Nato in un paesino della periferia del sud-est milanese, Peschiera Borromeo, cresciuto tra i libri di matematica e i tiri a pallone nella strada di fronte casa, sempre con la grande passione per il Milan e l’informatica, abbiamo incontrato Andrea Ardemagni non lontano da casa sua. Spiccano nel suo racconto un paio di fatti biografici: ci ha subito detto che è diventato capo famiglia all’età di 7 anni per la scomparsa del papà, ha trascorso le estati del liceo lavorando come cameriere in una gelateria fino a completare gli studi e diventare ingegnere informatico-gestionale a 26 anni, è qui grazie al film “Mamma ho riperso l’aereo”, e il suo account instagram ha 123mila follower. Abbiamo quindi deciso di approfondire alcune questioni. Durante (quasi) tutto l’incontro Andrea ha tenuto la mascherina anti-Covid19 e così questa conversazione è stata davvero e ancor di più all’insegna dei suoi occhi, protagonisti del suo account eponimo:
Come sei arrivato qui a New York?
“Ho guardato quel film col mio fratellino Mattia circa un milione di volte, è stato fondamentale nel mio percorso di vita. La seconda svolta è avvenuta a 26 anni, quando fresco di laurea, ho lasciato tutto: la fidanzata, la fascia di capitano nella squadra di calcio Peschierese, la famiglia e gli amici, per andare da solo per la prima volta in America, senza avere alcun conoscente. Voglio però sottolineare subito che la mia ispirazione, la mia sicurezza nel fare le scelte e la mia forza nel metterle in atto vengono dalla mia famiglia e che a loro devo tutto. Dunque, era l’estate 2008, agosto per la precisione, due settimane prima che fallisse la Lehman Brothers e l’intera economia mondiale crollasse a pezzi. Ero andato in America con un semplice visto turistico, intenzionato a trovare una sponsorizzazione, bussando a ogni porta. In settimana lavoravo per una piccola società italiana su un progetto di marketing che non era retribuito. Nei weekend ero promoter per discoteche come il Mansion e il Marquee e con quel cash ci pagavo l’affitto. Dopo 6 mesi però il costo della vita era troppo alto e quindi rientrai in Italia prima, e a Londra poi. Dopo quasi 4 anni di “purgatorio” a Londra lavorando per la società americana Bloomberg, un premio come miglior dipendente del dipartimento analytics del 2012 mi ha riaperto la porta Newyorkese, e sono tornato qui nel 2013″.
Che lavoro fai ora?
“Il mio lavoro attuale è un po’ massacrante, sono un “quant junior” (ricercatore su modelli matematici finanziari) per un fondo d’investimento americano, il che comporta durante la settimana molte e intense ore d’ufficio. Ma la possibilità di mischiare matematica, programmazione, e finanza, mi rende molto contento. A questo si affiancano anche gli studi attuali di matematica presso l’Università di Harvard”.

Da dove viene il successo del tuo account?
“È il risultato dell’amore e passione per New York unito all’influenza di mia moglie Karem, fotografa ed esperta di social media. Durante l’estate del 2017, durante un aperitivo con amici in un rooftop bar del Lower East Side, è nata l’idea di iniziare a postare foto e video di New York “tramite i miei occhi”: ogni volta che rientro a New York e prendo un taxi per tornare a casa, appena rivedo le strade di New York mi si illuminano gli occhi! Da qui il nome…
Dopo parecchi anni a New York, è normale iniziare a dare tante piccole cose per scontato. Un taxi giallo che guida come un matto, il lampione verde che indica l’ingresso della metropolitana.
Così, iniziai il percorso che mi ha portato ora ad avere centinaia di foto e video sulla pagina instagram @newyork_eyes“.

Quanto ti ha aiutato avere una compagna qui?
“Durante questo percorso, sicuramente avere la mia compagna esperta e appassionata sia di fotografia che di instagram è stato di grandissimo aiuto e supporto. Karem mi ha aiutato inizialmente a fare foto migliori col telefono, a usare meglio impostazioni Lightroom per l’editing di alcune foto. Da qualche settimana ha anche iniziato ad aiutarmi alla rielaborazione di foto ad alta risoluzione scattatate con una macchina fotografica professionale. Io cammino per decine di kilometri ogni weekend e scatto decine di foto, poi arriva la magia di Karem col PC”.

Che previsioni hai per il futuro, dopo questi mesi di lockdown?
“Questo periodo è stato e sarà pieno di difficoltà ma anche di opportunità. L’appartamento medio qua a Manhattan è un buco, quindi vivere, lavorare, studiare con un’altra persona in qualche metro quadrato rende le cose abbastanza difficili. Nonostante questo ho sempre trovato il tempo per uscire di casa e andare in giro a fare sia foto e video e documentare la vita della città. Ricordo a metà Marzo, ero uscito una sera verso le 6, non c’era davvero in giro un cane di nessuno a parte qualche senzatetto. Confesso che ero un po’ preoccupato. Allo stato attuale invece, un sacco di gente sembra aver dimenticato le indicazioni di social distancing, forse anche per l’arrivo del bel tempo. Preferisco allora uscire di casa la mattina presto, verso le 7 in modo di incontrare meno gente possibile”.