Chi pensava che la politica americana avesse già toccato il fondo, si sbagliava. Elon Musk, tra un post su X e l’altro, ha tirato fuori un’idea da copertina: il nome di Donald Trump spunta negli oscuri archivi dell’“Epstein Files”, quei misteriosi faldoni segreti su Jeffrey Epstein, il finanziere pedofilo che si è misteriosamente suicidato in carcere – o forse no, ma questo è un altro capitolo del reality.
Secondo Musk, il Dipartimento di Giustizia avrebbe messo sotto chiave migliaia di pagine proprio per “proteggere” il presidente, trasformando così la giustizia in una sorta di cassetto della vergogna VIP, ricco di nomi importanti. Una soap opera di alto livello con colpi di scena che farebbero impallidire persino i produttori di The Apprentice.
La Casa Bianca, dal canto suo, ha liquidato il tutto come “uno spiacevole episodio”. Minimizzando uno scontro che ha spaccato il pianeta GOP. I Democratici non sembrano volerne sapere di far finta di niente e hanno già chiesto all’FBI di “fare luce”. Anche se il Dipartimento della Giustizia è sordo agli appelli e l’agenzia federale continua a dare la caccia allo stato “sommerso”, quello che non si vede, ma che con i soldi di George Soros e Bill Gates pianifica tutto. Insomma, la prossima puntata promette scintille.
Il dossier Epstein è un vero e proprio collage di registri di volo, diari e testimonianze, di cui però si vede solo la copertina perché tutto il resto è sigillato con molta, molta cura nonostante sia stato più volte desecretato. Molte pagine sono oscurate “per tutelare la privacy di persone coinvolte, alcune delle quali non accusate formalmente”, mentre altre lo sono per non rivelare tutto il contenuto perché “potrebbe compromettere procedimenti federali in corso”.
Molte pagine, tante, sono pieni di rettangoli neri. Ufficialmente si tratta di “redazioni per sicurezza nazionale, privacy o integrità giudiziaria”. In pratica, gran parte del contenuto rimane inaccessibile al pubblico.
Il legame tra Trump ed Epstein è vecchio di decenni, fatto di feste nei salotti più esclusivi di New York e Palm Beach. Il presidente stesso, nel 2002, definiva Epstein “un tizio fantastico” – roba da far suscitare l’invidia. “Gli piacciono donne bellissime e spesso molto giovani,” aggiunse candidamente, come se stesse descrivendo un club di golf.
L’anno scorso il giornalista e biografo di Trump, Michael Wolff, ha consegnato al Daily Beast 100 ore di interviste registrate con Epstein a New York nel 2017, due anni prima che lo scandalo con le minorenni lo travolgesse. Wolff stava scrivendo il controverso libro Fire and Fury: Inside the Trump White House.
Le cose però si sono complicate quando Epstein ha cominciato a perdere punti agli occhi del suo “migliore amico”: pare che Trump abbia dato il colpo di grazia acquistando all’asta una villa che Epstein aveva nel mirino. Da lì è iniziato il gioco delle parti: Epstein, nelle registrazioni fatte da Wolff, definisce Trump come “praticamente analfabeta”, un “essere umano orribile” e “un palazzinaro bifolco”. Insomma, l’amicizia se ne era andata e il loro rapporto era tossico.
Il culmine? Secondo le registrazioni di Wolff, Trump e Melania avrebbero consumato la loro prima notte d’amore a bordo del Lolita Express, l’aereo privato di Epstein. Un dettaglio che, se non fosse tragico, sarebbe comico – quasi come se la vita di Trump fosse una di quelle sitcom piene di imbarazzi e scandali da copertina alla John Oliver, quando nel suo Last Week Tonight dice che Trump “è un spettacolo di magia fallito in cui il coniglio che ha in testa era già morto nel cappello”.
Ora, con Musk che sventola la bandiera di ben più compromettenti rivelazioni, proprio mentre il “Big Beautiful Bill” del presidente rischia di trasformarsi in un flop legislativo, la politica americana sembra più un reality show senza copione, dove le alleanze si fanno e si disfano tra una battuta sarcastica e un dossier segreto, mentre il “devotissimo” speaker della Camera, in ginocchio, chiede l’intervento divino per mettere fine alla bagarre.
Aspettatevi altri colpi di scena: perché quando la politica e il gossip si fondono, lo spettacolo è assicurato. E forse, alla fine, l’unico vero vincitore sarà il pubblico a casa, che non paga biglietto ma può godersi il peggio del peggio della politica americana, in prima fila.