Quante volte i commentatori europei anti Trump senza se e senza ma hanno decretato la fine dell’Occidente libero e democratico, “come lo abbiamo conosciuto finora”, addossando alla Casa Bianca ogni colpa per lo stato delle cose in Ucraina, sul piano umano, militare, diplomatico? Citare le dichiarazioni, gli editoriali, le analisi sulla fine della Nato voluta da Trump, sull’asservimento a Putin di Trump, sull’abbandono di Zelensky da parte di Trump (e non parliamo del vice DJ Vance, l’isolazionista in capo che supera il maestro) occuperebbe l’intero Controcanto. E sarebbe esercizio inutile.
Loro, i Never Trump che hanno in testa solo l’Ucraina e hanno riscoperto la missione di liberare la Crimea dopo aver assistito facendo spallucce all’invasione e all’annessione da parte di Putin del marzo 2014, quando nella Stanza Ovale c’era Barack Obama, loro, oggi, vogliono tutto e subito. E la politica di Trump sarebbe una moderna forma di appeasement: curiosa, peraltro, visto che ci sarebbe un Hitler che aggredisce da Mosca e un Hitler (questo è l’epiteto che gli appioppa la nuova Resistenza globbale con due b) connivente a Washington.
Comunque, senza soverchia speranza di essere ascoltato, offro qualche notizia fresca fresca dal fronte della guerra, e da quello della politica estera verso Kyiv dei Repubblicani in Congresso. Chissà. Qualcuno sarà disposto a prendere atto che qualcosa si sta muovendo nella giusta direzione per le sorti dell’Ucraina? E dell’Occidente? E che ad essere il motore di questa evoluzione è proprio lui, l’odiato Donald?
Cominciamo dal famigerato accordo sulle terre rare. È vero che essendo (anche) questione di soldi, le trattative hanno preso qualche tempo per soddisfare le due parti. Ma, alla fine, “Con il patto sui minerali, Trump si lega al futuro dell’Ucraina”, ha titolato il New York Times (nientemeno). “La Russia si preoccupa per un possibile spostamento degli Stati Uniti verso l’Ucraina dopo l’accordo sui minerali”, ha notato il Washington Post.
La foto sul Wall Street Journal simboleggia l’importanza storica del momento: “Il segretario del Tesoro USA Scott Bessent e la vice prima ministra ucraina Yulia Svyrydenko firmano un accordo sui minerali al Dipartimento del Tesoro a Washington, 30 aprile”.
E l’editoriale del WSJ (titolo: “Trump investe nel futuro dell’Ucraina”) spiega che USA e Ucraina hanno concordato la creazione di un fondo comune per finanziare la ricostruzione del Paese, puntando in particolare sullo sviluppo delle sue risorse naturali, come uranio, gas, litio e minerali rari, per circa 1.000 miliardi di dollari.
Gli USA avranno la priorità nell’acquisto di queste risorse o potranno scegliere a chi venderle. Per i primi dieci anni, i profitti del fondo saranno reinvestiti in Ucraina; successivamente, verranno condivisi tra i due Paesi. Il consiglio direttivo del fondo sarà composto in modo paritario da rappresentanti di Washington e Kyiv. L’Ucraina contribuirà con metà dei ricavi generati dai nuovi progetti energetici e minerari. Gli aiuti militari americani saranno considerati come investimenti nel fondo, un aspetto importante mentre Kyiv rischia di restare a corto di armi nelle prossime settimane.
Questo patto strategico convincerà anche uno solo dei Never Trump che l’America c’è, ed è dalla parte giusta della Storia? Ma c’è di più.
Il senatore del GOP Lindsey Graham, stretto alleato di Trump, sta preparando un piano in Congresso per imporre nuove sanzioni e tariffe ai Paesi che comprano petrolio, gas e uranio dalla Russia. Ha raccolto tante firme di senatori di entrambi i partiti, 75 su 100, ben oltre i 60 necessari per il passaggio della legge.
Lo scopo dei Repubblicani e dei Democratici firmatari è di aiutare Trump a far pressione su Putin affinché accetti la proposta di tregua che Zelensky ha accettato.
Gli europei anti Trump applaudiranno? Più facile che un cammello passi per la cruna di un ago.