“Ho sempre pensato all’America come una terra promessa. Il prezzo d’ammissione è molto semplice. Ogni persona, da ogni dove, con il coraggio e il desiderio di perseguire una vita migliore, alla ricerca della libertà, che sfida se stesso nel vivere in un Paese straniero, viaggiando per mezzo mondo pur di arrivarvi, è più che benvenuto qui”. Queste le parole di Ronald Reagan nel suo discorso al William Woods College, Fulton, Missouri, il 2 Giugno 1952.
Questa frase detta dal mio Presidente preferito sembra così appropriata visto il momento storico che stiamo vivendo. Specialmente se penso al nuovo ordine esecutivo emanato ieri dal Presidente Trump, che vieta de facto a tutti coloro considerati “immigrati high skilled” di trasferirsi su suolo americano fino al 31 Dicembre 2020. Ovviamente la data è da ritenersi relativa, in quanto può essere sempre estesa.
Il motivo ufficiale è perché così facendo, si vogliono tutelare quei milioni di lavoratori americani che, a causa del Covid-19, hanno momentaneamente perso il lavoro e sono in attesa di occupazione. Motivazione che teoricamente non fa una grinza, se non fosse per il fatto che della stragrande maggioranza degli oltre 30 milioni di americani attualmente disoccupati, una minuscola percentuale può essere definita high skilled (altamente specializzata o in possesso di master, PhD and so on). Bensì una stragrandissima maggioranza appartiene ai blue collar, ovvero lavoratori non specializzati impiegati molto spesso nella ristorazione, nell’edilizia e nell’agricoltura. Tutti settori dove non è in genere richiesto un PhD, tanto per capirci.

La verità è che tutti coloro che fanno un’applicazione per visto H1B sono persone con capacità, talenti e abilità al di fuori dell’ordinario e che pertanto ricevono uno sponsor da un datore di lavoro americano. Proprio perché quelle abilità non sono reperibili su suolo americano. Parliamo dei ricercatori che vengono assunti alla NASA. Di quegli ingegneri che rendono Tesla, Google, Microsoft e Facebook le aziende più avanzate al mondo. Di quegli chef ultrastellati che lavorano nei migliori ristoranti di NYC e LA. Dei tanti analisti stranieri a Wall Street che aiutano gli investitori a capire i mercati internazionali. Degli scienziati che nel biopharma sperimentano vaccini e medicine. Ceo, manager, professori universitari e così via. Persone che difficilmente prenderebbero il posto di lavoro prima di un americano se non fossero straordinariamente più preparate.
Queste sono le persone che hanno contribuito a rendere l’America il miglior paese al mondo. Il paese dove chiunque sia disposto a lavorare duro verrà in qualche modo ricompensato con una vita migliore. Il paese dove un signor nessuno che arriva dall’altro lato del mondo, può raggiungere l’irraggiungibile e dove il talento viene sempre riconosciuto da un sistema meritocratico. Ed io ne ho le prove di quanto sto dicendo.
Ecco che, da vero conservatore quale sono, trovo aberrante questa decisione di chiudere le porte a coloro che contribuiscono al nostro benessere come poche altre. In questo modo si mette in pausa il sogno americano, si asseconda maldestramente la pancia di una parte d’elettorato e si crea una gravissimo precedente.
Ogni vero conservatore dovrebbe oggi prendere una posizione netta su questo ordine esecutivo. Io l’ho presa. Perché amo l’America e voglio che il sogno americano continui ad esistere in futuro.
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