Dopo venti anni di ricerche e restauri risorge il Telamone nella Valle dei templi di Agrigento. La colossale statua, soprannominata anche “gigante di pietra” dell’Antica Akragas per via dei suoi 8 metri di altezza, è una delle statue antropomorfe che sostenevano l’architrave del tempio di Zeus Olimpio che sorgeva a Sud della città antica, sulla parte occidentale della collina dei templi. Venne eretto in segno di ringraziamento per la vittoria di Akragas sui Cartaginesi dopo il 480 a.C.
I Telamoni avevano sia una funzione artistica che architettonica poiché erano posizionati negli spazi tra le colonne (intercolumni), a circa 11 metri d’altezza. Secondo le ricostruzioni filologiche, queste vennero distrutte quando il tempio fu irrimediabilmente compromesso da un terremoto nel 1401 e poi depredato nel XVIII secolo. Inoltre si è anche scoperto che i suoi blocchi furono utilizzati per costruire il molo di Porto Empedocle.
L’enorme scultura che oggi domina il Parco Archeologico della Valle dei Templi è sostenuta da una struttura in acciaio di 12 metri alla quale sono ancorate delle mensole su cui sono stati collocati i singoli pezzi del monumento riassemblato.
Ma la storia del Telamone è avvolta anche da un’aura di mistero: fu l’architetto britannico Charles R. Cockerell che nel 1812 individuò la presenza di questi colossi nel sito riconoscendo una testa rinvenuta durante gli scavi borbonici. Successivamente nel 1920 l’archeologo Pirro Marconi portò alla luce i diversi reperti della statua e parecchi anni dopo, nel 1965, venne esposto il primo Telamone ricostruito al Museo Archeologico di Agrigento. Tuttavia, anche se le ricerche riportavano alla luce i resti dei Telamoni della Valle, gli esperti si sono sempre chiesti come mai questi non siano menzionati nella descrizione del Tempio fatta dal famoso cronista dell’epoca Diodoro Siculo. Ciò ha da sempre destato grande curiosità e ha aperto un acceso dibattito internazionale che prosegue ancora oggi.