Il 2 aprile gli Stati Uniti di Donald Trump dovrebbero imporre i nuovi dazi commerciali all’Unione Europea, Italia inclusa, e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella negli ultimi giorni si è fatto sentire diverse volte a chiare lettere spiegando in occasioni pubbliche che “per la pace servono i mercati aperti”, con dovizia di dettagli, invitando anche l’Europa a reagire “con calma ma con determinazione per contrastare scelte di applicazione dei dazi così immotivate e così generali”.
Finora il governo di Giorgia Meloni è rimasto in silenzio sul tema; l’amicizia apertamente professata dalla premier per il presidente degli Stati Uniti dovrebbe consentirle in teoria – questa la speranza – di fare da ‘pontiera’ verso la Casa Bianca, fin qui però con scarsi risultati. Nessuno sfugge ai dazi di Trump, né la Gran Bretagna (anche il premier Keir Starmer era andato alla Casa Bianca a tentare il compromesso), né l’Unione Europea, Italia inclusa. La Commissione Europea ha promesso di reagire imponendo a Washington tariffe di rappresaglia (ma ci sono parecchie incertezze perché si tema che facciano più male che bene all’economia comunitaria).
In Italia, mentre la premier tace e il vicepremier Antonio Tajani si barcamena, l’altro vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, terzo corno – e più estremista – della maggioranza, pronto in ogni occasione a lodare le politiche di Trump, ha pensato bene di telefonare al vicepresidente Usa JD Vance pochi giorni fa (Tajani, che è ministro degli Esteri, ne è stato molto irritato) per poi spiegare ai cronisti che “stiamo lavorando per fare una missione con alcune grandi imprese italiane per investire negli Stati Uniti, penso al tema delle ferrovie che è totalmente da sviluppare, il governo americano ha messo centinaia di miliardi sul tavolo per autostrade, ferrovie, porti e aeroporti, conto di portare tante aziende italiane a fare business là”.
È in questo contesto che Sergio Mattarella è uscito allo scoperto: prima sabato 22 marzo alla fiera dell’Olio e del Vino a Roma, poi lunedì 24 visitando il ‘villaggio’ Agricoltura È, una specie di fiera a piazza della Repubblica, in pieno centro della capitale, pensata dal governo per il settore agroalimentare (il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, ex genero di Giorgia Meloni, fa da padrone di casa). Alla kermesse per tre giorni parteciperanno molti ministri.
Mattarella accompagnato da Lollobrigida ha girato gli stand dei prodotti nazionali accolto da molti applausi. “Speriamo che il buon senso prevalga” ha detto il presidente della Repubblica, rispondendo ai giovani dello stand Coldiretti preoccupati per i dazi annunciati dal presidente Usa.
Poi un lungo dialogo più ufficiale con un gruppo di ragazzi che gli ha fatto delle domande. “I dazi creano ostacoli ai mercati, alterano il mercato, penalizzano i prodotti di qualità e questo per noi è inaccettabile ma dovrebbe esserlo per tutti”, ha ribadito Mattarella. “Si è dato vita alla organizzazione mondiale del commercio per commerciare in maniera leale con regole certe, non sempre si è riuscito”, ha aggiunto il capo dello Stato, “ma ha fatto migliorare molti paesi. Questo sistema è indispensabile, a volte viene violato, ma la risposta non sono i dazi ma regole da rispettare e migliorare. I rapporti commerciali creano collaborazione e rapporti di fiducia tra i paesi e questa fiducia garantisce la pace. I mercati contrapposti mettono in pericolo fiducia e collaborazione”. Perciò “la nostra posizione è chiarissima: per la pace occorre avere mercati aperti” e l’Unione Europea ha “la dimensione e la forza per interloquire con calma ma con determinazione per contrastare scelte di applicazione dei dazi così immotivate e così generali”.
L’Italia potrebbe essere uno dei Paesi Ue più svantaggiati dalle nuove tariffe commerciali statunitensi. Vini, formaggi, olio, aceto e pasta sono tra le merci più esposte dai possibili contraccolpi dei dazi. Secondo un analisi di Cia-Agricoltori Italiani, Chianti e Amarone, Barbera, Friulano e Ribolla, Pecorino Romano, Prosecco e sidro di mele figurano nell’elenco dei prodotti tricolori più in pericolo mentre tra i territori più esposti vengono annoverati Sardegna e Toscana. I dazi americani potrebbero costare alle aziende italiane tra 4 e 7 miliardi di euro.