Nella foto, Najat Al-Hajjaji p { margin-bottom: 0.08in; } p { margin-bottom: 0.08in; }
NEW YORK. Pareva cosa fatta. Con un dietro-front che sarebbe giunto comunque troppo tardi per evitare una figuraccia, lo Human Rights Council, l’organizzazione delle Nazioni Unite sui diritti umani, sembrava essere sull’orlo di destituire la rappresentante del governo libico Najat Al-Hajjaji dal suo ruolo investigativo sui crimini perpetrati da mercenari.
L’organizzazione umanitaria UN Watch, in concerto con altri gruppi analoghi, aveva gia’ duramente criticato il ruolo del diplomatico libico quando il Consiglio sui Diritti Umani aveva annunciato a Ginevra la nomina di Al-Hajjaji.
Nelle ultime settimane tuttavia, con il colonnello Gheddafi che ha fatto un largo impiego di truppe mercenarie nella sanguinosa soppressione armata della rivolta contro il suo regime, l’imbarazzante presenza di Al-Hajjaji era apparsa, in un primo momento, non solo indifendibile, ma un vero e proprio insulto alle vittime delle violenze perpetrate dalle forze lealiste.
Il 10 marzo scorso tuttavia, e’ accaduto l’incredibile: Navy Pillay, il responsabile dei diritti umani dell’Onu, con un gesto che ha sorpreso tutti, ha respinto gli appelli di UN Watch per l’espulsione della Al-Hajjaji ed e’ accorso invece in sua difesa dichiarando che: “E’ ingiusto attaccare Najat Al-Hajjaji sulla scia degli ultimi sviluppi della situazione in Libia” e ha anzi rincarato la dose ed e’ passato al contrattacco nei confronti di UN Watch affermando che le continue obiezioni alla presenza del diplomatico libico nella Commissione dei Diritti Umani, rappresentano un “attacco personale contro di lei che devono essere prese molto seriamente”. Pillay ha aggiunto inoltre che, al momento, Al-Hajjaji si troverebbe in Libia e che “la sua vita potrebbe essere in pericolo” un’asserzione questa non confermata dal suo ufficio stampa e contraddetta da organizzazioni umanitarie libiche che hanno invece messo in rilievo come le vere vittime di cui l’Onu dovrebbe preoccuparsi sono le popolazioni locali concentrate nelle zone tribali tradizionalmente avverse al regime del colonnello Gheddafi.
Le dichiarazioni di Pillay in difesa di Al-Hajjaji hanno reso furioso il direttore esecutivo di UN Watch, Hillel Neuer che non ha esitato a definire la decisione dell’Onu ”uno scandalo che rappresenta non solo un insulto nei confronti delle vittime ma che danneggia seriamente le Nazioni Unite e l’intera causa dei diritti umani”.
Quella di Najat Al-Hajjaji, i cui dati biografici la descrivono come legata a Gheddafi da un tenue legame di parentela, e’ stata una nomina estremamente controversa dall’inizio e in effetti il suo curriculum vitae lascia perplessi. Come rilevato dallo stesso Hillel Neuer: “Per oltre un trentennio Najat Al-Hajjaji e’ stata la principale propagandista dell’agenzia di stampa Jana e, in quella veste, non ha esitato a coprire i crimini politici del regime di Gheddafi”.
Nel 2009, durante una conferenza dell’Onu sul razzismo da lei presieduta, la Al-Hajjaji si trovo’ nella imbarazzante situazione di dover esser messa a confronto con la testimonianza del medico palestinese arrestato assieme a cinque infermiere bulgare e torturato dalle autorita’ libiche in seguito all’assurda accusa di aver infettato intenzionalmente con il virus dell’HIV alcuni bambini libici nell’ospedale in cui svolgevano la loro professione.
Due anni dopo, mentre la Libia e’ scossa da una sanguinosa guerra civile, Najat Al-Hajjaji si ritrova al centro di una controversia che, danneggia ulteriormente la credibilita’ della Commissione sui Diritti Umani dell’Onu. L’agenzia soffre di una seria crisi di immagine, gia’ evidenziata dalle dichiarazioni dell’ex Segretario Generale Kofi Annan che non esito’ a dire esplicitamente che “molte nazioni scelgono di diventarne membri solo per coprire i loro stessi abusi”.
NEW YORK. Pareva cosa fatta. Con un dietro-front che sarebbe giunto comunque troppo tardi per evitare una figuraccia, lo Human Rights Council, l’organizzazione delle Nazioni Unite sui diritti umani, sembrava essere sull’orlo di destituire la rappresentante del governo libico Najat Al-Hajjaji dal suo ruolo investigativo sui crimini perpetrati da mercenari.
L’organizzazione umanitaria UN Watch, in concerto con altri gruppi analoghi, aveva gia’ duramente criticato il ruolo del diplomatico libico quando il Consiglio sui Diritti Umani aveva annunciato a Ginevra la nomina di Al-Hajjaji.
Nelle ultime settimane tuttavia, con il colonnello Gheddafi che ha fatto un largo impiego di truppe mercenarie nella sanguinosa soppressione armata della rivolta contro il suo regime, l’imbarazzante presenza di Al-Hajjaji era apparsa, in un primo momento, non solo indifendibile, ma un vero e proprio insulto alle vittime delle violenze perpetrate dalle forze lealiste.
Il 10 marzo scorso tuttavia, e’ accaduto l’incredibile: Navy Pillay, il responsabile dei diritti umani dell’Onu, con un gesto che ha sorpreso tutti, ha respinto gli appelli di UN Watch per l’espulsione della Al-Hajjaji ed e’ accorso invece in sua difesa dichiarando che: “E’ ingiusto attaccare Najat Al-Hajjaji sulla scia degli ultimi sviluppi della situazione in Libia” e ha anzi rincarato la dose ed e’ passato al contrattacco nei confronti di UN Watch affermando che le continue obiezioni alla presenza del diplomatico libico nella Commissione dei Diritti Umani, rappresentano un “attacco personale contro di lei che devono essere prese molto seriamente”. Pillay ha aggiunto inoltre che, al momento, Al-Hajjaji si troverebbe in Libia e che “la sua vita potrebbe essere in pericolo” un’asserzione questa non confermata dal suo ufficio stampa e contraddetta da organizzazioni umanitarie libiche che hanno invece messo in rilievo come le vere vittime di cui l’Onu dovrebbe preoccuparsi sono le popolazioni locali concentrate nelle zone tribali tradizionalmente avverse al regime del colonnello Gheddafi.
Le dichiarazioni di Pillay in difesa di Al-Hajjaji hanno reso furioso il direttore esecutivo di UN Watch, Hillel Neuer che non ha esitato a definire la decisione dell’Onu ”uno scandalo che rappresenta non solo un insulto nei confronti delle vittime ma che danneggia seriamente le Nazioni Unite e l’intera causa dei diritti umani”.
Quella di Najat Al-Hajjaji, i cui dati biografici la descrivono come legata a Gheddafi da un tenue legame di parentela, e’ stata una nomina estremamente controversa dall’inizio e in effetti il suo curriculum vitae lascia perplessi. Come rilevato dallo stesso Hillel Neuer: “Per oltre un trentennio Najat Al-Hajjaji e’ stata la principale propagandista dell’agenzia di stampa Jana e, in quella veste, non ha esitato a coprire i crimini politici del regime di Gheddafi”.
Nel 2009, durante una conferenza dell’Onu sul razzismo da lei presieduta, la Al-Hajjaji si trovo’ nella imbarazzante situazione di dover esser messa a confronto con la testimonianza del medico palestinese arrestato assieme a cinque infermiere bulgare e torturato dalle autorita’ libiche in seguito all’assurda accusa di aver infettato intenzionalmente con il virus dell’HIV alcuni bambini libici nell’ospedale in cui svolgevano la loro professione.
Due anni dopo, mentre la Libia e’ scossa da una sanguinosa guerra civile, Najat Al-Hajjaji si ritrova al centro di una controversia che, danneggia ulteriormente la credibilita’ della Commissione sui Diritti Umani dell’Onu. L’agenzia soffre di una seria crisi di immagine, gia’ evidenziata dalle dichiarazioni dell’ex Segretario Generale Kofi Annan che non esito’ a dire esplicitamente che “molte nazioni scelgono di diventarne membri solo per coprire i loro stessi abusi”.