Due settimane fa scrissi così contro la chiusura di Rai Internazionale: “La realtà è che il governo Berlusconi negli ultimi mesi è riuscito ad approfittare della salute precaria del gladiatore degli italiani all’estero, Mirko cuor di leone Tremaglia: lui avrebbe scatenato l’inferno in Parlamento”.
L’Onorevole che ha dedicato la sua vita alla difesa dei diritti dei cittadini italiani residenti fuori d’Italia, è scomparso ieri all’età di 85 anni nella sua Bergamo. Qualche giorno dopo quell’articolo, ho ricevuto una email da un lettore, un bravo insegnante di una delle università della zona metropolitana di New York, in cui in maniera ironica mi “tirava le orecchie” per aver troppo elogiato con quel “cuor di leone” quel “gran fascista che ancora va in giro a difendere ‘i ragazzi’ di Salò…”.
Già, Mirko Tremaglia è stato un personaggio che non lascia indifferenti, una personalità forte che ha scatenato altrettanti forti sentimenti. Il suo passato “fascista” mai rinnegato ha dato fastidio e molto anche tra coloro per i quali Tremaglia aveva dedicato la sua lotta politica da deputato e poi ministro della Repubblica.
Credo però che gli uomini vadano giudicati più per ciò che hanno fatto che per quello che hanno detto. Mirko Tremaglia nella sua vita avrà pure sofferto di nostalgia per il fascismo, ma quando lo disse per difendere l’onore di alcuni dei ragazzi di Salò che, come lui, combatterono credendo di difendere la Patria, mostrò di avere più cuore e coraggio di chi invece, dopo un trascorso fascista, seppe “riciclarsi” dalla parte dei vincitori. Molti di quei giovani che come Tremaglia combatterono dalla parte sbagliata per cercare di salvare la Patria, erano in buona fede. E questo fatto fu riconosciuto anche dal “comunista” Luciano Violante, allora presidente della Camera, in un discorso che commosse Tremaglia e il Parlamento.
Ma nel definire più volte “cuor di leone” il politico Tremaglia, non mi riferivo ai suoi trascorsi di gioventù, ma al lavoro svolto dal deputato di Bergamo in Parlamento. Nel modo di condurre la sua lotta politica, riuscendo a far emendare la Costituzione italiana ben due volte, Tremaglia ha dimostrato di essere più democratico di tanti “antifascisti”. Non per quello che ha fatto a favore di una “parte”, ma per tutti gli italiani, difendendo per 40 anni la cittadinanza e i diritti degli italiani all’estero.
Nel settembre del 2010, un barcollante Tremaglia che a malapena riusciva a pronunciare le parole, motivò il suo voto contrario al governo Berlusconi che chiedeva la fiducia. Allora Fli, la neo formazione politica di Gianfranco Fini dove anche Tremaglia si era rifugiato, non aveva ancora abbandonato la maggioranza di governo e quel giorno salvò l’esecutivo di Berlusconi. Ma non Tremaglia. Così salutammo quel gesto di cuor di leone, che “in un Parlamento sempre più teatro dei giochi sporchi della partitocrazia, ha espresso il suo voto negativo al governo Berlusconi. Per sempre gloria all’onorevole Tremaglia, che invece di sottostare all’ordine di scuderia che intimava di votare sì… ha ancora una volta scelto la lealtà nei confronti dei cittadini italiani che vivono all’estero”.
Tremaglia motivò il suo “voto contro” perché quel governo aveva continuato ad ignorare e mortificare i cittadini italiani all’estero. Tremaglia aveva mostrato agli italiani nel mondo e soprattutto in patria, “la forza dell’uomo che non tradisce principi e ideali, del galantuomo al quale tutto il potere, i soldi o i ricatti del berlusconismo non potranno mai comprare il voto. Tremaglia si è accorto da tempo di essere stato tradito, e ha trovato la giornata ideale per rinfacciarlo a Berlusconi, quel capo del governo che dopo averlo fatto ministro per gli Italiani nel mondo dieci anni fa, da tempo non solo ignorava, ma mortificava i cittadini italiani all’estero”.
Quando scrivono sui politici, i giornalisti dovrebbero essere corazzati di scetticismo, evitare troppi elogi e tenere asciutte le munizioni delle critiche. Ma con Tremaglia è stato più difficile: lo vidi per la prima volta nel 1994, alla New York University, durante un comizio il giorno dopo una grave sconfitta politica (il suo voto all’estero aveva subito una ennesima bocciatura in Parlamento). Quella volta America Oggi titolò: “Il politico col cuore”. Piangeva Tremaglia infatti quella prima volta che lo vidi alla NYU, fece una enorme impressione quel politico bergamasco di cui in Italia non avevo mai sentito parlare e che invece moltissimi italiani d’America erano venuti ad ascoltare e consideravano il loro Onorevole.
Dieci anni fa, addirittura lo chiamammo “San Mirko da Bergamo”, perché i miracoli li fanno i santi e l’approvazione della legge costituzionale che permetteva il voto all’estero degli italiani ci apparve allora come un vero miracolo. Tremaglia, l’ex repubblichino, aveva restituito quel diritto ai cittadini italiani emigrati. E allora ci impressionò il fatto che toccasse proprio a lui, al fascista dell’ultima ora di Salò, di dare una lezione di democrazia a tanti suoi colleghi parlamentari che invece vantavano trascorsi più “puri”.
La legge che porta il suo nome, oggi è sotto accusa. Infatti fa acqua da tutte le parti, le schede del voto da inviare via posta sono un banchetto a nozze per i peggiori imbrogli e, soprattutto, i deputati e senatori eletti sono “ghettizzati” dalla partitocrazia italiana. Noi cittadini all’estero siamo solo elettori quaquaraquà che eleggono onorevoli quaquaraquà, questa è la realtà oggi. Così al vecchio gladiatore Tremaglia, difensore del diritto di voto dei cittadini italiani all’estero, per questa legge che ghettizza il voto dei cittadini italiani emigrati e la espone anche agli influssi della criminalità organizzata (come nel caso dell’arresto del Senatore Di Girolamo), negli ultimi anni furono additate tutte le colpe. Ma in realtà quel tipo di sistema, con le circoscirizioni estere che non dovevano “impensierire” i colleggi in Italia, lui lo subì altrimenti non avrebbe raccolto nulla. In realtà il vecchio Mirko, ormai stanco lo afferrò come un “meglio di niente”.
Ma Tremaglia ne era cosciente che avevano messi “in gabbia” gli italiani all’estero e infatti, solo un anno fa, dichiarava: “Dobbiamo fare la nuova legge sul voto all’estero con l’istituzione del voto segreto presso Ambasciate e Consolati, mantenendo la spedizione postale delle schede in Italia e lo scrutinio”. Ed ancora: “Dobbiamo difendere Comites e Cgie, Consolati e Ambasciate, finanziamenti e pensioni all’estero con azioni comuni con tutti i Deputati e i Senatori eletti nella Circoscrizione Estero, anche attraverso una Commissione bicamerale eletta in Parlamento. Chiediamo con forza di ricostituire il Ministero per gli Italiani nel Mondo”.
Circa sette anni fa, da ministro degli Italiani nel Mondo, Tremaglia venne in visita ad America Oggi, e afferrandomi il braccio, mi fissò negli occhi e, urlò: “Ovvio che se i partiti divideranno gli italiani all’estero, se alla fine questi 18 parlamentari andranno a Roma divisi, non conteranno nulla e tutto questo non sarà servito a niente”.
Alla fine di una delle nostre interviste, alla vigilia del Columbus Day del 2005, gli chiesi se avesse un saluto particolare per gli italiani che l’avrebbero visto sfilare sulla Quinta Avenue. Così rispose il cuor di leone di Mirko Tremaglia:
“Il mio è un ringraziamento profondo a tutti gli italiani nel mondo. Ai ragazzi dico che dovete credere nella patria. Nella vostra patria, perché anche se perdete, potete ricominciare. Come ho fatto io che ho perso tante volte. Avevo questo ideale, rafforzato nel mio cuore dal mio angelo custode. Alla fine tu vinci. Il messaggio che ho è questo, proprio gli italiani nel mondo mi hanno salvato nel momento più tragico della mia vita dandomi un grande scopo per continuare. Questi italiani che hanno italianizzato il mondo, ora spero che possano italianizzare l’ Italia. Ringrazio iddio che ci ha fatto nascere italiani”.
Lo abbiamo già scritto e lo ribadiamo il giorno dopo la sua scomparsa: è stato un onore essere rappresentati nel Parlamento di Roma da un galantuomo come Mirko Tremaglia, deputato di Bergamo, che è stato per mezzo secolo il paladino dei diritti dei cittadini italiani residenti all’estero.
Grazie Mirko, resterai per sempre nel cuore degli italiani sparsi nel mondo.