Secondo una rilevazione YouGov condotta tra il 16 e il 18 giugno 2025, oltre un terzo degli elettori che non sostengono Donald Trump ritiene che gli Stati Uniti siano già diventati una “dittatura”.
Il 35% degli elettori democratici è d’accordo con questa affermazione. Il 30% degli indipendenti anche. Tra chi ha votato per Kamala Harris, la percentuale sale al 37%. È un numero che non può essere liquidato come paranoia ideologica, tanto più che il dato complessivo, includendo anche i repubblicani, è passato dal 18% di febbraio all’attuale 24%.
Negli stessi giorni del sondaggio, il presidente ha ordinato l’invio di duemila uomini della Guardia Nazionale in California. Una decisione presa contro il parere del governatore democratico Gavin Newsom e motivata da “motivi di ordine pubblico” dopo gli scontri esplosi a Los Angeles, dove i raid dell’agenzia per il controllo dell’immigrazione (ICE) hanno portato a proteste di piazza, cariche e arresti.
Il segretario alla Difesa, Pete Hegseth, ha dichiarato che i marines sono stati posti in stato d’allerta e pronti a entrare in azione “se necessario”. È la prima volta in sessant’anni che un presidente ordina l’intervento della Guardia Nazionale contro il volere di uno stato federale.
In questo contesto, l’idea che il Paese stia scivolando verso l’autoritarismo non sembra più una forzatura retorica. L’abuso sistematico di potere — dall’uso dell’esercito sul territorio nazionale alla marginalizzazione del Congresso e all’attacco costante al sistema giudiziario — alimenta la percezione che qualcosa si sia incrinato.
La parata militare dello scorso 14 giugno, organizzata ufficialmente per celebrare il 250° anniversario dell’esercito ma coincisa con il compleanno del presidente, è sembrata a molti osservatori un tentativo di autocelebrazione in stile autocratico. “Sembrava Mosca anni ’80”, ha detto un commentatore.
All’inizio di giugno, il governatore della California Gavin Newsom ha paragonato Trump a un dittatore dopo che quest’ultimo aveva minacciato di farlo arrestare. “Chi l’ha detto? Erdogan? Quale altro autocrate? O è stato il presidente degli Stati Uniti?”, ha dichiarato durante un’intervista al podcast MeidasTouch.
La frattura politica oggi non riguarda più solo le politiche migratorie o le dispute economiche. È una frattura su cosa sia, e debba essere, la democrazia americana.
Trump ha risposto con attacchi personali, licenziamenti arbitrari, disprezzo per le istituzioni e la stampa. Ma è con l’uso della forza — reale, militare — che ha valicato un nuovo confine.