Il teatro La Scala rilancia, sotto la direzione del sovrintendente Dominique Meyer e con la collaborazione di artisti e sindacati. Dopo la pandemia, una nuova stagione di musica declinata in opere, balletti, concerti, weekend artistici e spettacoli per famiglie, nel rispetto dell’ambiente, proiettato verso il futuro con spettacoli in streaming, digitalizzazione dell’archivio, sottotitoli in 8 lingue, programmi educativi per scuole e istituti culturali. Meyer e il suo staff hanno pensato a tutto, persino a rivedere il costo dei biglietti delle varie aree del teatro adeguandoli a tempi e modi di consumo contemporaneo.
Di tutto questo e di più il sovrintendente ha parlato nella press conference al consolato introdotto dal Console Generale Fabrizio Di Michele. “È la prima volta che veniamo qui a New York a presentare il Teatro la Scala” ha esordito il sovrintendente, rivolgendosi idealmente a quella parte di pubblico straniero, ora circa il 30%, che assiste agli spettacoli de La Scala e costituisce il 40% dei ricavi perché acquista i biglietti più costosi.
“Il teatro è rimasto chiuso per molti mesi a causa della pandemia – dice – abbiamo perso circa 20 milioni di euro di biglietti, poteva essere catastrofico ma siamo riusciti a rimanere aperti, durante il lockdown i nostri artisti continuavano a esercitarsi, a lavorare, dovevamo mantenere intatto il livello de La Scala, non potevamo permetterci di rovinare la sua immagine.

La Scala è importante in Italia e nel mondo, per questo abbiamo riaperto subito a settembre del 2020 con il Requiem di Verdi per le vittime del Covid e le loro famiglie nel Duomo di Milano con la direzione di Riccardo Chailly alla presenza del presidente Mattarella che è tornato con il presidente tedesco Steinmeier per l’esecuzione in teatro della Nona Sinfonia di Beethoven. Non è stato facile lavorare rispettando le norme del distanziamento, non potevamo eseguire concerti con troppi elementi. Ma ce l’abbiamo fatta con la collaborazione di tutti gli artisti e dei sindacati e non abbiamo licenziato nessuno. E ora dobbiamo guardare al futuro”.
La Scala diventerà nei programmi di Meyer e il suo staff un teatro provvisto di un sistema di ripresa di altissimo livello con telecamere e microfoni nascosti per mandare in streaming gli spettacoli su una piattaforma online, La Scala Tv.
Avrà programmi educativi, programmerà registrazioni Rai del passato, sono in corso le trattative con la televisione di stato, avrà i sottotitoli su tablet in 8 lingue per rendere le opere fruibili ai turisti, abolirà la carta con programmi e biglietti online, proporrà weekend d’arte d’accordo con istituzioni come il Duomo, il Cenacolo, l’accademia di Brera, ha innalzato da 30 a 35 anni l’età dei giovani che possono accedere a biglietti scontati, perché la crisi sta colpendo molto proprio loro, creato spettacoli per bambini che pagano solo 1 euro e offerto palchetti scontati a famiglie e amici. “La cultura deve poter essere fruibile da tutti” spiega Meyer che illustra poi il programma della nuova stagione.
L’inaugurazione, secondo tradizione il 7 dicembre, sarà con Boris Godunov di Modest Musorgskij diretto per la prima volta da Riccardo Chailly con la regia di Kasper Holten. È un’opera molto attesa: Chailly nel 1979 fece da assistente a Claudio Abbado che inaugurò la stagione scaligera con una edizione indimenticabile con la regia di Jurij Ljubimov.

Ma perché proprio la lirica russa in questo momento storico? “È una scelta che non ha nulla a che fare con il conflitto in Ucraina e non significa certo che aderiamo alla politica del presidente russo – spiega il sovrintendente Meyer – il Boris Godunov è un capolavoro della storia della musica e della letteratura. E se si legge bene il libretto del Boris si sente fortemente il dramma del popolo russo, che non è mai riuscito ad avere una vera democrazia e il dittatore non fa una bella fine. Faremo la versione originale. Senza l’atto polacco. Più coerente, più forte”.
A seguire il ritorno di Salome di Richard Strauss nella messa in scena di Damiano Michieletto. I Vespri siciliani di Verdi con Fabio Luisi e Hugo De Ana. I Racconti di Hoffmann firmati Davide Livermore. Lucia di Lammermoor, Andrea Chenier, Rusalka, Peter Grimes, L’amore dei tre Re e molto altro. Il fulcro della stagione sarà il repertorio italiano. Ci saranno I Vespri siciliani, un ritorno alle origini dell’opera barocca con un titolo napoletano, Li zite ‘ngalera. “A quell’epoca Napoli era la capitale mondiale della musica” spiega il sovrintendente. La prossima sarà la stagione delle donne sul podio. Da Eun Sun Kim a Simone Young: “Non per essere femministi, ma perché sono brave”, afferma Meyer.
Infine il balletto. “Manuel Legris, direttore del corpo di ballo, ha realizzato un perfetto equilibrio tra classico e contemporaneo. Il lago dei cigni, Schiaccianoci, ma anche William Forsythe e Dawson/Duato/Kratz/Kylián”.
E già si vedono i risultati: “Il pubblico è tornato ai livelli del 2019. Registriamo quasi sempre il tutto esaurito.” Conclude soddisfatto il sovrintendente.