PALERMO – "Che mio padre anche quel giorno avesse l'agenda rossa con sé e che sia stata trafugata da qualcuno in via d'Amelio nell'immediatezza della strage e non altrove noi non abbiamo mai avuto alcun dubbio. E certo ora questo filmato potrebbe essere un elemento importantissimo. Se solo gli inquirenti di allora avessero lavorato come stanno facendo quelli della Procura guidata da Sergio Lari…".
È emozionato e turbato Manfredi Borsellino alle otto e mezza del mattino quando sulla prima pagina di Repubblica vede per la prima volta quel fotogramma che immortala la presenza di un'agenda rossa tra le macerie fumanti della strage in via d'Amelio. Parla a nome suo ma anche delle sue sorelle Lucia e Fiammetta. I loro telefoni non smettono un attimo di suonare. Tutti, magistrati, investigatori, giornalisti, amici, vogliono sapere da loro se quella è l'agenda di Paolo Borsellino che tutti cercano invano da vent'anni.
Manfredi, voi figli siete in grado di riconoscere quell'agenda?
"Così, da un fotogramma un po' sgranato pubblicato sul giornale non siamo in grado di dire che quella è proprio l'agenda di mio padre. Ma certamente non lo escludiamo. È indubbio che questo è un elemento importantissimo nelle indagini. Ho parlato con il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari e, anche a nome delle mie sorelle, gli ho ribadito tutta la piena e incondizionata fiducia che abbiamo nel lavoro dei magistrati dell'attuale Procura di Caltanissetta. Siamo certi che, come hanno dimostrato negli ultimi tempi, non tralasceranno alcun elemento utile all'individuazione di chi, in via d'Amelio (e questo ormai è un dato acquisito processualmente) ha fatto sparire l'agenda di mio padre".
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