New York. Tutti vogliono andarci o vederla almeno una volta. Ed è vero, non c’è un posto simile al mondo, una metropoli con questa energia, una città che non dorme mai. E’ questa la sensazione che ho avuto quando sono arrivata qui la prima volta, quattro anni fa. Dopo poco però arriva la disillusionment.
Molto facile esserne ingannati, non riuscire ad andare oltre la superficie, non scoprire i mille universi che questa città nasconde. Facendolo, scopriamo perché l’amiamo odiandola allo stesso tempo. Le basi. Visto che ci vivo, posso affermare con convinzione che non è più il caso di dire che “if you can make it there, you can make it anywhere”. O meglio, può ancora accadere ma ci sono persone che vivono tranquillamente qui -o altrove-, anche se non riescono a “farcela” a NY. Ecco perché voglio raccontare New York in questa rubrica, allontanandomi dai miti e visioni stereotipate che spesso la rappresentano, specialmente in Italia. La popolazione di chi arriva a New York, secondo me, si suddivide in 3 grandi categorie: “the ones who made it” “the ones who will never make it” “the ones who wants to make it, but then they don’t and it is fine”. Traduzione. I primi sono “quelli che ce l’hanno fatta” coloro che, detta in parole povere, hanno fatto il colpaccio, hanno realizzato il sogno nel cassetto, sono al top della loro carriera, guadagnano, si godono la vita.
I secondi, a mio avviso una maggioranza, sono invece quelli che letteralmente “non ce la faranno mai” ed in cui rientrano due categorie di persone. Quelle di passaggio. Trascorrono a New York due o tre anni, si divertono e quando all’improvviso si scontrano con la dura realtà ed iniziano a capirne le strane dinamiche di competitività e magari anche a “lavorare”, scappano via a gambe levate. All’interno di questa categoria, rientrano anche –i molto più interessanti- ghettizzati. Quelli che, sembrano non poter scegliere, e vivono una vitaccia perché crescono in un ambiente che gli impone non avere ambizioni. Così, i “the ones who will never make it” si rassegnano alla vita. Identificati anche come “losers” –o perdenti- perché rinunciano con facilità ad occasioni che non avrebbero mai in altri posti e probabilmente nella vita. Non bisogna essere però troppo cattivi con loro, anche perché come sa certamente chi vive a New York, questa mela può essere a volte molto dura e difficile da mordere. Passiamo dunque alla mia categoria preferita e cioè l’ultima. Chi non fa il “colpaccio” ma magari ci prova, chi non ci riesce, ma vive serenamente, non nel lusso, ma certamente felice. Quelli che volevano farcela ma non ce l’hanno fatta e va bene così. Io penso di voler e poter ancora rientrare fortemente nella prima categoria ma se non ce la farò, non mi dispererò ed entrerò serenamente a far parte dell’ultima, dove ho visto in generale, facce molto sorridenti. Con questa rubrica dunque intendo soprattutto sfatare i miti e le leggende della città più bella del mondo. Far crollare gli stereotipi o riconfermarli se è il caso.