Il caso ILVA sembra lontano da una soluzione che garantisca lavoro senza avvelenare Taranto e i tarantini. Ma intanto c'è una procedura di infrazione contro l'Italia alla Commissione Europea. La VOCE ha intervistato una degli ambientalisti che, di fronte all'indifferenza dello Stato, hanno deciso di prendere in mano la situazione e rivolgersi all'Europa.
Chi è Antonia Battaglia?
"Vivo all'estero da quando avevo 23 anni, quindi da circa 16 anni. Ho cominciato a lavorare alle Nazioni Unite a Ginevra e poi sono partita per i Balcani dove sono rimasta 4 anni, lavoravo sempre con l'ONU. Da qualche anno sono arrivata in Lussemburgo, dove ho lavorato con il Ministero della Cooperazione e degli Affari Umanitari; poi sono andata a Bruxelles dove ho terminato il mio dottorato di ricerca e ora sono di ritorno a Lussemburgo, anche se passo molto del mio tempo in Italia".

Antonia Battaglia
Sei esponente di Peacelink e del Fondo Antidiossina e da tempo ti occupi dell'ILVA. Puoi farci una sintesi degli avvenimenti recenti legati a questo stabilimento, che provoca morti nella tua città?
"Dopo il sequestro del 26 luglio 2012 che aveva chiuso l'area a caldo dell'ILVA, il Parlamento italiano ha adottato una legge che dissequestrava gli impianti e rimetteva l'ILVA in produzione ma che prevedeva il rispetto di un protocollo (AIA) che non è stato mai rispettato dall'azienda. Il GIP Patrizia Todisco (che si occupa delle indagini, ndr) ha chiarito che il sequestro degli impianti dell'area a caldo dell'ILVA è senza facoltà d'uso ma il Governo approva un decreto Salva-Ilva che sarebbe dovuto servire, appunto, a salvare l'Ilva dalla magistratura. Lo fa istituendo anche un Garante AIA che avrebbe dovuto garantire il risanamento degli impianti. Lo scorso luglio il Garante ha accertato che gli impianti non sono stati risanati e che va avviata una procedura di sanzione. Il Governo ha, dunque, eliminato il Garante e ha promulgato una nuova legge che garantisce la produzione. Il 26 settembre 2013, in seguito alla denuncia di tre cittadini di Taranto, è partita la procedura di infrazione europea che attesta che l'Italia, con l'ILVA, ha violato le direttive europee in materia di emissioni e in materia di responsabilità ambientale estesa".
Prima di arrivare alla Commissione Europea hai portato le carte in Senato della Repubblica italiana. Con quali risultati?
"Dall'incontro con le Commissioni Ambiente e Industria del Senato non abbiamo avuto, come ci aspettavamo, nessun risultato. Invece, dopo l'incontro con la Commissione e il lungo lavoro di raccolta delle prove è nata la procedura di infrazione".
La politica italiana in generale come ha reagito al “caso Taranto”?
"Il Ministro dell'Ambiente Andrea Orlando ha più volte dichiarato che Taranto è una delle sue priorità, ma la nostra sensazione è che ancora una volta non sia cambiato assolutamente niente o meglio, che le cose continuino a cambiare in peggio. La mia impressione personale è che ci sia una chiara volontà di non risolvere la questione ILVA realmente ma di lasciare uno status quo che giova a molti e che nuoce solo ai tarantini".
Cosa hai pensato del licenziamento di 1.500 operai, deciso dalla famiglia Riva in seguito al sequestro dei beni da parte della Procura di Taranto.
"Un ricatto dei peggiori. Il 5 settembre, la Guardia di Finanza di Taranto ha eseguito l'ordinanza di custodia cautelare richiesta dal GIP di Taranto Patrizia Todisco e arrestato "il governo ombra" dell'ILVA: 5 fiduciari della famiglia Riva che operavano con compiti direzionali e che rispondevano direttamente alla proprietà senza però essere alle dipendenze dell'ILVA Spa. Appartenevano tutti ad altri stabilimenti ILVA Spa, a società del Gruppo Riva o alla Rive Fire come consulenti esterni. A loro il GIP ha contestato gli stessi reati attribuiti alla proprietà: associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione di cautele per la tutela dell'ambiente. Alfredo Ceriani, 69 anni, Giovanni Rebaioli, 65 anni, Agostino Pastorino, 60 anni e Enrico Bessone, di 45 anni. Il primo è agli arresti domiciliari per motivi di età mentre gli altri quattro sono stati trasferiti nel carcere di Taranto. Nello stesso giorno dell'arresto del governo ombra, l'Ilva ha licenziato Marco Zanframundo, uno degli operai attivisti che denunciava da mesi quello che accadeva dentro la fabbrica e che dopo la morte del collega Claudio Marsella (schiacciato a 29 anni da un locomotore nel reparto Movimento Ferroviario dell'ILVA), con altri compagni, aveva portato avanti uno sciopero per denunciare le drammatiche condizioni di lavoro nel reparto e le numerose violazioni alle norme di sicurezza, promessa di morte per tanti".
"Marco e i suoi colleghi hanno dato fastidio. Le denunce erano tese a difendere il diritto alla vita e alla sicurezza e per tutta risposta Zanframundo viene licenziato. Con il sindacato USB ha proclamato un presidio, non solo per il suo licenziamento ma anche per quello di quei 50 operai messi alla porta dopo l'incidente del 28 febbraio scorso, in cui perse la vita Ciro Moccia".
"I fatti più recenti sono questi: il 9 settembre, il GIP di Taranto Patrizia Todisco ordina un nuovo maxisequestro ai danni della famiglia Riva: beni mobili, immobili e conti correnti per un ammontare di quasi un miliardo di euro da aggiungere al miliardo già sequestrato nei mesi scorsi, e raggiungono la somma di 8 miliardi disposta dal GIP come totale delle somme che i Riva avrebbero dovuto investire dal 1995 nella fabbrica di Taranto per renderla eco-compatibile. Secondo il magistrato e sulla base degli studi dei periti, oltre 8 miliardi, infatti, sono necessari ad effettuare tutte le opere di risanamento ambientale. A questi due miliardi, si aggiungono i quasi due miliardi di euro sequestrati agli imprenditori lombardi dalla Procura di Milano, che è riuscita a scoprire un tesoro occultato nel paradiso fiscale dell’isola di Jersey ed in Lussemburgo attraverso una serie di società offshore riconducibili alla proprietà".
"Nel frattempo a Taranto l'emergenza sanitaria continua. All'ospedale di Taranto sono stati ricoverati 4 bambini di poche settimane con un tumore al cervello, in sole tre settimane. L'11 settembre PeaceLink denuncia che i sistemi di monitoraggio dell'inquinamento dentro lo stabilimento sono in tilt: l’ARPA (ARPA Puglia, Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione dell'Ambiente, è Organo Tecnico della Regione Puglia, ndr) conferma che le centraline non registrano più i dati a causa di un malfunzionamento nella comunicazione telematica ma in realtà 'le sei centraline, che dovrebbero monitorare in continuo gli IPA (idrocarburi policiclici aromatici, ndr) all'interno dell'ILVA – scrive Alessandro Marescotti, Presidente di PeaceLink – non funzionano dal 16 agosto'. Gli IPA sono micidiali cancerogeni, la loro tracciabilità e monitoraggio fanno parte delle prescrizioni dell'Autorizzazione Integrata Ambientale che imponeva all'Ilva l'installazione di 5 postazioni DOAS entro il 27 Aprile 2013".
"L'agonia continua, stretta nella morsa di un mostro in fin di vita come lo è lo stabilimento Ilva, la città si attiva e va ancora una volta a chiedere ragione del suo silenzio al sindaco Stefàno ormai invisibile da mesi. Un comitato di cittadini organizza un Presidio ad oltranza a Palazzo di Città, chiamato Cittadini Fuori dal Comune ma non vengono mai ricevuti, mai ascoltati, mai salutati dal sindaco che a tutto quello che accade in città rimane estraneo".
"Il 12 settembre il Gruppo Riva ha risposto al sequestro del GIP di Taranto annunciando il licenziamento di 1.500 operai. Una risposta indecente, l'alternativa al solito decreto del Governo che salva l'azienda. Riva annuncia che 'cesseranno tutte le attività dell’azienda, tra cui quelle produttive degli stabilimenti di Verona, Caronno Pertusella (Varese), Lesegno (Cuneo), Malegno, Sellero, Cerveno (Brescia) e Annone Brianza (Lecco) e di servizi e trasporti (Riva Energia e Muzzana Trasporti)'".
"Secondo l'ILVA Spa, il provvedimento ingiusto del GIP non permetterebbe più il proseguimento delle attività, quando invece le attività alle quali sono legati gli esuberi non rientrano nella gestione diretta dello stabilimento di Taranto e, quindi, non sono toccati dall'ordinanza del GIP. Un ricatto senza mezzi termini che offende nuovamente la magistratura, la città e gli operai. Il clima che si è creato intorno all'ILVA è un clima di illegalità, di omertà, di collusione tra i poteri forti ed un governo che non riesce a rilasciare neanche una dichiarazione sulla questione. Gli eventi sono stati tanti, importanti, tali da giustificare delle prese di posizioni nette da parte di Governo e istituzioni. Ma si tratta di Taranto, quindi ci si può permettere di andare avanti in silenzio, possiamo far finta di niente, possiamo lasciare fare a Riva, che la magistratura se la veda da sola, che la città soffochi".
"Il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha dichiarato che 'Millecinquecento posti che si perdono nel Paese sono un altro colpo drammatico per 1.500 famiglie. Dobbiamo assolutamente uscire da questa situazione' ed il Segretario del Pd Guglielmo Epifani ha detto che 'E' una decisione grave che finisce per far ricadere gli effetti sui lavoratori, spero intervenga il governo per richiamare l'azienda a comportamenti più attenti e ad arginare questa situazion'. Io dico: Comportamenti attenti ad arginare quale situazione: la morte dei tarantini, il soffocamento di una città o la perdita dei capitali dei Riva?”.
Hai vissuto tutta l'estate a Taranto: puoi dirci come vive la gente? E come è la situazione reale ?
"La gente è disperata, triste, ha perso la fiducia nelle istituzioni e crede solo nella magistratura che ormai a Taranto è la sola garante della legalità e della presenza delle istituzioni. Mi fa male sentire la disperazione, sono stata spesso, soprattutto di notte, al quartiere Tamburi, e ho visto, sentito, respirato la violenza e l’amarezza di chi non ha più niente da perdere ma non ha neanche voglia di sperare".
Lavorare in un ambiente inquinato o morire. Questo sembra l'assurdo paradigma legato alla vicenda ILVA. Cosa ne pensi?
"Che il ricatto sia una follia, una follia generata da uno Stato assenteista che ha relegato la popolazione ed i suoi diritti alla fine della lista, mettendo in prima posizione gli interessi economici, le lobbies, la politica. Di Taranto sanno e sapevano tutti, non ci sono scuse, non ci sono paraocchi che tengano, non c'è niente che possa giustificare l'abbandono operato dallo Stato nei confronti della mia città e della mia gente".
Avete recentemente commissionato a vostre spese uno studio per scoprire la quantità di piombo 5 classificato dall’Istituto per le ricerche sul cancro (Iarc di Lione) dell’Oms come probabilmente cancerogeno per l’uomo) nel sangue dei bambini residenti nell'area di Taranto. Quali sono i risultati?
"I risultati sono stati drammatici, hanno confermato che nel sangue dei bambini di Taranto ci sono importanti quantità di piombo. Il piombo nel sangue, soprattutto in età puerile, ha effetti devastanti sul sistema neurologico. Gli ospedali di Taranto sono pieni di bambini affetti da tipi di cancro difficilmente riscontrabili nei bambini di altre regioni italiani : cancro alla prostata, ai polmoni, alla trachea, al cervello. Le neoplasie infantili sono in percentuale molto alta, le malattie del sistema nervoso, le malattie degenerative anche. In nessuna parte di Italia si muore di infarto tanto quanto a Taranto e non conta l'età, dai vent'anni in sù è possibile ed è conseguenza diretta dell'inquinamento. La sterilità e i problemi riproduttivi a Taranto sono altissimi, conseguenza anch'essi dell'inquinamento feroce".