Occorrono quasi due ore di viaggio, partendo dal Capoluogo siciliano, per raggiungere Gangi, suggestivo borgo medioevale dalle origini cretesi e greche, inerpicato sulle montagne delle alte Madonie che ne costituiscono cornice singolare e fortezza dolcemente espugnabile che, come donna preziosa, si concede e premia il cuore, l’anima e gli occhi del turista più audace; ogni senso ne è rapito.
Il Gonfalone del Comune è foriero delle origini di questo luogo: la fonte da cui trae il nome di Enygon, il nome originario di Gangi e il minotauro che si disseta alla fonte che ne traduce le origini cretesi.
Gangi, infatti, secondo la tradizione storiografica, è l’erede della mitica cittadina di Engyon. Intorno al 1200 a.C., i Cretesi di Minosse fondarono una città nell’entroterra della Sicilia e che, dalla fonte che vi scorreva all’interno, chiamarono Engyon; fu innalzato un tempio dedicato alle Dee Madri che assurse grande fama per la presenza di rilevanti tesori.
La Storia, invece, ci riporta indietro fino al 1195, in cui Gangi apparteneva alla famiglia de Craon signori di Geraci, lasciando poi il testimone ai Ventimiglia, Conti di Geraci fino al 1625, anno in cui il borgo entra in possesso della famiglia Graffeo prima e dopo qualche tempo, alla famiglia Valguarnera
Ai Conti di Geraci e alla loro egemonia risale la costruzione del Castello, imponente fortezza a 1045 metri dal mare, e la realizzazione della Torre quadrata, in stile rigorosamente gotico. Attraversando il sentiero in pietra essa ci accoglie con le sue eleganti bifore e il quadriportico passante, oggi meglio noto come “Torre dei Ventimiglia” (foto a destra tratta da flickr.com). Il Castello, sorto per volere dei Ventimiglia, viene però snobbato dalla stessa famiglia, che
preferisce le dimore di Geraci e di Castelbuono. Il maniero subisce copiose trasformazioni negli anni e dopo un breve utilizzo come carcere prima e come scuola dopo, viene acquisto da una famiglia del luogo. (sopra, a sinistra, una veduta di Ganci)
L’aria calda di giugno ci abbraccia, lo sguardo si perde tra le valli sconfinate ed è ancora una volta la Sicilia, con la sua arte, culla di dominazioni e popoli di varie tradizioni, ad imporsi ai nostri sensi; Ganci, Enygon, svetta sulla cima in attesa di essere svelata ma è dal basso che vuole partire la nostra conoscenza di questo luogo amèno e fortemente religioso. Si possono infatti contare ben continudiciotto chiese nel centro abitato e cinque nelle campagne.
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