Fu definito all’epoca come il secondo matrimonio del secolo, subito dopo quello della regina Elisabetta d’Inghilterra. Avvenne proprio qui, a Roma, il 27 gennaio del 1949. La sposa era la bellissima attrice Linda Christian, conosciuta in realtà più per le sue procaci forme che per i ruoli interpretati sullo schermo. Ma quello famoso, bello e affascinante era lui, lo sposo.
Tyrone Power, in quei lontani anni, era davvero uno dei divi di Hollywood più noti al mondo. Nel 1941 era stato il protagonista del bellissimo film Sangue e Arena, remake del classico del cinema muto con Rodolfo Valentino, del ‘22. E poi ancora decine e decine di altri film tra cui Il Segno di Zorro, Jess il bandito, L’isola del desiderio, Il principe delle volpi.
Era già stato sposato e poi divorziato con l’attrice Annabella. Ora, all’epoca del matrimonio con Linda, aveva 34 anni, mentre la sua fidanzata soltanto 26. Il clamoroso evento ebbe luogo nella chiesa di Santa Francesca Romana ai Fori, che noi romani conosciamo meglio come Santa Maria Nova. Il vestito della sposa era firmato dalle allora emergenti Sorelle Fontana che, dopo l’evento, diventarono famose in tutto il mondo. Era di raso bianco, mosso sui fianchi da pieghe e avvolto in una soffice nuvola di velo fermato sulla testa da una cuffietta ricoperta di perle. Aveva uno strascico record di ben sette metri, due in più di quelli della regina d’Inghilterra. Lo sposo invece aveva un elegante tight realizzato appositamente per lui dal celebre sarto Caraceni. Tra gli invitati, c’era la creme de la creme italiana.
Per arrivare alla chiesa le due vetture con a bordo gli sposi passarono su via dei Fori Imperiali stipata di folla all’inverosimile, non ce n’era tanta neanche ai tempi di Mussolini. Le donne romane persero la testa per il bel Tyrone e le signore sposate avrebbero rinunciato volentieri a venti o trent’anni con il loro regolare marito, pur di trascorrere anche un solo pomeriggio con il meraviglioso e travolgente divo di Hollywood. Subito dopo la cerimonia i due sposi furono ricevuti dal Papa Pio XII, in udienza privata.
Fu davvero un bel matrimonio, scenografico ed eclatante quanto bastava, ma non durò poi così tanto. I due si lasciarono sette anni dopo, nel 1956. Tyrone si risposò per la terza volta con l’attricetta Deborah Ann Montgomery, dalla quale ebbe anche un figlio, Tyrone William Power jr.
L’attore scomparve per un improvviso infarto avvenuto nel 1958 a Madrid, sul set del film Salomone e la regina di Saba, colto da malore durante le riprese di un duello con l’attore George Sanders. Lui e Linda, negli anni in cui erano stati sposati, avevano messo al mondo due figlie, Romina, nata nel 1951 e Taryn, nata nel ’53, quest'ultima saltata all’onore delle cronache per due cose: un’ottima interpretazione nel film Tracks del 1977 con Dennis Hopper e Dean Stockwell e, soprattutto, il fatto che allattò il suo primo figlio per più di quattro anni facendo disperare psicologi ed esperti dell’infanzia di tutto il mondo.
Ma era la seconda figlia quella destinata a far parlare di più di sé.Tra due belli non poteva che nascere una bella. E così fu. Romina Power, infatti, era davvero bellissima. Da queste parti eravamo tutti innamorati di lei. Almeno io, a quattordici anni, lo ero un sacco. Lei aveva la mia stessa identica età. A metà degli anni Sessanta si era trasferita a vivere a Roma insieme a sua madre e al suo patrigno, l’attore Edmund Purdom, e già iniziava a muovere i primi passi nel cinema. Debuttò a soli 13 anni e nei quattro successivi partecipò a ben quattordici film, tra cui Menage all’italiana con Ugo Tognazzi, Come imparai ad amare le donne con Michelle Mercièr e Elsa Martinelli e Assicurasi Vergine con Vittorio Caprioli e Leopoldo Trieste. Ecco, era proprio quest’ultimo il film che a noi maliziosi maschietti in quel tempo interessava di più. “Ma ci credi davvero a quel titolo?”, ci chiedevamo stupidamente l’un l’altro.
Romina era dappertutto. Sulle locandine dei film, sulle copertine patinate dei rotocalchi, sui manifesti pubblicitari. Nel 1969 sbarcò addirittura nel familiare e protettivo schermo televisivo, interpretando un curioso personaggio nella puntata “Circuito chiuso” della serie Nero Wolfe, con Tino Buazzelli e Paolo Ferrari. Ma poi gli scaltri produttori la riportarono sulla strada che pagava di più, come mero successo in termini economici. Ed eccola quindi di nuovo sul grande schermo con Justine, Femmine insaziabili e, soprattutto, I caldi amori di una minorenne, film che i miei coetanei e confesso io stesso vedemmo e rivedemmo ripetutamente, cercando immagini scabrose che in realtà non c’erano sullo schermo, ma che gravitavano solo nei nostri sogni più reconditi.
Nel 1966 la nostra piccola diva debuttò anche nel mondo della musica leggera, con la divertente canzone Quando gli angeli cambiano le piume, a cui fece seguito la dolce Acqua di mare. Proprio in quel periodo accadde però una cosa destinata a cambiare la vita di Romina e, in fondo, anche di noi coetanei, tutti potenzialmente suoi futuri fidanzati, almeno nella nostra fulgida fantasia. Sul set del film Nel sole lei, bellissima e irraggiungibile, non ti va ad incontrare il giovane cantante Albano Carrisi e, cosa ancora più folle, non ti si va ad innamorare perdutamente di lui?
Ma come? Ma perché? Ma non ci posso credere. Ecco le prime esclamazioni di noi sedicenni traditi.
I due, dopo un travolgente periodo di fidanzamento, si sposarono nel 1970 e, subito dopo, iniziarono anche la loro collaborazione artistica. Tra un tour d’Europa e un altro nel resto dell’orbe terracqueo, trovarono anche il tempo di mettere al mondo un sacco di figli. Purtroppo qualche anno più tardi la primogenita Ylenia scomparve misteriosamente a New Orleans, in circostanze mai del tutto chiarite. Con la separazione da Albano, avvenuta alla fine degli novanta, la città di Roma torna prepotentemente nella sua vita perché Romina se ne va a vivere sola soletta in un delizioso appartamento di Trastevere dove inizia un’ennesima attività artistica, quella di pittrice.
“Fotografo quello che mi interessa e poi traccio con un carboncino sulla tela lo schizzo – ha confessato in un’intervista – dopo uso la tecnica dei colori a olio stesi a colpi di spatola. Prediligo la pittura materica, perché lo spessore del colore dà l'esatta dimensione della tessitura del soggetto. Finalmente il mio sogno di ragazzina si avvera. Ho iniziato a dipingere da piccola e da allora non ho più smesso e ancora oggi è la mia grande passione”.
Va bene, lo sappiamo tutti, adesso si è pure rimessa a cantare in coppia con Albano, probabilmente per puro interesse economico da parte di entrambi. Sono già stati in Russia, in altre parti del mondo e pure al Festival di Sanremo. Ma perché dargli addosso? Perché contrastare questa cosa? La pagnotta serve tutti i giorni, no? L’ho rivista in televisione recentemente. Era un pochino ingrassata, in verità, ma nei suoi occhi verdi, c’era ancora la stessa luce che aveva fatto innamorare noi quattordicenni nel ’65. Le ragazze americane degli anni Quaranta avevano sognato il suo bel papà Tyrone e noi invece, qui a Roma negli anni Sessanta, sognavamo lei. Scusaci, Albano, ma le cose all’epoca andavano proprio così, sotto il sole di Roma.