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September 27, 2012
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ONU/ La “bomba” di Monti sull’Ue

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 6 mins read

All’Assemblea Generale ieri é stato il turno di Mario Monti che subito cosí ha scosso l’Onu: “Quello che stiamo attraversando non é uno squilibrio ciclico ricorrente. E’ la crisi peggiore nella storia dell’Unione Europea”.

Monti arriva al podio con oltre due ore di ritardo dal tempo stabilito. Non é ovviamente in difetto il professore, il suo discorso, in un’aula ormai per metá svuotata, durerá esattamente nei tempi stabiliti. La “colpa” e di chi ha parlato prima di lui, quasi tutti hanno sforato e non poco. Non solo l’iraniano Ahmadinejad, che quest’anno é stato meno aggressivo nei suoi toni “messianici” rivolti ai “figli di Adamo”, ma soprattutto il neo presidente egiziano Mahamed Morsi, che dopo un intenso discorso durato 40 minuti su democrazia, pace, diritti civili per giovani, donne, per il popolo palestinese, dopo il suo no al nucleare per fini militari nel MO e la condanna totale del regime sanguinario di Assad, si é guadagnato un meritato e scrosciante applauso dall’Assemblea.

Quando é toccato a Monti, nell’Assemblea dell’ONU c’era l’attesa per ció che quel “tecnico” italiano avrebbe detto sull’Europa. Mentre il premier parlava, tutte le agenzie del mondo inviavano le foto degli scontri in Grecia e in Spagna, disordini che sommati agli scandali sulla corruzione italiana, stavano di nuovo allargando lo “spread”. E Monti non ha deluso e ha preso subito il toro per le corna. Con quella frase shock detta all’inizio, in quella chiara – anche se un po’ troppo accademica – pronuncia inglese: “What we are experiencing is not a recurrent cyclical imbalance: it is the deepest and worst crisis in the history of the European Union”.

Ma dopo aver gettato la bomba, ecco che Monti, facendosi aiutare da una citazione di Jean Monnet, ha cercato di rassicurare l’Assemblea ricordando come il processo di unificazione dell’Europa ha avuto bisogno proprio delle ardue scalate per crescere: “L’Europa sará costruita attraverso le crisi”. E come ha ricordato Monti “é con queste crisi che gli europei hanno capito come sono strattamente integrati i loro interessi e come sono interdipendenti le loro economie”. Ma anche la comunitá globale, proprio in questi mesi ha imparato la lezione: “Oggi il mondo ha imparato come sia essenziale una Europa vitale per affrontare le sfide globali economiche e sulla sicurezza, e come sia importante l’area Euro per il risanamento dell’economia globale”. E quindi, avverte Monti dopo aver preparato il suo pubblico: “Oggi deve essere chiaro, avere ‘piú Europa’ é nell’interesse generale”.

Dopo aver visto sul piatto dell’Assemblea dell’Onu la posta in gioco capace di far crollare tutto, chi ascoltava con apprensione quel professore che ha sostituito Berlusconi come il salvatore dell’euro, voleva da Monti anche rassicurazioni: “Non possiamo sottovalutare l’importanza delle misure che vengono prese nell’Unione europea per rafforzare la governance e l’integrazione a livello fiscale”, ha detto Monti, insistendo che per ottenere risultati “è essenziale che i governi europei svolgano bene i loro compiti a livello nazionale”. Quello che infatti starebbe facendo giá il suo paese: “L’Italia continuerá a fare la sua parte per maggiormente rafforzare la sostenibilitá fiscale e rilanciare la crescita”.

 

La crisi economica-finanziaria dell’Europa che potrebbe far affondare tutti, é stata la parte piú attesa del discorso del premier italiano. Dopo Monti ha fatto capire al resto del mondo dove stiano gli altri interessi per la sicurezza dell’Italia. Quindi dopo aver ricordato i cambiamenti storici in atto nel Mediterraneo e come l’Italia si sia prodigata a favore della Primavera araba, ha chiarito che si trattava anche dell’interesse nazionale italiano controllare meglio gli sconvolgimenti in atto a poca distanza dalle coste italiane. “I conflitti e le rivolte sociali sulle coste meridionali sono arrivati sulle nostre coste.

Il terrorismo ha trovato nuove vie per giungere l’Europa. Il traffico di essere umani ha destabilizzato i paesi di destinazione e spesso il risultato sono state tragedie in mare che non possiamo più accettare”. Cioé qui Monti ha ricordato all’Assemblea dell’Onu la tragedia dei profughi ed emigrati a Lampedusa.

Altri argomenti scottanti nel discorso, come quando sulla Siria Monti ha detto che per chi non rispetta i tentativi dell’Onu di riportare la pace “la storia non sarà clemente nel giudicare i responsabili”. E cosí anche il nucleare iraniano: “Chiediamo che l’Iran rispetti le risoluzioni del Consiglio di sicurezza. L’Italia sostiene la necessità di maggiori controlli sulle armi del regime”. Sulle tensioni nel mondo musulmano per le offese alla loro religione: “Dobbiamo cooperare con saggezza e rigettare con fermezza la rappresentazione sbagliata di religioni o credi religiosi come strumenti di distruzione e destabilizzazione. Per raggiungere questo obiettivo, sono sempre necessarie delle buone leggi, ma queste spesso non sono sufficienti. La tolleranza deve essere promossa attraverso un impegno del governo e della società civile”. E poi l’argomento spinosissimo per i rapporti tra Italia e India, con Monti che ha fatto un riferimento esplicito – senza citarli – ai marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Parlando della lotta alla pirateria il premier ha ricordato che questa “può essere efficace solo se le nazioni cooperano in buona fede, secondo le regole fissate dai regolamenti internazionali e dalla convenzioni Onu, incluse quelle che difendono la giurisdizione dello Stato (sulle navi battenti bandiera della propria nazione) in acque internazionali”.

Ma nel discorso di Monti, non poteva mancare la questione della riforma dell’Onu e soprattutto del Consiglio di Sicurezza, che vede l’Italia duellare con neo-potenze come la Germania, il Giappone, il Brasile e la stessa India che spingono per una riforma che li porti ad allargare il CdS assicurando loro il seggio permanente. L’Italia a questo “quick fix” non ci sta. “Oggi più che mai il mondo ha bisogno dell’autorità delle Nazioni Unite e la riforma del Consiglio di Sicurezza è un elemento chiave di questa agenda”, ha ricordato Monti, aggiungendo: “Un Consiglio di sicurezza efficiente è cruciale non solo per affrontare per la pace ma per creare un migliore ordine internaziomale”. Quindi, una riforma equa del CdS serve per “legittimare piuttosto che aumentare il potere nazionale di alcuni stati membri”. Quindi per l’Italia i principi di “responsabilità, consenso e senso di legittimazione regionale devono continuare a essere la fonte di ispirazione del nostro impegno”, ha concluso Monti.

Sará difficile per chiunque approvare una riforma del CdS senza il consenso dell’Italia. Ieri nel suo discorso, Monti ha infatti anche “corteggiato” – come ai tempi del mitico ambasciatore Fulci – gli stati delle piccole isole del pacifico, dedicando un intero paragrafo ai disastri ambientali e all’innalzamento degli oceani, di come l’Onu dovrá assolutamente intervenire. Giá, infatti per una riforma del CdS, il voto di un piccolo stato-arcipelago in pericolo conta quanto quella della Cina o degli Stati Uniti. E il discorso di Monti, oltre ad affrontare le paure per l’euro, si é preso cura di testimoniare le ansie delle piccole isole.


 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e dirigo La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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