I MIEI pochi lettori che ignorano la questione Pian dell’Olmo e, più in generale, la questione raccolta di spazzatura a Roma, riassumo le premesse. Da anni la capitale sa che la discarica di Malagrotta ha esaurito la capacità di accogliere rifiuti, tanto che dopo numerosi rinvii è stato fissato al 30 giugno il suo limite di operatività. Sa anche di dover scegliere tra tecnologie per lo smaltimento e il riciclo accompagnate da mini discarica, o l’adozione di un nuovo grande spazio sostitutivo.
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La seconda (sciagurata) opzione ha portato alla preferenza per Corcolle, abbandonata dopo universali proteste, perché prossima alla villa di Adriano imperatore a Tivoli. La successiva designazione di Pian dell’Olmo, nel comune di Riano, alle porte di Roma, come sito “provvisorio” dovrebbe (si spera) fare la stessa fine, per le ragioni che qui si illustrano.
La popolazione del paesino, in particolare le famiglie che vivono a poche centinaia di metri dal previsto sito, ha bloccato per undici giorni la via Tiberina, strada di servizio per decine di paesi e borghi a nord di Roma. Ha liberato il percorso l’altro ieri, come gesto di buona volontà.
L’Unione europea sta aprendo l’ennesima inchiesta contro il governo per violazione dei vincoli ambientali. Le autorità
praticano il gioco del passaggio del cerino al più fesso di turno (in Italia “a volare sono sempre gli stracci”), per cui l’opzione a suo tempo condivisa da Regione, comune di Roma e provincia, scartata dal ministro Clini, sembra ora appartenere all’appena arrivato commissario straordinario dottor Goffredo Sottile (che nome appropriato: nomen omen dicevano gli antichi…).
Il quale, Prefetto e quindi in cima ad una delle piramidi, retributiva e burocratica, che di questi tempi di deficit finanziario e democratico causano l’indignazione dei più, si è permesso dichiarazioni stupefacenti: ha minacciato di mandare l’esercito a sbaragliare le truppe dei manifestanti (carica alla discarica!) ha confessato che la decisione su Pian dell’Olmo l’ha presa senza conoscere i vincoli idrogeologici della zona. Scenario: falda acquifera a sette metri dalla superficie e non a ventisette come gli ha raccontato l’ente Regione, fiume Tevere voglioso di inquinarsi ed esondare alla prima occasione veleni in una valle (per ora) verde e pulita con vocazione agricola e paesaggistica. … denuncia alla magistratura del commissario da parte dei Rianesi e richiesta danni. Anche il fiume e le mucche gli sfuggivano a questo dottor sottile? Nel suo piccolo, la vicenda racconta molto. La spazzatura, bene e ricchezza per molte città che la valorizzano per riscaldare o riciclare, diventa in Italia costo e peso che si è incapaci di gestire. Si legge che l’attuale situazione porterà alla decisione di inviare con treni o navi i rifiuti romani in Germania dove verranno opportunamente trattati, con nuovi costi per i cittadini.
E si leggono le dichiarazioni di Paolo Tuccitto, consulente di società di trattamento e smaltimento di immondizia, esperto in temi ambientali. Racconta che a Singapore in quaranta giorni hanno accettato un suo progetto, e che lo stesso in Italia “non interessava a nessuno”, precisando: “da anni propongo impianti che costano un quinto degli inceneritori, che producono composti e permettono di riciclare carta, plastica, vetro e metalli… in Italia la politica è sorda”. Il piano regionale prevede per quest’anno che nella città eterna ci sia raccolta differenziata al 65%; siamo al 25%. Napoli insegna dove si potrà presto arrivare. Vorremmo tanto che magistratura e Corte dei Conti facessero sapere quali interessi ci sono dietro la maleodorante faccenda.