Nei giorni scorsi si sono scatenate delle accese polemiche per una lettera che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha scritto agli italiani all’estero in occasione del Referendum. La lettera di Renzi dovrebbe arrivare nelle cassette delle lettere dei connazionali proprio in concomitanza con l’arrivo delle schede elettorali (A New York inviate dal Consolato generale proprio in questi giorni). La Voce di New York pubblica qui il testo della lettera di Matteo Renzi e a seguire, anche una lettera invece indirizzata agli italiani all’estero dall’ex Presidente del Consiglio e anche ex ministro degli Esteri Massimo D’Alema a favore delle ragioni del no, per come è stata appena diffusa dall’agenzia AISE.
Matteo Renzi: “La riforma costituzionale su cui siete chiamati a votare, è un altro tassello per rendere più forte l’Italia”
“Cara italiana, caro italiano, nessuno meglio di voi, che vivete all’estero, sa quanto sia importante che il nostro Paese sia rispettato fuori dai confini nazionali. Nessuno meglio di voi sa quanto sia importante che si parli di noi per la nostra capacità di lavorare, per la nostra creatività, per la nostra intelligenza. Ma nello stesso tempo, nessuno meglio di voi ha provato sulla propria pelle il fastidio, o addirittura la mortificazione di sentire, sull’Italia, risolini di scherno, accompagnati sai soliti, umilianti luoghi comuni.
Tra tutti, uno, durissimo a morire. Quello per cui siamo un Paese dalla politica debole, che si perde in un mare di polemiche. Un Paese instabile, che cambia il presidente del Consiglio più spesso di un allenatore della Nazionale. E tra noi, ahimè, possiamo dircelo: questo luogo comune non è così distante dalla realtà.
In questi due anni e mezzo di Governo ho visitato moltissimi Stati e ho provato ogni volta, con tutte le mie forze, a dare dell’Italia un’immagine diversa. A raccontare dei successi degli italiani del mondo, a promuovere le nostre bellezze, a sponsorizzare la capacità di innovazione dei nostri giovani.
Ma soprattutto, in ogni viaggio all’estero, ogni volta che ho sentito risuonare l’Inno di Mameli con voi, ogni volta che ho incrociato i vostri sguardi orgogliosi, ogni volta che sono riuscito a stringervi le mani, ho sentito fortissimi l’onore e l’emozione di rappresentare il Paese che noi tutti amiamo.
Dalla prima volta, a Tunisi, nel marzo di due anni fa, fino all’ultima, alla Casa Bianca, dove il Presidente Obama, scegliendo di dedicare all’Italia la sua ultima cena di stato, ha compiuto un gesto di straordinaria attenzione. E lo ha rivolto non al nostro governo, ma al nostro Paese.
L’Italia, dicevamo, ha un enorme bisogno di essere rispettata all’estero. E in questi anni qualcosa è finalmente cambiato. Ne sono fiero e felice. Ma non sono soddisfatto. Dobbiamo fare di più, tutti insieme. È vero, l’Italia non è più considerata il problema dell’Europa e il prossimo appuntamento del G7 nella magnifica Taormina, ci darà un’occasione per condividere i nostri valori umani, civili e sociali. Ma dobbiamo continuare a migliorarci, come le vostre storie ci insegnano.
E allora la riforma costituzionale su cui siete chiamati a votare, è un altro tassello per rendere più forte l’Italia.
Qualcuno dice che si tratta di tecnicismi, che non incidono realmente sulla vita del Paese. Tutt’altro. Con questa riforma superiamo finalmente il bicameralismo paritario, un sistema legislativo che esiste solo in Italia e costringe ogni legge ad un estenuante ping pong tra Camera e Senato. Anni per approvare una legge, quando il mondo, fuori, corre veloce. Con questa riforma superiamo il doppio voto di fiducia al governo, da parte di Camera e Senato, che ha dato al nostro Paese il record mondiale di instabilità (62 governi in 70 anni)
Questa riforma, definendo le competenze tra Stato e Regioni, mette fine all’assurda guerra tra enti pubblici che ogni anno si consuma in centinaia di ricorsi alla Corte Costituzionale.
Questa riforma riduce finalmente poltrone e costi della politica (315 stipendi in meno in Parlamento, stipendi abbassati ai consiglieri regionali, abolizione dei rimborsi pubblici per i gruppi regionali), elimina enti inutili come il Cnel (1 miliardo di spesa per zero leggi approvate), aumenta la maggioranza necessaria per eleggere il Presidente della Repubblica, garantisce più potere alle opposizioni. E questo senza toccare i poteri del presidente del consiglio, né alcuno dei “pesi e contrappesi” che garantiscono l’equilibrio tra i poteri dello Stato.
Per decenni tutti hanno promesso questa riforma, ne hanno discusso in tv e sui banchi del Parlamento, hanno riempito i giornali e più recentemente i social network. Ma si sono dimenticati di realizzarla.
Adesso la riforma c’è, ha superato sei letture parlamentari e ora dipende dal voto dei cittadini. Sì, anche dal vostro.
Sarete voi a decidere se questa Italia deve continuare ad andare avanti oppure deve tornare indietro. Sarete voi a decidere se dire sì al futuro oppure se rifugiarsi nell’attuale sistema, talmente burocratico da non avere nessun paragone in Europa.
Oggi possiamo dimostrare all’Italia e al mondo che noi ci crediamo davvero. Che la storia dell’Italia è meravigliosa e noi possiamo rendere migliore anche il suo futuro.
Oggi siamo a un bivio. Possiamo tornare ad essere quelli di cui all’estero si sghignazza, quelli che non cambiano mai, quelli famosi per l’attaccamento alle poltrone e le azzuffate in Parlamento. Oppure possiamo dimostrare con i fatti che finalmente qualcosa cambia e che stiamo diventando un Paese credibile e prestigioso.
Ci date una mano? Basta un sì”.
Massimo D’Alema: “Il No che vi chiediamo non è soltanto per difendere i vostri diritti, ma anche per bloccare una “riforma” che umilia il ruolo delle autonomie…”
“Care e cari connazionali, in questi giorni siete chiamati a votare al referendum per decidere se cambiare oppure no la nostra Costituzione. È una decisione importante per la nostra democrazia e la nostra rappresentanza”. Inizia così la lettera che Massimo D’Alema invia agli italiani all’estero per sostenere le ragioni del “no” al prossimo referendum costituzionale.
“Per “nostra” – continua – intendo anche quella degli italiani nel mondo, cioè quella Circoscrizione estero fatta di 12 deputati e 6 senatori che introducemmo durante i governi dell’Ulivo del 1996-2001, con la modifica degli articoli 48, 56 e 57 della Costituzione, quella oggi in vigore. Con il referendum vi si chiede di cambiare molti articoli della Carta e di rinunciare alla vostra rappresentanza in Senato, poiché il Senato cambierà funzione e rappresenterà quelle autonomie territoriali – regioni e comuni – con le quali voi stessi mantenete molti rapporti culturali, affettivi e persino materiali, soprattutto per chi di voi continua ad avere in Italia una casa, un terreno, vi si reca in vacanza o per studiare. Per chi partecipa a scambi culturali o a interscambi commerciali”.
“Sarebbe stato importante – annota – avere proprio nel Senato delle autonomie territoriali i rappresentanti diretti della Circoscrizione estero, chiamati ad occuparsi del raccordo tra le regioni e i comuni, in materie che riguardano gli italiani nel mondo, dall’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese alla tassazione locale sui beni immobili, dagli interscambi culturali alla promozione turistica, all’associazionismo regionale. Ma ciò non avverrà. Non avrete più i vostri rappresentanti in Senato. Avrete solo 12 rappresentanti alla Camera dei Deputati, eletti, inoltre, con quella legge elettorale, l’Italicum, che vi esclude sia dal conteggio dei voti che determinano il premio di maggioranza, sia dal ballottaggio”.
“Questo sistema – afferma, sicuro, D’Alema – confinerà gli italiani nel mondo in un ambito di esclusiva testimonianza”.
“Voi, però, avete il potere di fermarlo votando No al referendum”, aggiunge. “Il No che vi chiediamo non è soltanto per difendere i vostri diritti, ma anche per bloccare una “riforma” che umilia il ruolo delle autonomie, riduce la funzione del Parlamento e concentra i poteri nel governo nazionale, senza che vi sia un sistema adeguato di contrappesi e controlli. Al di là di tanti aspetti negativi, questo è il significato di fondo della riforma Renzi. Non voglio dilungarmi sugli aspetti tecnici, che pure, trattandosi della legge fondamentale dello Stato, sono importanti e che hanno indotto i maggiori costituzionalisti italiani a parlare di un bicameralismo pasticciato e confuso. Mi basta aver sottolineato le sostanziali ragioni politiche che hanno spinto, non a caso, anche l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia a opporsi a questa riforma e a mobilitarsi perché essa non venga approvata”.
“Per tutti questi motivi – conclude – è importante votare No, chiedendo così al Parlamento di ripensare l’impianto della riforma e di proporre soluzioni che siano più rispettose delle tradizioni democratiche del nostro Paese”. (aise)