Il 29 giugno comincia il 2025 Summer Fancy Food, la fiera dell’agroalimentare più importante degli Stati Uniti che occuperà il Javits Center fino al 1 luglio. Quest’anno segna un’edizione ancor più speciale: l’Italia è Paese partner, quindi Universal Marketing in collaborazione con Specialty Food Association, l’azienda che coordina e gestisce la rassegna, ha organizzato un Padiglione d’onore. Oltre 350 le imprese italiane, dalle più piccoli e locali a quelle grandi e internazionali, che parteciperanno all’evento e difenderanno il Made in Italy con degustazioni, live cooking e panel educativi. Il ministro italiano dell’Agricoltura, Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida è volato a New York per questa tre-giorni cruciale.
Ministro Lollobrigida, che valore ha per l’Italia e per le imprese italiane essere country partner di Summer Fancy Food?
“Essere Paese partner del Summer Fancy Food rappresenta un’opportunità strategica di enorme valore per l’Italia e per le nostre imprese agroalimentari. Parliamo della più importante manifestazione fieristica del settore negli Stati Uniti, un mercato fondamentale per il Made in Italy, dove la qualità, la distintività e la tradizione dei nostri prodotti sono riconosciute e apprezzate.
“Questa partnership ci consente di rafforzare la visibilità del sistema agroalimentare italiano, valorizzando non solo le eccellenze più note, ma anche quelle realtà produttive di piccole e medie dimensioni che puntano su autenticità, innovazione e sostenibilità.
“È una vetrina internazionale che consente di generare nuove occasioni di business, consolidare relazioni commerciali, ma anche di raccontare con orgoglio la cultura del cibo italiano, che è sinonimo di qualità, territorio e saper fare”.
Il settore alimentare si dimostra essere trainante nelle esportazioni verso gli Stati Uniti. I numeri del 2024 sono ottimi, ma l’incertezza dei dazi potrebbe influire sui risultati del 2025. Quali sono le azioni intraprese dal Ministero?
“Quest’anno l’export agroalimentare ha toccato i 70 miliardi di euro, di cui 8 miliardi solo verso gli Stati Uniti. Numeri importanti, certo, ma che ci impongono di affrontare questa fase con pragmatismo. In queste ore stanno andando avanti importanti trattative e guardiamo con fiducia ai negoziati in corso. Siamo comunque certi che l’unicità dei nostri prodotti e l’affezione che il popolo americano ha per le nostre eccellenze agroalimentari potranno mitigare eventuali conseguenze dovute a dazi aggiuntivi”.
Soprattutto le piccole e medie imprese agroalimentari italiane potrebbero essere colpite da questi dazi. Quali risorse mette a disposizione l’esecutivo per migliorare la loro presenza sui mercati internazionali e sostenere le loro esportazioni?
“Come Governo e Sistema Italia siamo al lavoro per rafforzare le relazioni commerciali in campo alimentare. Eventi come il Fancy Food sono fondamentali per promuovere le piccole e medie realtà che ancora si devono affermare sul territorio americano. È necessario puntare sul valore aggiunto che possiedono le nostre produzioni. Lo scorso anno abbiamo registrato un buon ritorno di mercato e siamo ottimisti che anche questa edizione possa suscitare l’interesse degli americani che vedono nel Made in Italy un elemento di distintività, sinonimo di tradizione e qualità.
“Il nostro lavoro, insieme all’ICE, è quello di accompagnare i nostri produttori e metterli nella condizione di proporsi sul mercato nel migliore dei modi. Parlo della partecipazione a fiere come il Fancy Food, ma anche eventi iconici come il Vinitaly a Chicago dello scorso anno, o ancora la promozione della Cucina Italiana a Patrimonio dell’Unesco, un’occasione unica per promuovere l’immagine dell’Italia all’estero, rafforzare le relazioni internazionali e celebrare l’eccellenza del Made in Italy con questo riconoscimento unico. Sabato sera, a New York, Times Square si accenderà con un video inedito dedicato alle eccellenze agroalimentari italiane, al fascino unico del nostro Paese e alla profonda amicizia tra Italia e Stati Uniti”.
Ci sono eventuali nuovi progetti o collaborazioni dirette tra Italia e Stati Uniti che vedono protagonisti il suo Ministero?
“In occasione dell’incontro bilaterale con il Segretario all’Agricoltura degli Stati Uniti d’America Brooke Rollins a Roma, è stata annunciata l’apertura di un tavolo tecnico dedicato a facilitare il confronto tra gli operatori del settore agroalimentare, con l’intento di potenziare la collaborazione commerciale tra l’Italia e gli Stati Uniti. In questi mesi abbiamo dimostrato con chiarezza che l’Italia è pronta a tutelare gli interessi dei nostri imprenditori e cittadini evitando guerre commerciali con un Paese che resta per noi un alleato fondamentale non solo dal punto di vista economico, ma anche e soprattutto valoriale. Nei prossimi giorni sarò a Washington per un nuovo incontro con il Segretario Rollins. Sarà un’importante occasione per rafforzare ulteriormente il rapporto con gli Stati Uniti e porre le basi per future collaborazioni”.
Il mercato della pasta e dei sughi, negli USA, ha registrato ottimi numeri nel 2024. Data la situazione economica, molti americani stanno infatti rinunciando ai pasti al ristorante per riscoprire la cucina di casa. Quanto è importante la presenza di grandi brand italiani negli Stati Uniti per “esportare” alcune abitudini alimentari tipiche del nostro Paese?
“La presenza dei grandi brand, come potete ben immaginare, è importante non solo sul piano economico, ma anche culturale. Quando esportiamo un prodotto alimentare italiano, non stiamo semplicemente vendendo un bene. Stiamo raccontando uno stile di vita, una tradizione, un’identità. Portare sulle tavole americane la nostra cucina, fatta di qualità, equilibrio, gusto e rispetto per le materie prime, significa trasmettere un modello che parla di Italia, dei suoi territori e del suo saper fare. Gli americani hanno imparato a conoscere e apprezzare tutti i prodotti che ci rendono famosi nel mondo: dai formaggi all’olio extravergine di oliva, dall’aceto balsamico alla pasta, dai salumi ai vini. In Italia cucinare è un modo di vivere di educare alla tutela della biodiversità e al rispetto della stagionalità. I grandi marchi italiani concretizzano, nei loro prodotti, questo insieme di valori, raccontando al meglio creatività e distintività dell’autentico Made in Italy”.
Lo scorso anno, al Fancy Food di New York, aveva raccontato i traguardi del Ministero nella lotta all’Italian Sounding. Qual è il riscontro 12 mesi dopo?
“Il comparto agroalimentare è un pilastro dell’economia italiana e un ambasciatore della nostra identità nel mondo. La qualità e l’unicità dei prodotti Made in Italy vanno tutelate con rigore e continuità. Questo sistema di valori è il frutto di un modello complesso e integrato che coinvolge il nostro territorio, le nostre organizzazioni e tutta la filiera produttiva, dalla coltivazione fino alla distribuzione.
“Nel 2024 l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari ha svolto oltre 54.800 controlli, verificando più di 28.500 operatori e oltre 54.000 prodotti. La maggior parte dei controlli ha riguardato prodotti DOP, IGP e biologici.
“È essenziale continuare sulla strada della trasparenza, intervenendo con azioni puntuali a garanzia di un elevato livello di attenzione e di chiarezza nelle informazioni. Riconoscere il Made in Italy è essenziale. Per questo motivo abbiamo introdotto la fascetta tricolore sulle bottiglie di vino, una garanzia in più per chi sceglie di acquistare italiano. L’Italia possiede 891 indicazioni geografiche registrate nell’UE, con un valore di oltre 20 miliardi di euro alla produzione e contribuisce per quasi 11 miliardi alle esportazioni italiane. È necessario migliorare e potenziare la protezione internazionale delle IIGG, inclusa la rete internet”.
Come intende affrontare le sfide legate al cambiamento climatico (nei casi di alluvione e siccità previsti per l’estate che potrebbero danneggiare la produzione locale) nell’agricoltura italiana e promuovere pratiche agricole resilienti?
“I fenomeni atmosferici avversi sono una realtà con cui dobbiamo fare i conti, e l’agricoltura italiana è tra i settori più esposti. Eventi estremi come alluvioni e siccità, mettono a rischio non solo la produzione agricola, ma anche il lavoro e la vita di intere comunità. Per questo il governo è già intervenuto con misure concrete, stanziando risorse per il sostegno immediato alle imprese colpite, ma soprattutto lavorando su una strategia di lungo periodo senza sacrificare la redditività delle attività agricole. È necessario continuare ad investire sull’innovazione e le Tecniche di evoluzione assistita ne sono un chiaro esempio. L’obiettivo rimane quello aumentare la resistenza naturale delle colture, senza alterare la qualità del prodotto”.