Giuseppe Joseph” Gencarelli è un imprenditore italoamericano, affezionato all’Italia e riconoscente all’America. Da 29 anni sponsorizza le parate del Columbus Day di Nutley e Belleville, due città del New Jersey. Aveva dodici anni quando i suoi genitori decisero di emigrare da Rose, un paese della Calabria. A Rose lasciò il cuore e per oltre un anno pianse, pianse ogni giorno di nostalgia. «Piangevo sempre, ogni giorno», ripete ossessivamente. A Rose aveva dovuto lasciare un cagnolino, le sue compagne e compagni di scuola, i suoi cugini. Ora però è grato all’America che lo ha accolto con amore: «I miei nuovi compagni di scuola mi vollero subito bene».
Ricorda il giorno in cui è partito dall’Italia per il New Jersey?
«Sì, era il due settembre del 1966».
Com’è stato cambiare scuola, cambiare città, cambiare vita?
«I primi tempi sono stati molto difficili, dopo un anno ho cominciato a socializzare con i miei compagni di scuola, con il passare del tempo le cose sono andate meglio. Adesso sto bene in America».
Qual è il suo lavoro?
«All’inizio facevo il meccanico e vendevo macchine, poi nel 1974 cambiai e divenni imprenditore edile».
Da 29 anni sponsorizza le parate del Columbus Day di Belleville e di Nutley, perché?
«Queste parate erano state avviate da due miei amici, purtroppo ora scomparsi, Gimmy Donadio e Juan Chelly. Ho cominciato 29 anni fa donando un po’ di denaro a questi miei amici e poi dall’anno successivo ho fatto questa parata continuativamente e continuerò anche nel futuro».
L’anno scorso le parate di Nutley e Belleville sono state particolarmente ricche e colorate.
«Più passano gli anni e più le parate diventano belle e ricche. Si tratta di due piccoli Comuni e facciamo molto per le comunità italoamericane
Perché questo grande desiderio di ricordare l’Italia e Cristoforo Colombo?
«Perché noi italoamericani dobbiamo fare questi festeggiamenti per far conoscere Cristoforo Colombo. Se non lo facessimo rischieremmo di perdere la memoria di Cristoforo Colombo. Ci sono persone che non lo conoscono o che negano che abbia scoperto l’America. Noi abbiamo la responsabilità di far conoscere Cristoforo Colombo nel mondo».
Si tratta di orgoglio nazionale italiano?
«Sì, noi siamo gli italiani e siamo orgogliosi di Cristoforo Colombo».
La sensazione che si percepisce è che la comunità americana abbia un grande rispetto per gli italiani.
«Negli Stati Uniti è vero ma, al centro della nazione, gli italiani non sono ben visti. Nel Sud, a New York, nel New Jersey, a Boston, in California sono molto rispettati anche perché ci sono molti italiani che si fanno conoscere ed apprezzare».
Gli italiani durante la parata del Columbus Day lanciano caramelle ai bambini americani. Che cosa significa questo?
«Significa portare le nostre abitudini italiane, le caramelle e i dolci si donavano durante le feste».
Che cosa ti manca dell’Italia?
«Quando ero in Italia ero bambino, adesso sono un uomo e l’Italia è sempre nel mio cuore, penso molto alla mia terra a cui sono molto affezionato. Adesso però la mia terra è anche negli Stati Uniti. Mi sento ugualmente orgoglioso di essere italiano e di essere americano. Quando ritorno in Italia ritrovo i miei amici e i miei cugini, quando sono con loro mi sento un’altra volta bambino. C’è un grande affetto tra noi».
Quando tornerai a Rose?
«Appena potrò tornerò in Italia, andrò in Calabria dai miei parenti e in molti altri posti».