Dal 16 al 20 giugno Roma ospiterà l’Assemblea plenaria del Consiglio Generale degli italiani all’Estero (CGIE), un momento chiave per rilanciare il dialogo tra il Paese e le sue comunità nel mondo. I 63 consiglieri, rappresentanti di milioni di connazionali all’estero, porteranno esperienze e proposte di un’Italia che, pur vivendo fuori dai confini, continua a sentirsi parte della nazione.
Il 17 giugno, l’incontro al Quirinale con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, andrà oltre il cerimoniale. Sarà il riconoscimento istituzionale di una realtà costantemente richiamata negli interventi presidenziali: quella degli italiani all’estero come risorsa vitale e dinamica del Paese.
Il CGIE riveste un ruolo strategico nel mantenere il legame tra l’Italia e le sue comunità migranti, storiche e di nuova mobilità.
I temi in agenda non sono meri adempimenti, ma nodi centrali della partecipazione democratica: cittadinanza, voto all’estero e incentivi al rientro. Questioni che alimentano il confronto politico e istituzionale. Parteciperanno i 63 consiglieri del CGIE e figure centrali delle istituzioni italiane, dal vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, al Sottosegretario Giorgio Silli, incaricato di presentare la relazione ufficiale del Governo, fino alle delegazioni parlamentari coinvolte nel dialogo con il Consiglio. Non mancheranno interventi che allargheranno la riflessione sui rapporti tra diaspora e territori: Guido Castelli, commissario per la ricostruzione post-sisma del Centro Italia, parlerà del contributo degli italiani all’estero alla rigenerazione del Paese.
L’Assemblea plenaria si apre in un clima di crescente preoccupazione tra le comunità italiane nel mondo. Il recente Decreto-legge 36/2025, da poco convertito in legge, ha introdotto nuove condizioni per la trasmissione della cittadinanza, ponendo limitazioni che potrebbero generare disparità. A essere maggiormente penalizzati sono i connazionali con doppia cittadinanza o lontani dal territorio nazionale da generazioni: un’impostazione che, in nome della semplificazione normativa, compromette il principio di uguaglianza.
Ridotta a mero status giuridico, la cittadinanza rischia di trasformarsi in un ostacolo anziché un ponte tra l’Italia e la sua diaspora. È proprio su questo punto che il CGIE insiste da tempo: serviva un riforma capace di coniugare diritti e identità, appartenenza e responsabilità, che riconoscesse che essere cittadini italiani all’estero non è solo una questione anagrafica, ma un legame vivo, nutrito da lingua, cultura, memoria storica e partecipazione civica.
La posizione del Consiglio Generale è netta: la cittadinanza non può diventare uno strumento di controllo amministrativo né una variabile demografica da contenere.
Dopo aver espresso la propria posizione sul decreto-legge lo scorso aprile, attraverso audizioni parlamentari e un parere formale, il CGIE ha scelto di manifestare il proprio dissenso, soprattutto dopo le modifiche introdotte in sede di conversione in legge. Il Consiglio ha avviato un’azione capillare sui territori, coinvolgendo la base associativa e le autorità diplomatico-consolari per raccogliere testimonianze, casi concreti e criticità giuridiche e sociali. Anche il Gruppo dei Consiglieri di nomina governativa ha contribuito con osservazioni qualificate, sottolineando le implicazioni diplomatiche e amministrative.
Questa fase preparatoria troverà sintesi nei lavori dell’Assemblea plenaria, il momento decisivo per esprimere una posizione condivisa, con pieno un valore politico e istituzionale. Il CGIE è infatti chiamato, come previsto dalla sua legge istitutiva, a formulare un parere sui disegni di legge governativi per la riforma della cittadinanza, già depositati in Parlamento. Una posizione chiara e condivisa potrà orientare il dibattito verso una riforma più attenta alle istanze raccolte dal Consiglio.
Il 19 giugno, l’Assemblea si confronterà su una delle questioni più urgenti e sensibili: la messa in sicurezza del voto all’estero. Non c’è più spazio per rinvii. Tra dubbi di regolarità, carenze organizzative e limiti tecnologici, milioni di italiani nel mondo vedono compromesso un diritto fondamentale.
Due voci autorevoli, il professor Saverio D’Auria, dell’Università Statale di Milano, e il dottor Stefano Quintarelli, figura chiave nell’innovazione digitale della pubblica amministrazione, offriranno basi solide per un confronto su legalità, trasparenza e innovazione, affinché il voto all’estero diventi un diritto pienamente esercitabile.
Si discuterà anche degli incentivi al rientro, con una proposta dal senatore Guido Castelli sulla “flat tax al 7%” per i pensionati residenti all’estero che scelgono di rientrare nelle aree terremotate del Centro Italia. Questa iniziativa punta a valorizzare i legami affettivi con i luoghi d’origine e a ridare slancio a territori fragili.
L’Assemblea chiuderà i lavori nella sede del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, che ha riattivato un dialogo con il CGIE, aprendo la strada a un nuovo protocollo di collaborazione. L’obiettivo è trasformare la rappresentanza economico-sociale in uno strumento per rafforzare il ruolo delle comunità italiane nel mondo, non solo come custodi della memoria storica, ma come risorsa attiva per lo sviluppo del Paese.
Questi incontri non sono capitoli isolati, ma tappe di un percorso condiviso: un’Italia che vuole riannodare i fili con chi è partito, riconoscendo il valore della propria diaspora e offrendo strumenti reali a chi desidera tornare. Un’Italia che comprende che la cittadinanza, il voto e il rientro non sono privilegi da concedere, ma diritti da garantire. Perché il futuro del Paese si costruisce non solo all’interno dei suoi confini, ma anche nel dialogo continuo con chi, da lontano, continua a esserne parte.