Si è tenuta nei giorni scorsi a Erice, in provincia di Trapani, in Sicilia, nell’aula magna del centro di cultura scientifica ‘Ettore Majorana’ del professor Zichichi, la 55ª sessione dei “Seminari Internazionali sulle Emergenze Planetarie”.
Sotto la super visione del dott. Fabrizio Zichichi, responsabile organizzativo dei seminari, per 5 giorni 80 tra scienziati ed esperti, provenienti da 25 paesi, hanno discusso sulle questioni legate alla sicurezza globale e alla salute del mondo.
Trapanese d’origine, il professore, oggi 94enne, ha aperto i lavori con un video messaggio inviato da Ginevra, città dove risiede.
Tanti gli argomenti trattati e tanti gli scienziati americani, italo americani o italiani, che da decenni vivono e lavorano negli USA, presenti al seminario. Tra questi i professori Cristian Galbiati, Carmine Difiglio e William Barletta, tre luminari nei campi della fisica, dell’energia e della tecnologia scientifica, che hanno animato il serrato dibattito tra gli esperti.
E l’elenco delle emergenze individuate dai luminari, e su cui si è discusso, è particolarmente vasto e nutrito: si va dal ritorno del nucleare alla transizione energetica; dalla gestione e prevenzione delle pandemie alla salvaguardia dell’acqua e alla sua equa distribuzione nel mondo; dall’inquinamento alimentare all’intelligenza artificiale. Questa nuova tecnologia non costituisce un problema solo perché già adesso in grado di dar vita ad un realtà virtuale e parallela, con tutte le conseguenze del caso, ma anche in quanto difficile da regolamentare. Forse ancor più complicato che con internet e i social.
E sappiamo bene quanti e quali disastri un uso disinvolto di internet abbia potuto creare. Dalla privacy violata, alla costruzione di un sentito popolare basato esclusivamente sulle fake news, capaci, in diverse occasioni, di condizionare addirittura la politica mondiale.
Questi e tanti altri gli argomenti su cui si è discusso e dibattuto, poi, l’ultimo giorno, nell’ambito di un seminario per la prima volta aperto al grande pubblico.
Ancora una volta il Centro Studi Ettore Majorana conferma il suo ruolo di promotore di una scienza per tutti e di tutti, secondo quell’idea, da sempre caldeggiata dal professor Zichichi, che ogni sforzo della ricerca dev’essere rivolto al miglioramento delle condizioni di vita di tutta la popolazione mondiale, e che ogni provvedimento va commisurato alle effettive realtà sociali dei vari paesi.
Per essere più chiari: se una catastrofe climatica distrugge una infrastruttura di un Paese occidentale questa verosimilmente verrà riparata in un tempo ragionevole. Se la stessa cosa accade in un paese povero i tempi di recupero del bene infrastrutturale in questione (dighe, impianti per la distribuzione dell’acqua, strade indispensabili per la diffusione delle merci etc.) sarà probabilmente molto più lungo, finendo per condizionare la vita di intere generazioni.