Quando gli “altri” erano gli italiani, l’emarginazione e la ghettizzazione non li risparmiavano. Le condizioni di vita degli immigrati italiani all’estero, negli Stati Uniti d’America e in Brasile, sono assurte prepotentemente agli onori della cronaca grazie agli articoli-denuncia di Adolfo Rossi che, senza censure, ha più volte scritto: “Questa è l’Italia della vergogna”. Grazie ai suoi reportage, che giunsero in Parlamento, nacque una accesa discussione conclusasi con la promulgazione della prima legge di tutela dei migranti italiani nel 1902.
A quest’uomo, giornalista e diplomatico (senza aver mai frequentato l’università), l’Istituto Italiano di Cultura di New York dedicherà, il prossimo primo giugno, una intera sezione della mostra “Orgoglio e memoria” con numerose testimonianze di Rossi, sia come cronista sia come diplomatico. Il libro, con foto e documentazione giornalistica, verrà messo poi a disposizione del Calandra Institute e del Dipartimento di cultura italiana della Columbia University.

Un impegno che il Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, Fabio Finotti, sta curando in prima persona volando in Italia, precisamente a Lendinara, in provincia di Rovigo, città natia del giornalista, per incontrare il sindaco Luigi Viaro, l’assessore alla cultura Francesca Zeggio, Nicola Gasparotto (Direttore Cittadella della cultura), la scrittice Beatrice Autizi. Una visita che fa seguito alla “missione” a New York, nel novembre scorso, di una piccola delegazione comunale italiana che ha cercato e trovato ulteriore materiale, anche inedito, del concittadino.

Ma chi era Adolfo Rossi? Nato nel 1857, a 21 anni decise di lasciare il lavoro di impiegato e partire per New York. In tasca aveva pochi soldi e, come si racconta, fu anche derubato, ma non si diede per vinto, e, rimboccatosi le maniche, comincio’ a svolgere molti lavori, anche i più umili. Non parlava inglese e la sua insegnante fu una donna americana che amava gli italiani. Poi arrivò la grande opportunità di realizzare il suo sogno: cominciare a scrivere per un quotidiano, “L’Eco d’Italia”. Non passò molto tempo e si ritrovò ad essere il primo redattore de “Il Progresso Italo-Americano”, destinato a divenire il più venduto (centomila copie) e autorevole quotidiano tricolore in America. Scrisse anche numerosi libri, tra questi: “Un italiano in America”, “Nel Paese dei dollari”. Nel 1908 divenne diplomatico, grazie all’impegno profuso a favore delle comunità italiane all’estero. Morì a Buenos Aires nel 1921, mentre ricopriva la prestigiosa carica di ministro plenipotenziario per l’Italia. Oggi riposa nella sua terra natia.