Slavoj Žižek è un filosofo sloveno, piuttosto gettonato anche come conferenziere: antiberlusconiano “culturalmente” e, parole sue, se fosse italiano, anche politicamente. Dunque non esprime una posizione propriamente originale. Solo che parla e scrive da filosofo, dunque con movimenti del pensiero ampi e profondi. Sicchè, nel proporre la sua critica al Cavaliere, all’intera sua parabola, gli scappa di precisare che sì, va bene la critica, ma lui (Berlusconi) non è la causa, è l’effetto. E già questa, sebbene non ancora originale, tuttavia minaccia di essere urticante precisazione per chi, senza troppe complicazioni, lo vuole “Motore Immobile” di ogni vizio nazionale. Hai visto mai che, a distinguere fra causa ed effetto, si finisce col ridurne La Responsabilità: che deve invece essere unica e totalitaria, come il pensiero che la declama. Ma il buon Professor Žižek, per dir così’, fa anche di peggio. Quando si sofferma brevemente sul contesto da cui Berlusconi sarebbe scaturito (Mani Pulite, liquidazione giudiziaria della Prima Repubblica), rilascia una frase involontariamente sibillina e, rispetto alla catechesi corrente sul Cavaliere, certamente originale: “Voi siete una grande nazione, non abboccate a queste stronzate nordeuropee che vi trattano come una razza di inguaribili fanfaroni”.
In estrema sintesi, anche a considerare Berlusconi un modello riuscito di politico-maschera, e maschera di una comicità surreale, sapientemente usata, non divertente ma inquietante nel suo incessante fondere il piano della realtà con quello della finzione, per non assumere mai fino in fondo il peso della realtà e delle responsabilità che ne derivano, anche a volerne fare il campione di quello che definisce “ubuismo” (da Ubu Re, che è un personaggio teatrale più o meno con quelle caratteristiche), Berlusconi non è il primo. E, aggiunge Žižek, la semplificazione della figura, o di “immagine”, nella leadership politica, questo discendere dal piedistallo e farsi uomo comune, indossando maschere facili e condiscendenti, con cui giocare ad entra-esci, (così non scrivo “trascorrere dal sé all’altro da sé), è un fenomeno mondiale che da Obama arriva a Putin, passando per Sarkò, fra gli altri.
Ora, quella frase, oltre che indubbia chiarezza, dimostra che si può essere critici senza essere dozzinali, come di consueto è il Gruppo Espresso-Repubblica, per esempio. Come non dozzinale è stato Monti quando ha ricordato che nell’ultimo G20 Berlusconi, cioè il nostro Presidente del Consiglio, è stato “quasi umiliato” e, per fugare possibili equivoci (che quei raffinati cultori dell’analisi politica sono sempre pronti ad alimentare, quindi, a brandire), ha precisato che la quasi-umiliazione fu il tentativo di mutilare la nostra sovranità: recidendone quella parte riconducibile alla politica economica: quanto pagare, come, quando, a chi, e, soprattutto, perché.
Dozzinale, oltre che più dannoso della bomba atomica, è invece l’uso viscido e interessato che si è fatto non solo della crisi finanziaria e dello Spread, alto perché c’era Berlusconi, ma, specialmente, dello smarrimento indotto in ciascuno dalla progressiva erosione delle sue sostanze: smarrimento che, come la lingua, batte dove il dente duole, cioè sui nostri complessi d’inferiorità verso “gli altri” e, segnatamente, verso tedeschi, inglesi, per non parlare di olandesi, belgi e scandinavi, quasi percepiti come semidivinità. I nordeuropei dei cui interessi mascherati da rigore Žižek ci suggerisce di diffidare.
Berlusconi dice di voler tornare a candidarsi per la premiership. Ed è certo che non dismetterà la sua maschera sorridente di venditore totale, semplicemente perché, contrariamente a quanto ritiene il Professor Žižek, non è una maschera, ma la sua più autentica verità di uomo. E poiché gli italiani “non sono una razza di inguaribili fanfaroni”, imputazione che inevitabilmente li qualificherebbe quando votano Berlusconi (o Craxi o Andreotti o Fanfani o Moro o De Gasperi della “legge truffa”, e via fanfaronando), resta da vedere quale fuoco verrà attizzato dal Gruppo De Benedetti, in latente alleanza con Murdoch, per spacciare e “mascherare”, come i nordeuropei, il perseguimento di interessi propri da salvaguardia di interessi collettivi. Di tutti gli italiani, nel caso delle mascherate debenedettiane; europei, per i travestimenti nordeuropei. Tanto per capire l’antifona e certe “convergenze”: un titoletto d’assaggio di lor signori del disinteresse, appena è “uscita” la notizia sul Cavaliere ritrovato, è stato: “Berlusconi terrorizza la UE. Il suo ritorno è un pericolo”.
Il magma giudiziario, com’era ampiamente prevedibile, da quando non è più a Palazzo Chigi è in temporanea quiescenza, ma, com’è altrettanto facile prevedere, tornerebbe alla fase parossistica, con tutti gli artificieri ciancimineschi, spatuzzeschi, olgettineschi, davidmillseschi ecc. ecc., pronti ad indossare le loro, di maschere.
In attesa che si torni a dar fuoco alle polveri, fra tante maschere, è almeno auspicabile che gli italiani sappiano distinguere il loro stesso volto.