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In America, anche andare in prigione costa

Francesca TarantinobyFrancesca Tarantino
Una scena del film Gangs of New York

Una scena del film Gangs of New York

Time: 3 mins read

In Italia siamo abituati spesso a vedere per strada persone che litigano “animatamente,” soprattutto dopo qualche bicchiere di troppo. Anche a New York, come nel resto del mondo. L’unica cosa è che a NYC accade molto meno. Qui non è certo una questione di buone maniere, o semplicemente di gente che non ha voglia di litigare. In realtà la motivazione di questa faccenda è molto più interessante.

Parlavo con un amico qualche giorno fa, lui stesso è rimasto certamente coinvolto in battibecchi tra ragazzi in passato e mi ha detto una cosa che mi ha illuminata: “Nessuno vuole picchiarsi a New York, hai idea di quali conseguenze ci sono? Non solo rimani schedato dalla polizia, ma andare in prigione costa!”. 

Una cosa che non avevo mai sentito dire da nessuno prima. Anche la prigione costa? Si, eccome e adesso come non mai, nessuno se la può “permettere”.
 Qualche anno fa è stato pubblicato un articolo su fastcodesign.com intitolato “What’s More Expensive, Prison Or Princeton?” – Cosa costa di più, andare a Princeton o in prigione?- A parte lo scherzoso titolo c’è ben poco da ridere. L’articolo in realtà non si occupa dei detenuti ma va a capire a fondo quanto il sistema penale americano pesi sulle tasche dei cittadini che pagano le tasse. Molti soldi apparentemente. Sarebbe addirittura più costoso delle famose università private. Questo studio provocatorio a cura della PublicAdministration.net, una organizzazione che si occupa di ricerche online per studenti e professionisti della pubblica amministrazione ha mostrato come, nello stato del New Jersey un detenuto costi almeno 44mila dollari all’anno, più di una matricola di Princeton quindi, che ne spende circa 37mila. Ma guardiamo un po’ anche l’altro lato della medaglia. Cioè le conseguenze per chi rimane coinvolto nei tafferugli in pubblico e deve passare la notte al fresco.

Migliaia di persone rimangono spesso in prigione perché non possono pagare la cauzione e per contro, alcuni Stati come quello di New York ad esempio, spendono cifre esorbitanti per tenerli “dentro”. Nel 2010 questo sistema è costato soltanto alla città di New York circa $125milioni di dollari, per tenere nelle carceri circa 47mila persone in attesa di processo, perché non avevano fondi per pagare la cauzione.

Molti detenuti, anche per crimini minori rimangono dietro le sbarre per settimane o anni, perché non possono permettersi di pagare la somma stabilita dal giudice per essere liberi. Il giudice Jonathan Lippman durante il suo discorso annuale è stato chiaro, vuole cambiare questo assurdo sistema e farlo diventare più umano e meno costoso. Lippman ha parlato di giustizia fatta di pre-processi che potrebbero ridurre notevolmente la spesa ed il numero di detenuti che rimangono in cella anche per molto tempo perché non hanno soldi per pagare la loro libertà.

Vediamo meglio come funziona questo sistema delle cauzioni. Mettiamo il caso che si venga coinvolti in una rissa e la polizia decida di arrestarci e portarci in prigione. Il prossimo passo è quello di presentarsi davanti al giudice che deciderà la somma da pagare per essere rilasciati e la data del processo. Se non si hanno i soldi per pagare, o un garante che si impegni a pagare, si rimane in cella fino alla data del processo. Se poi si scopre che si è innocenti, queste somme non vengono comunque restituite. I poveri quindi, sono certamente quelli che rimangono in prigione più a lungo in attesa di una sentenza, ma anche i ricchi a questo punto, prima di rimanere coinvolti in un crimine anche minore ci pensano due volte.

Ritornando al discorso delle risse dunque, i soldi potrebbero diventare un motivo per girarsi dall’altra parte ed ignorare magari un commento o una battutaccia da parte di qualcuno forse un po’ troppo ubriaco.

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Francesca Tarantino

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