Israele, finalmente, sta diventando parte del Medio Oriente. Da quando, nel 1948, fu fondato lo stato, si sta sempre più integrando. Si parla molto degli “accordi di Abramo”, nuove relazioni con i paesi arabi, che il presidente americano Donald Trump porta avanti con apparente successo. Anni fa sentivo gridare nelle vie di Gerusalemme e Tel Aviv, nelle colonie in Cisgiordania e, allora, nella striscia di Gaza, “Sharon re d’Israele”. Oggi sento il presidente Herzog, figlio di uno dei padri fondatori, parlare di perdonare il premier Netanyahu. Di costringere la giustizia a sospendere le cause con il premier di più lunga durata dello stato.
Israele non ha una costituzione ma la sua “legge fondamentale” forgiata intorno alle leggi britanniche comincia a sgretolare. Bibi re d’Israele? Dopo l’attacco all’Iran, lo sterminio di una parte del popolo palestinese, molto è cambiato nello stato nato per ospitare le comunità ebraiche della diaspora, spesso odiate e invise ai loro paesi d’origine soprattutto in Europa. Israele è sempre meno “occidentale”, è sempre più simile ai paesi dove fu costruita. Per molti aspetti è meno una lunga mano del progresso e della legalità delle Costituzioni europee ma sempre più vicini da molti punti di vista ai regimi arabi, all’Iran, false democrazie, dittature, dove la legalità è trascurata, dove i popoli sono repressi.
Ronen Bar, l’ex capo dello Shin Bet, ha scritto in una dichiarazione giurata che ha presentato all’Alta Corte di Giustizia che Netanyahu gli ha chiarito che in caso di crisi costituzionale, deve obbedire al primo ministro e non alla corte. Netanyahu ha cercato di costringere Bar a fornire un parere di sicurezza che impedisse al primo ministro di testimoniare nel suo processo di corruzione in corso. Secondo Bar, Netanyahu ha anche chiesto di usare l’agenzia per la sicurezza interna contro i cittadini coinvolti nel movimento di protesta antigovernativo.
I reati di cui sono accusati Netanyahu sono forse paragonabili a quelli di cui fu incriminato e “prosciolto” il nostro Silvio Berlusconi ma le leggi israeliane mandarono in carcere un presidente – Katzav – per aver molestato alcuni segretarie; per reati simili un generale dell’Idf; per corruzione l’ex premier e, sindaco di Gerusalemme Ehud Olmert colpevole di aver consentito la costruzione nella città santa di due grattacieli orribili e fuori posto.
Interessante leggere sul quotidiano Haaretz, come viene giudicata la questione Netanyahu. Qualcuno esorta di perdonare Netanyahu se si dimette ma ha fatto scalpore la richiesta del presidente degli Stati Uniti, “lui stesso coinvolto in una serie di cause legali e affari sgradevoli, di annullare il processo di corruzione del primo ministro – che Trump ha definito ‘una ridicola caccia alle streghe’ e che ha attirato il sostegno dei membri della coalizione di governo”.
“È scoraggiante leggere che l’ex presidente della Corte Suprema Aharon Barak è ‘a favore di un accordo, di un perdono o di un accordo di appello’”, scrive il quotidiano. “Questa proposta non deve essere accettata. La legge deve essere applicata contro Netanyahu. Annullare il processo segnalerebbe al pubblico e a tutti i politici corrotti che la via espressa per sfuggire al lungo braccio della legge è incitare, schiacciare la democrazia e continuare una guerra senza uno scopo chiaro.
“Un precedente di questo tipo servirebbe come progetto per lo stato di diritto in Israele in futuro. I funzionari corrotti invocheranno il precedente di Netanyahu e condurranno una campagna organizzata e orchestrata contro qualsiasi istituzione che li minacci: la Corte Suprema, i cani da guardia, i media, il mondo accademico”.
Ma Israele, finalmente, troverebbe un posto “sicuro” in mezzo a re, vice-re, presidenti, ayatollah – pensiamo all’Arabia Saudita, all’Egitto e anche all’Iran, che portano avanti la dominazione e la repressione dei loro rispettivi popoli.