Gl attacchi di Stati Uniti e Gran Bretagna ai ribelli Houthi sostenuti dall’Iran in Yemen segnano l’allargamento regionale del conflitto che tutti dicevano di voler evitare. Per la seconda notte consecutiva l’esercito americano ha colpito un altro sito controllato dagli Houthi nello Yemen che, secondo quanto riferito, metteva a rischio le navi commerciali nel Mar Rosso.
Lo hanno detto due funzionari Usa e lo hanno confermato media dei ribelli yemeniti. Secondo il canale al-Masirah, questa mattina gli attacchi americani hanno preso di mira almeno un sito nella capitale Sanaa.
La nuova serie di attacchi mirava a ridurre ulteriormente la capacità degli Houthi di compiere altri attacchi nel Mar Rosso e arriva dopo l’assalto aereo e navale coordinato a guida americana del giorno precedente contro quasi 30 obiettivi dei miliziani nello Yemen.
Il segretario alla Difesa Lloyd Austin ha prima discusso e preparato e poi osservato in tempo reale lo svolgimento dell’attacco dalla sua stanza d’ospedale, dove è in cura per un cancro alla prostata.
Lo Yemen è stato territorio di guerra per quasi dieci anni: una coalizione guidata dall’Arabia Saudita, armata dagli Stati Uniti, ha cercato di sconfiggere gli Houthi, un tempo banda armata ora governo de facto della parte nord del paese, appoggiato dall’Iran. Dieci anni in cui sono morte centinaia di migliaia di persone nel quasi disinteresse del mondo, per i combattimenti, la fame e le malattie, facendo dello Yemen una delle crisi umanitarie peggiori del pianeta. Quando la coalizione si è ritirata, gli Houthi hanno consolidato le loro posizioni; dal 2014 sono entrati nella capitale Saana imponendo la loro ideologia religiosa ispirata da una setta dell’islam sciita.
Nelle ultime settimane hanno provocato il caos nel Mar Rosso attaccando navi commerciali e azzoppando il commercio internazionale attraverso il canale di Suez. Azioni che secondo gli Houthi (che prendono il nome da un loro comandante ucciso nel 2004) si rivolgono contro Israele e il fallimento del mondo che non riesce a fermare il conflitto a Gaza.
Adesso la coalizione a guida Usa che bombarda i centri militari Houthi rischia di riportare il conflitto nelle case del tormentato paese sulla punta della penisola arabica. La gente a Saana è scesa in strada venerdì protestando contro gli attacchi.

All’attacco di venerdì gli Houthi hanno reagito giurando di contraccambiare e secondo gli analisti militari sono in possesso di un ampio arsenale di armi anti nave, inclusi missili cruise e balistici. Secondo funzionari del Pentagono i missili Houthi hanno una gittata fino a 1.200 miglia, ovvero potrebbero arrivare a Israele.
Gli Stati Uniti “non sono” in guerra con l’Iran, ha detto il presidente Joe Biden, rispondendo ai giornalisti al seguito in Pennsylvania. “L’Iran non vuole una guerra con noi”, ha aggiunto il presidente degli Stati Uniti.
Ma l’attacco verosimilmente aumenterà i sentimenti anti americani in Yemen e non solo. Secondo il New York Times alcuni alleati nella regione, inclusi il Qatar e l’Oman, avevano avvertito gli Stati Uniti che bombardare le postazioni Houthi è un errore, perché l’offensiva avrebbe avuto scarso effetto pratico e avrebbe peggiorare le tensioni nell’area, mentre raggiungere un cessate il fuoco a Gaza avrebbe tolto agli Houthi il pretesto per assalire le navi. Venerdì il ministro degli Esteri dell’Oman ha rilasciato una dichiarazione criticando l’attacco dell’alleato americano, “mentre Israele continua a violare i limiti con bombardamenti, una guerra brutale e l’assedio a Gaza senza alcuna conseguenza”.
Lo sfoggio di muscoli dell’amministrazione Usa ovviamente è stato criticato con veemenza dalla Russia di Vladimir Putin e accolto con “preoccupazione” anche dalla Cina.
E l’alleata Unione Europea? Osserva, in silenzio, con preoccupazione. Francia, Spagna, Italia hanno precisato di non aver partecipato all’offensiva. Bruxelles vorrebbe mettere in campo una forza navale europea per proteggere le navi commerciali nel Mar Rosso. Attraverso il canale di Suez passa il 12 per cento del commercio mondiale.