Un italiano che a New York cerca per sé e per i suoi pazienti, studiando duramente, di fare esperienza nel migliore centro ortopedico del mondo, l’Hospital for Special Surgery, reparto specialistico del Presbiterian all’interno della Cornell University sulla Settantesima Est.
Si tratta del dottor Gisberto Evangelisti, 38 anni, nato a Massa e ortopedico del Rizzoli di Bologna: dal 22 agosto e per un anno fa parte di un gruppo di ricerca internazionale, unico italiano, nel campo della chirurgia miniinvasiva della colonna vertebrale e delle conseguenze degli interventi sullo sviluppo muscolare. Un incarico prestigioso nel quale Gisberto, che ha vinto una “application” internazionale, crede particolarmente: “Voglio crescere professionalmente e personalmente, ma il mio futuro è l’Italia”.
Gisberto è figlio di Fabio Evangelisti, già deputato di Pd e Italia dei Valori, presidente della Commissione Schengen del Parlamento italiano e scrittore, e di Graziella Candeloro; la sorella Alessandra è una persona attiva in campo culturale. Una famiglia che ha fornito solide basi, come quelle trovate con la moglie, Alessia Uccelli, anch’essa massese e dottoressa a Bologna, che l’ha accompagnato con i due figli, Leonardo, 6 anni, e Federico, 3, in questa avventura americana.
“Alessia – racconta il giovane medico – è una ginecologa dell’Asl e ha preso un anno di aspettativa e l’ha fatto volentieri perché finalmente tutti e due, ma soprattutto lei, possiamo stare un pochino più vicini ai nostri figli che stanno crescendo. L’altro giorno ho accompagnato Leonardo alla scuola elementare italiana dove ha cominciato la prima classe. Federico ha tre anni e finalmente ha a disposizione la madre per tutta la giornata. Anch’io cerco di passare tutto il tempo fuori dal lavoro con lui, anche se le nostre attività di ricerca iniziano spesso la mattina alle 6,30”.
Evangelisti parla della sua nuova esperienza: “L’Hospital for Special Surgery negli ultimi tredici anni è stato sempre considerato il migliore ospedale specialistico del mondo e comunque io vengo dal Rizzoli che è l’ottavo. Non c’è posto migliore di questo nel quale io possa affinare le mie capacità sia di ricerca sia di sala operatoria che poi saranno al servizio del mio Paese. Qui ci sono medici selezionati che vengono da Germania, Turchia e Giappone. Sotto la guida del dottor Andrew Sama, di origine italiana e che si diverte a raccontare che suo padre vendeva scope a Little Italy, stiamo studiando le conseguenze degli interventi chirurgici di tumori della colonna vertebrale sui pazienti, cercando di risolvere il problema di chi non esce perfetto dall’operazione. Abbiamo intrapreso la via mai esplorata prima di capire come una persona che abbia una fragilità muscolare conclamata possa sopportare l’operazione ed evitare la sarcopenia, la perdita della massa muscolare. Lavoriamo sui fallimenti che talvolta possono accadere per cercare di porvi rimedio. E soprattutto studiare in profondità chi per i suoi dolorosi mal di schiena, chiamiamoli così, può essere o no sottoposto a chirurgia. Un argomento molto importante ma a volte sottovalutato: dobbiamo capire chi può sopportare viti e bulloni nella colonna colpita da tumore”.
Gisberto ha preso casa non distante dalla 70th East dove si trova l’ospedale e abbastanza vicino a Central Park. “Cerchiamo – dice – di vivere New York e di farla digerire ai nostri figli. La scuola dove va Leonardo è la Guglielmo Marconi ed è molto frequentata dalla comunità italiana e questi contatti aiutano molto. Io ed Alessia eravamo già venuti una decina di anni fa, ovvio che per i due bambini è una novità assoluta. Devo dire che quando li abbiamo portati da Schwarz si sono divertiti molto suonando la pianola distesa sul pavimento…”.
Evangelisti è molto soddisfatto: “L’alto livello della ricerca che facciamo è davvero interessante e l’equipe è molto coesa. Con me ci sono due tedeschi, un turco e un giapponese, paesi che collaborano molto con questo reparto, mentre io sono il primo italiano venuto qui. Confesso che dopo una settimana avrei voluto tornare nella mia comfort zone bolognese, ma dopo lo choc iniziale anche a causa della città ora mi trovo molto bene e sono convinto che questa esperienza mi servirà molto professionalmente e umanamente. Il confronto con clinici di grande statura come il dottor Sama non annoia di certo. Ogni martedì, per esempio, in un briefing che dura dalle 6,30 a mezzogiorno dobbiamo convincere i nostri capi che stiamo facendo i giusti progressi”.
Ma Gisberto che cosa chiede a questa esperienza a stelle e strisce? “Di imparare e portare nel mio reparto di Bologna, che mi ha adottato pur se io mi sono laureato a Pisa, tutte le informazioni necessarie per progredire nel nostro lavoro. Lo devo al professor Alessandro Gasbarrini che mi ha fatto diventare il chirurgo che sono e che mi ha permesso di fare questa esperienza newyorchese”.
Alessia approva. A Leonardo e Federico si prospetta un anno in cui potranno imparare molte cose.